Semivocali e allofonia
Inviato: sab, 14 dic 2019 15:44
Pur risultandomi chiarissimo il contenuto fondamentale, che non posso non condividere - ad es., "de + il" non è in alcun modo "più corretto" di "del", anzi è "antistorico" semplicemente perché contraddice l'evoluzione attestata della lingua italiana -, prendo soltanto spunto da questo magistrale intervento per una domanda che è sorta in me leggendo il testo accessibile dal collegamento, nel quale si parla di "semivocali" relativamente ai dittonghi tradizionalmente designati quali discendenti e si definisce "allofonica" - in questi casi - la pronuncia della seconda delle due vocali in dittongo - "i" o "u" -. In che cosa esattamente consiste questa "allofonia"? Noto, inoltre, che il Canepari - nel suo "Manuale di fonetica" - rifiuta il termine "semivocale" e, quando - pag. 127 - intende dare una definizione di dittongo per la lingua italiana, scrive: "Tali sequenze (i dittonghi) si formano semplicemente combinando i vari fonemi vocalici, con le loro normali realizzazioni ...". Infatti, ad es., il Canepari non usa nessun diacritico - in nessun tipo di trascrizione - per distinguere l'allofonia della semivocale. L'i di mio ['mi.o] - dittongo - viene trascritta esattamente come nel caso di mai ['ma.i] - dittongo "tradizionalmente" ritenuto "discendente" (a parte il fatto che, nel "quadrilatero vocalico", il timbro s'alza!) -. GrazieInfarinato ha scritto: ven, 28 ago 2015 13:31Vorrei ribadire una cosa a scanso di equivoci: a differenza delle scrizioni de la, de lo, de i, de gli etc., che mostrano tutte le pecche ottimamente riassunte da Ferdinand (ma che non si possono dire propriamente «errate»), sequenze quali *de il, *ne il sono «assurde», per dirla col DOP, non solo perché non hanno alcuna giustificazione né storica né morfologica, ma anche perché sono intimamente antitaliane, presentando un dittongo [«discendente»] uscente in /i/ in posizione non finale (e perdipiú atona), che il fiorentino ha abolito fin da epoca antica, e di fatto ponendo queste parole del lessico fondamentale sullo stesso piano di esotismi o dialettalismi quali baita, leida, maira/meira etc.Ferdinand Bardamu ha scritto:[N]on contestiamo che questo sia un uso consolidato e degno di nota, ma che sia buono e consigliabile, sulla base di ragioni inoppugnabili: inutilità, contrasto con la tradizione, ricupero non debitamente giustificato di forme antiche (nel caso di ne La, de I, ecc. ma non di *de Il e *ne Il), artificiosità della pronuncia.