Non riesco proprio a intravedere una forma d'ipercorrettismo. E speriamo che, davvero, non tutto funzioni esclusivamente in base alle rime.

Altrimenti - per quanto, evidentemente, d'etimo diverso - ci sarebbe
anche tutta la serie degli aggettivi del tipo di
ansiolitico ecc. .
Non sembra chiaro se la forma aggettivale erronea riferita sia sorta in italiano o in altre lingue di cultura.
Ovviamente, in una lingua di cultura quale, ad es., l'inglese, non si potrebbe avere confusione né in base al suono né alla grafia - entrambi ben distinguibili -: "paleo-lithic" in confronto ad "anxio-lytic". Nell'inglese, infatti, permane la differenza grafica e di pronuncia tra "th" e "t", mentre "i" e "y" conservano solo una differenza grafica.
Esattamente come nel greco moderno.
Ma, attualmente, risulta illusorio aspettarsi una "buona formazione" di queste voci, che costituiscono "neologismi" scientifici, e degli aggettivi che a esse si riferiscono.
Il termine
pareidolie pare già presente in tedesco nel 1866:
https://en.wikipedia.org/wiki/Pareidolia#Etymology
Chi nella comunità scientifica - se pure molto preparato nel proprio settore specifico - ricorre a un prontuario di greco per coniare "neologismi scientifici" è assai raro possieda una minima competenza in merito o si renda conto di quelli che - in questa lingua di cultura - erano i meccanismi di formazione delle parole e le affascinanti connessioni tra la flessione del verbo, la creazione dei "nomina agentis" - i sostantivi riferiti a chi compie l'azione espressa dal verbo stesso - e i relativi "aggettivi verbali" - così definiti dalle grammatiche tradizionali -. Argomento molto interessante e fondamentale per l'effettiva padronanza delle attuali lingue di cultura, ma che, probabilmente, interesserebbe a pochi e risulterebbe, comunque, ampiamente fuori tema.
Sul fatto che, probabilmente, chi coniò, in tedesco, il termine
pareidolie non si rese neppure conto che, anche in tedesco - essendo voce derivata dal latino - esiste la parola
Idol = idolo, che presenta lo stesso etimo, ma la riduzione dell'originario dittongo greco /ei/>/i/, ho già scritto.
D'altronde, relativamente alla formazione delle voci dotte elaborate recentemente da parte della comunità scientifica
e che non sono di derivazione diretta tramite le lingue classiche, occorre "accontentarsi" della struttura che hanno. Dal momento che esse risultano ampiamente accettate - a livello internazionale - e che, ormai, ben pochi possiedono la cultura e la competenza per poter risultare "sensibili" agli "svarioni" che non poche di esse manifestano palesemente nella loro "formazione approssimativa".
P.S.: a voler essere "buonisti" a tutt'i costi, si potrebbe anche ipotizzare che la "duplicità di forme aggettivali" riportata tenti di "scimmiottare" erroneamente - più "a orecchio" che tramite l'intelligenza - la duplicità morfologica - per quanto, in questi casi, anche indice di diversità semantica - di aggettivi di tradizione diretta quali, ad es.,
energico ed
energetico o
-patico - ad es., "normopatico" - e
patetico.
Questa è una situazione che, sostanzialmente, accomuna molte lingue europee di cultura. Ma l'effettiva comprensione di questi processi e percorsi formativi - altrimenti, ci si riduce a mere indicazioni "prescrittive" - riguarda gli aspetti cui ho sopra accennato e che esulano dai contenuti del fòro.
Scusandomi per non essere riuscito a riscontrare un sito in lingua italiana che fornisca informazioni in forma sintetica, inserisco due soli collegamenti a un sito in inglese - per altro, molto frequentato - in cui sono presenti "indizi" relativi alla complessità della struttura aggettivale nelle lingue di cultura. Ciò vale - evidentemente - nello stesso identico modo per la lingua italiana:
https://en.wiktionary.org/wiki/energetic#Etymology
https://en.wiktionary.org/wiki/pathetic#Etymology
- basta leggere le sole righe dedicate all'etimologia! -
La ricchezza dell'italiano e delle lingue moderne di cultura è data, ad es., dal fatto che possediamo i termini
derivati dal greco e che continuano a designare gli aspetti emotivi *, ma anche tutte le formazioni costruite a
partire dal calco latino che ci ha fornito l'aggettivo
passivo - in contrapposizione agli aspetti relativi all'
azione -.
Ma l'esito
passivo non è più stato riacquisito dal greco moderno e, per gli attuali scolari greci, quelli che sono
per noi - nello studio della grammatica - i
verbi passivi continuano, per loro, a essere "patetici" - l'esatto
aggettivo greco corrispondente si può riscontrare nel collegamento -, dal momento che, per loro, è tuttora
un solo esito morfologico a racchiudere ambiti semantici che noi abbiamo provveduto a ripartire tra due
forme, avendo a disposizione - oltre a
-patico e
patetico - anche l'aggettivo
passivo di creazione latina.
* o
patologici
Per altro, non pochi ambiti della medicina e, in particolare, della nomenclatura farmaceutica commerciale
si avvalgono di denominazioni che - letteralmente - designano funzioni opposte a quelle che l'indicazione
terapeutica presupporrebbe. Un solo esempio per tutti relativo a un farmaco frequentemente usato da adulti e bambini. In caso di febbre. Ma il semplice accostamento della radice greca che indica
velocità - cioè effetto rapido - a quella del
fuoco - nel senso della febbre - letteralmente non caratterizza assolutamente in modo adeguato un farmaco a chiara azione
antipiretica (aggettivo caratterizzato da formazione diversa da quella riscontrabile nel caso di designazione della "polvere
pirica", ad es.). Infatti, se non compare il prefisso avversativo (
anti-), l'azione evocata "risulterebbe", addirittura, opposta - causare velocemente un aumento della temperatura corporea! -. Eppure, come se fossimo tutti sciocchi (qui non c'entra nulla la conoscenza personale del greco classico, basta il corretto funzionamento delle associazioni mentali generate dall'accostamento di due termini, in qualunque lingua siano espressi), non mancano - in rete - gli "esperti" che c'illustrano l'appropriatezza e la correttezza della denominazione farmaceutica! -. Non proseguo oltre!
https://www.lavocedinewyork.com/arts/li ... col-greco/
P.P.S.: D'altronde, i docenti più preparati che ho avuto hanno sempre sostenuto - forse, in modalità troppo
"dicotomica" (ma ciò serviva per farci capire) - che "assai spesso la sola prescrizione scotomizza la comprensione".
E si rimane a un livello di "elevatissima superficialità". Così, infatti, s'esprimevano.
Secondo questi docenti qualsiasi risultato corretto - anche nelle scienze linguistiche - ottenuto soltanto
in base all'adesione a una prescrizione, senz'un'effettiva comprensione e senza l'esercizio della curiosità intellettuale - rappresentava, per la persona, un'occasione mancata (anzi - sostenevano - "perdita di tempo").