Formazione del passato remoto
Inviato: lun, 20 apr 2020 12:41
In una situazione normale avrei consultato - a casa - i testi degli autori che se ne sono occupati, ma, attualmente, sono tenuto a osservare l'isolamento fuori sede.
La domanda riguarda la regolarità della derivazione dalle forme etimologiche della I pers. plur. del passato remoto.
L'argomento si può, ad es., riscontrare - in estrema sintesi - al punto (e) del riferimento che indico
http://www.treccani.it/enciclopedia/gra ... aliano%29/
e che - al fine di una migliore focalizzazione, dal momento che il collegamento inserito tratta anche aspetti di portata molto più ampia - trascrivo di seguito:
(e) Passato remoto. Il paradigma del passato remoto debole (accentato sulle desinenze) della I coniugazione corrisponde alle relative forme del latino volgare: cantai, cantasti, cantàut (> cantò), cantàimus (> cantàmmus > cantammo), cantastis, cantarunt (> cantaro).
Ricordo bene che il Rohlfs, ad es., riferisce forme antiche di passato remoto attestate nei documenti toscani, nei quali si poteva riscontrare tanto l'esito del tipo in -mm- (levammo) quanto quello in -m- (mandamo).
E, inoltre, rammento che l'Autore attribuiva il sopravvento della forma in -mm- alla possibilità di consentire l'opportuna distinzione rispetto all'esito del presente. Quand'ancora vigeva l'esito levamo anziché il "moderno" leviamo - originariamente appartenente soltanto al congiuntivo -.
Risulta quindi - in qualche modo - giustificato il segno di derivazione "evolutiva" riscontrabile nel sito citato ("cantàimus (> cantàmmus > cantammo") o "cantammo" presenta geminazione soltanto sulla base di un'antica esigenza di distinzione rispetto all'originaria forma del presente - "cantamo" -, del tutto regolare rispetto all'etimo?
La domanda riguarda la regolarità della derivazione dalle forme etimologiche della I pers. plur. del passato remoto.
L'argomento si può, ad es., riscontrare - in estrema sintesi - al punto (e) del riferimento che indico
http://www.treccani.it/enciclopedia/gra ... aliano%29/
e che - al fine di una migliore focalizzazione, dal momento che il collegamento inserito tratta anche aspetti di portata molto più ampia - trascrivo di seguito:
(e) Passato remoto. Il paradigma del passato remoto debole (accentato sulle desinenze) della I coniugazione corrisponde alle relative forme del latino volgare: cantai, cantasti, cantàut (> cantò), cantàimus (> cantàmmus > cantammo), cantastis, cantarunt (> cantaro).
Ricordo bene che il Rohlfs, ad es., riferisce forme antiche di passato remoto attestate nei documenti toscani, nei quali si poteva riscontrare tanto l'esito del tipo in -mm- (levammo) quanto quello in -m- (mandamo).
E, inoltre, rammento che l'Autore attribuiva il sopravvento della forma in -mm- alla possibilità di consentire l'opportuna distinzione rispetto all'esito del presente. Quand'ancora vigeva l'esito levamo anziché il "moderno" leviamo - originariamente appartenente soltanto al congiuntivo -.
Risulta quindi - in qualche modo - giustificato il segno di derivazione "evolutiva" riscontrabile nel sito citato ("cantàimus (> cantàmmus > cantammo") o "cantammo" presenta geminazione soltanto sulla base di un'antica esigenza di distinzione rispetto all'originaria forma del presente - "cantamo" -, del tutto regolare rispetto all'etimo?