Dittongo o iato - differenze
Inviato: gio, 19 mar 2020 20:19
Salve
pongo la seguente domanda per capire la differenza tra il «dittongo» e lo «iato», avendo le idee confuse dopo aver letto i primi interventi di questo filone (Dittonghi).
Come può esserci un dittongo nel lessema «pàusa» e uno iato nel lessema «paùra»? A mio parere (sbagliato, ovviamente), la sillaba del primo lessema dovrebbe essere un «dittongo discendente» (vocale tonica + semivocale [vocale orba d'accento]) mentre la sillaba del secondo lessema dovrebbe essere, per converso, un «dittongo ascendente» (semiconsonante [vocale tonica] + vocale accentata).
Rileggendo l'intervento di Infarinato nel filone sopracitato, si afferma che non v'è dittongo nel lessema "sciame". Leggendo anche il lemma in qualsiasi vocabolario, si evince che questa parola è un bisillabo [scià-me] (/ˈʃaːme/). L'accento cade sulla vocale [a] —essendo la i muta—, pertanto non dovrebbe trattarsi di «dittongo ascendente»?
Dal Treccani (2. Discriminazione tra iato e dittongo):
Discorso analogo per "baita".
/'baita/ in cui la [a] è tonica e la i asillabica (semivocale) pertanto è un dittongo discendente. Fin qui, tutto chiaro. Il dubbio sorge quando mi chiedo: come mai nella parola "baita" v'è un dittongo discendente mentre in "follia" o "baule" v'è uno iato?!
pongo la seguente domanda per capire la differenza tra il «dittongo» e lo «iato», avendo le idee confuse dopo aver letto i primi interventi di questo filone (Dittonghi).
Come può esserci un dittongo nel lessema «pàusa» e uno iato nel lessema «paùra»? A mio parere (sbagliato, ovviamente), la sillaba del primo lessema dovrebbe essere un «dittongo discendente» (vocale tonica + semivocale [vocale orba d'accento]) mentre la sillaba del secondo lessema dovrebbe essere, per converso, un «dittongo ascendente» (semiconsonante [vocale tonica] + vocale accentata).
Rileggendo l'intervento di Infarinato nel filone sopracitato, si afferma che non v'è dittongo nel lessema "sciame". Leggendo anche il lemma in qualsiasi vocabolario, si evince che questa parola è un bisillabo [scià-me] (/ˈʃaːme/). L'accento cade sulla vocale [a] —essendo la i muta—, pertanto non dovrebbe trattarsi di «dittongo ascendente»?
Dal Treccani (2. Discriminazione tra iato e dittongo):
È inoppugnabile il fatto d'esser in presenza d'uno iato, visto che nella pronuncia si percepisce che la prima vocale è tonica. Sicché, come mai non si tratta d'un dittongo discendente? Ecco il mio primo dubbio: come distinguere (avendo come esemplificazione il lessema citato poc'anzi) un dittongo discendente da uno iato?Un secondo criterio è la presenza di accento: se la vocale alta che ricorre nella sequenza fonetica è tonica, l’accento garantisce il mantenimento dello statuto sillabico della vocale stessa. Pertanto, avremo iato in parole come ìo, vìa, zìo, zìa, mìo, tùa, tùo, sùo, bùe, come in follìa, baùle.
Discorso analogo per "baita".
/'baita/ in cui la [a] è tonica e la i asillabica (semivocale) pertanto è un dittongo discendente. Fin qui, tutto chiaro. Il dubbio sorge quando mi chiedo: come mai nella parola "baita" v'è un dittongo discendente mentre in "follia" o "baule" v'è uno iato?!