Di «ossa», «ossi» e regole fantasma
Inviato: lun, 18 nov 2019 0:43
Vorrei partire da questo vecchio intervento di Animo Grato per presentarvi un mio dubbio. La distinzione umano/animale (gli uomini hanno le ossa, gli elefanti gli ossi) è, mi par di capire, campata per aria (anch’io l’avevo sentita e data per corretta); ora, mi chiedo quale significato dare di preciso al «valore collettivo» del plurale in -a. S’intendono tutte le ossa, l’ossatura, d’essere umano o bestia vertebrata? Oppure ne basta un sottinsieme?
Detta cosí, la questione sembra troppo astratta (e forse un pochino balzana). Farò un esempio: nella tradizione culinaria veronese, ma non solo, ci sono i cosiddetti —cito in dialetto— òssi de mas·cio (=maiale) bolliti. Ecco, come rendere correttamente il nome del piatto in italiano? Dal momento che non si ordina l’intera ossatura dell’animale —a meno che non si abbia tanta fame
— è corretto dire ossi di maiale? Io ho sempre pensato, forse perché ho interiorizzato la suddetta distinzione uomo/animale, che chi dice ossa di maiale lo facesse per un ipercorrettismo dovuto al dialetto, in cui il plurale è solo in -i. Sbaglio?
Detta cosí, la questione sembra troppo astratta (e forse un pochino balzana). Farò un esempio: nella tradizione culinaria veronese, ma non solo, ci sono i cosiddetti —cito in dialetto— òssi de mas·cio (=maiale) bolliti. Ecco, come rendere correttamente il nome del piatto in italiano? Dal momento che non si ordina l’intera ossatura dell’animale —a meno che non si abbia tanta fame
