«Morbus anglicus»

Spazio di discussione su prestiti e forestierismi

Moderatore: Cruscanti

Avatara utente
Freelancer
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Iscritto in data: lun, 11 apr 2005 4:37

Intervento di Freelancer »

Ecco sì, parliamone in un altro filone. Preferirei che questo vertesse sull'argomento proposto da Marco e non su di me. Il mio intervento è stato per impulso, avrei fatto meglio a occuparmi della faccenda in privato.
Avatara utente
Cratilo
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Come faccio a contribuire al dizionario?

Intervento di Cratilo »

Ho letto le istruzioni sparse nel forum, ma non ho capito esattamente come si fa per contribuire al dizionario dei forestierismi. Ho sfogliato l’elenco e avrei alcune proposte migliorative: come procedo? Apro un filone per ciascuna proposta e poi decidete voi? Modifico direttamente il dizionario e poi, se la proposta non piace, viene cancellata? Faccio entrambe le cose?
Ecco un paio di esempi: per bungee jumping proporrei il neologismo “salto elastico” (su ispirazione dello spagnolo); per in tilt propongo come ulteriore traducente “impallato” (diffuso nel gergo parlato).

Un paio di considerazioni sul dizionario in generale. Non c’è dubbio: è un ottimo lavoro, utile e completo (alcune traduzioni sono veramente azzeccate). Ho tuttavia l’impressione che l’elenco dei traducenti senza una spiegazione (su come siano stati scelti) possa essere spiazzante. Per ovviare:

- non si potrebbe inserire, di fianco a ogni parola, un collegamento alla pagina della relativa discussione nel forum? (immagino sarebbe un lavoraccio, lo so…)

-oppure sarebbe utile affiancare a ogni traducente una sorta di giudizio sulla reale possibilità della sostituzione (per rendere più plausibile il dizionario agli esterni); potrebbe essere ad es. un punteggio da 1 a 5 (dove 1 è molto facile e 5 difficilissimo). Il libro “Inglese-italiano 1-1” suggerisce 13 parametri (età del vocabolo, diffusione, tecnicismo, equivalenti in spagnolo e francese ecc.) e in base ad essi decide se la sostituzione è realistica o utopistica.
Tanto per capirci, se dico a un mio amico di evitare espressioni come “trend, meeting, low cost” che sono brutte e inutili, è probabile mi dia retta; ma se lo invito a usare “pellicola” al posto di film o “sporte” invece di sport, ho idea che mi prenderebbe per pazzo! Ossia, non ogni proposta ha lo stesso valore, credo.

Saluti e grazie

------------------
"Le parole sono importanti" (Palombella rossa)
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Marco1971
Moderatore
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Intervento di Marco1971 »

Sí, apra un filone per ciascun termine, controllando prima se non ce ne sia già uno dedicato a quel termine particolare, per evitare doppioni.

Un giudizio sulla reale possibilità di attecchimento mi sembra di per sé chimerico: le lingue hanno corsi imprevisti e imprevedibili, diceva Francesco Sabatini, già presidente dell’Accademia della Crusca.

Per la spiegazione delle scelte, mi pare che ognuno possa fare la ricerca per sé all’interno del foro. Sarebbe un’impresa quasi impossibile aggiungere i collegamenti alle discussioni! Ma se lei ha tempo e voglia… :D
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Federico
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Re: Come faccio a contribuire al dizionario?

Intervento di Federico »

Cratilo ha scritto:-oppure sarebbe utile affiancare a ogni traducente una sorta di giudizio sulla reale possibilità della sostituzione (per rendere più plausibile il dizionario agli esterni); potrebbe essere ad es. un punteggio da 1 a 5 (dove 1 è molto facile e 5 difficilissimo). Il libro “Inglese-italiano 1-1” suggerisce 13 parametri (età del vocabolo, diffusione, tecnicismo, equivalenti in spagnolo e francese ecc.) e in base ad essi decide se la sostituzione è realistica o utopistica.
La proposte "originali", [nuove coniazioni] non registrate, sono in corsivo. Le altre sono in genere utilizzabili senza imbarazzo alcuno (cioè potendosi "giustificare" coll'autorità di un dizionario, in genere). Servirebbe però una revisione della lista che garantisca che questa e altre regolette che c'eravamo dati siano rispettate.
Bue
Interventi: 866
Iscritto in data: lun, 08 nov 2004 11:20

Finalmente...

Intervento di Bue »

...ecco qui i primi risultati della lotta ...
:roll:
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Ferdinand Bardamu
Moderatore
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Località: Legnago (Verona)

Re: Finalmente...

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Seriamente: non vedo il nesso fra la decisione di un'università e l'iniziativa di un gruppuscolo di appassionati dell'italiano annidato in un riposto recesso della Rete.

Meno seriamente: ben venga l'inglese come unica lingua, se serve a chiedere al bancone due o tre etti di capitale umano di qualità.

Comunque, l'ineffabile Irene Tinagli ha ragione quando afferma:

Chiunque abbia esperienze di studio e specializzazione all’estero sa quanto tempo e fatica richieda «ritradurre» in italiano termini ed espressioni apprese per la prima volta in una lingua straniera. Questo significa che la strada del cambio linguistico per le nuove generazione di ingegneri italiani potrebbe essere senza ritorno. Non sarà banale per ragazzi formatisi in lingua inglese tornare a progettare in italiano.

Se altre università dovessero seguire l'esempio del Politecnico di Milano, potremmo davvero lasciar perdere la nostra battaglia.
Bue
Interventi: 866
Iscritto in data: lun, 08 nov 2004 11:20

Re: Finalmente...

Intervento di Bue »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Seriamente: non vedo il nesso fra la decisione di un'università e l'iniziativa di un gruppuscolo di appassionati dell'italiano annidato in un riposto recesso della Rete.

Meno seriamente: ben venga l'inglese come unica lingua, se serve a chiedere al bancone due o tre etti di capitale umano di qualità.
Ovviamente il nesso non c'è, ero io a non essere serio. On second thought, in effetti, imporre l'esclusivo uso dell'inglese avrebbe l'indubbio vantaggio di eliminare gli anglismi tecnici dall'italiano accademico. Così i traduttori dei libri divulgativi avrebbero campo libero!
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Ferdinand Bardamu
Moderatore
Interventi: 5085
Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
Località: Legnago (Verona)

Re: Finalmente...

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Bue ha scritto:…imporre l'esclusivo uso dell'inglese avrebbe l'indubbio vantaggio di eliminare gli anglismi tecnici dall'italiano accademico. Così i traduttori dei libri divulgativi avrebbero campo libero!
Ah, sicuro. In inglese non credo che gli anglicismi rappresentino un problema.
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Modna
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Intervento di Modna »

Non sono d'accordo... introdurre l'inglese come unica lingua inibirebbe le traduzioni. In primo luogo perché tra specialisti risulterebbero inutili; in secondo luogo perché la classica giustificazione del tipo "Il termine tecnico è quello inglese. Punto." diventerebbe più giustificata dal fatto che una marea di termini inizialmente di uso specialistico non verrebbe tradotta: una volta che questi termini arrivassero all'uso comune, il loro uso in inglese sarebbe talmente consolidato che non avrebbe alcun senso, per i traduttori dei libri divulgativi, tradurli. Si limiterebbero a riportarli tali e quali, con una breve spiegazione, anche nella versione italiana. :roll:
Bue ha scritto:Ovviamente il nesso non c'è, ero io a non essere serio. On second thought, in effetti, imporre l'esclusivo uso dell'inglese avrebbe l'indubbio vantaggio di eliminare gli anglismi tecnici dall'italiano accademico. Così i traduttori dei libri divulgativi avrebbero campo libero!
Mi permetta di non essere d'accordo... per me sarebbe come dire che l'amputazione di un braccio avrebbe l'indubbio vantaggio di eliminare una cancrena a un dito della mano. Una lingua che non è in grado di creare lessico in un determinato campo della conoscenza perde tale campo, riducendo la sua capacità espressiva e avvicinandosi progressivamente al rango di dialetto. Così è nell'informatica, dove negli anni '70 si traduceva quasi tutto, negli anni '80-'90 si ebbe un crollo, e oggi dobbiamo rallegrarci se attachment si dice allegato e se abbiamo scaricare e caricare al posto di downloadare e uploadare (peraltro il sostantivo download rimane), accettando tutto il resto perché "Le cose vanno così, e quelli sono i termini tecnici" (dicono).
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Si tratta del primo buco nella diga. Ne seguiranno altri e la diga crollerà. Fra cent'anni o poco più in Italia si parlerà inglese, l'italiano sarà estinto o in fase di estinzione e forse resisteranno il romanesco e il napoletano.
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Modna
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Intervento di Modna »

La cosa ironica è che, come evidenziato anche negli articoli portati da Bue e da Ferdinand, anche chi ha sempre gettato acqua sul fuoco, sostenendo che il problema era ingigantito, ora protesta contro iniziative del genere (grassetti miei):
Sara Ricotta Voza (La Stampa) ha scritto:A fine mese l’Accademia della Crusca terrà una tavola rotonda sul quesito «Quali lingue per l’insegnamento universitario?» a cui parteciperanno intellettuali di estrazione non solo umanistica ma anche scientifica e giuridica. Una delle obiezioni più forti all’idea stessa dell’operazione è infatti che il passaggio totale da una lingua all’altra in ambito universitario si trasformi in sostanza in un «trapasso» per la lingua madre (soprattutto nell’ambito del sapere tecnico-scientifico), che avrebbe conseguenze negative anche nel processo della produzione del pensiero e della ricerca. Il linguista Tullio De Mauro, invece, ha contestato l’operazione sia per il fatto che coinvolge «un’intera facoltà», sia perché tutto questo avviene non in un’università privata, ma in quella pubblica. E, in cauda venenum: «Non aiuta a migliorare la conoscenza della lingua madre; e questo ha effetti negativi sull’intelligenza».
Le osservazioni sono condivisibilissime e sacrosante, e spero davvero che questo scatto d'orgoglio (che avrebbe potuto non esserci) porti a qualcosa di serio.
Tuttavia è difficile avere fiducia dopo le risposte che abbiamo ricevuto dalla Crusca per altre iniziative (di considerazioni sull'immobilismo dell'Accademia è pieno questo foro); anche l'articolo di De Mauro «Gli anglicismi? No problem, my dear», pur trattando di un argomento diverso (anglicismi in italiano, non italiano vs. inglese all'università), non può non creare dubbi sulla capacità di contrasto alla decisione del politecnico (la minuscola è voluta). Certo, se l'italiano fosse dichiarato lingua ufficiale nella Costituzione, si potrebbe tacciare l'azione di incostutizionalità... :(
u merlu rucà ha scritto:Si tratta del primo buco nella diga. Ne seguiranno altri e la diga crollerà. Fra cent'anni o poco più in Italia si parlerà inglese, l'italiano sarà estinto o in fase di estinzione e forse resisteranno il romanesco e il napoletano.
Capisco lo scoramento, ma il fatalismo non ci aiuta. Piuttosto ci suggerisce di concentrare le forze su meno punti ma più strategici (contattare la Microsoft, accademici, capire se possiamo fare qualcosa per dare più visibilità all'iniziativa del CSLI). ;)
Avatara utente
u merlu rucà
Moderatore «Dialetti»
Interventi: 1337
Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 8:41

Intervento di u merlu rucà »

La lingua italiana non è considerata lingua ufficiale dalla Costituzione? Bene, a questo punto potremmo presentare le istanze alla Pubblica Amministrazione nei nostri rispettivi dialetti. Sicuramente ci risponderanno che devono essere scritte in lingua italiana e noi replicheremo: dove è scritto che la lingua italiana è la lingua ufficiale? Se lo è veramente, in base a una qualunque norma di legge, allora una bella denuncia nei confronti del Politecnico di Milano.
Avatara utente
Modna
Interventi: 214
Iscritto in data: lun, 22 ago 2011 20:09
Località: Modena

Intervento di Modna »

Anche se costituzionalmente l'italiano è snobbato (molto, però, si potrebbe dire riguardo al fatto che la Carta stessa sia scritta proprio in italiano), i presupposti di legge ordinaria ci sarebbero. Riporto uno stralcio dell'ultima versione della proposta di legge di iniziativa popolare (qui la prima bozza, per chi non ricordi o non conosca) per la quale stiamo continuando a lavorare:
Modna ha scritto:Pur se fonte legislativa non costituzionale, la Legge ordinaria n. 482 del 15 dicembre 1999, titolata Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche, afferma all’art.1 che «La lingua ufficiale della Repubblica è l’italiano».
Dunque esiste una Legge ordinaria dello Stato che lo afferma a chiare lettere. ;)
Bue
Interventi: 866
Iscritto in data: lun, 08 nov 2004 11:20

Intervento di Bue »

u merlu rucà ha scritto:Fra cent'anni o poco più in Italia si parlerà inglese…
O cinese, come pronostica Michele Serra in una sua recente Amaca.
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Carnby
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Località: Empolese-Valdelsa

Intervento di Carnby »

Mi domando se la lingua del futuro sarà davvero l'inglese oppure – almeno in Europa – il tedesco o ancora un misto di spagnolo latinoamericano e cinese... Queste iniziative, create con lo scopo di «affrancare» l'Italia dalla sua secolare provincialità rischiano solo di produrre l'effetto opposto: sapete per caso se l'École polytechnique di Parigi o analoghi istituiti tedeschi offrano corsi solo in inglese? Ve lo immaginate il professor M. Brambilla (nome inventato) di Agrate Brianza, che parla nativamente solo italiano e un po' di dialetto lombardo, cimentarsi in una lezione di Scienza delle Costruzioni in inglese? Rischiamo davvero il ridicolo davanti a tutti. Ieri sera, servizio da denuncia al TG2 con battutina finale da parte di uno dei responsabili di questo ennesimo scempio nei confronti della lingua italiana: «... mi ricorda un po' quando in Francia era proibito dire computer e si doveva per forza dire ordinateur». Sveglia, professore! I francofoni di tutto il mondo chiamano l'elaboratore :) ordinateur, nonché il màusz souris, il sòftue(r) logiciel, il dràive(r) pilote, il mònito(r) moniteur ecc.
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