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«Afa»

Inviato: mer, 24 giu 2020 13:57
di Carnby
Appena arriva il caldo ecco che sui giornali compare l’«afa». Ma è proprio così? Con afa s’intende il caldo umido che si associa a giornate con sole coperto e aria pesante; quello di questi giorni è invece caldo secco, torrido. Sul vocabolario Treccani apprendo che è stato sdoganato anche il significato giornalistico di «caldo intenso» (considerandolo appartenente al «linguaggio comune») . Eppure abbiamo parole come arsura, calura ecc. Perché dobbiamo sempre scegliere quella sbagliata?

Re: «Afa»

Inviato: gio, 25 giu 2020 0:13
di Marco1971
Non so se la definizione del Treccani rifletta una tecnicizzazione posteriore, ma l’uso di afa nella tradizione letteraria non richiama quella definizione. Si veda nel Battaglia.

Re: «Afa»

Inviato: gio, 25 giu 2020 0:15
di G.B.
Come ha detto Marco, il GDLI descrive l'afa come una «calura pesante e opprimente, aria ferma e greve che toglie il respiro». Se non ci fidiamo, l'uso giornalistico è comunque giustificabile con un'innocua metonímia (l'effetto per la causa [principale]).

Se poi pensa ch'è —secondo i piú— voce onomatopeica e, come tale, nata senza pretese di ordine scientifico, il discorso etimologico gioca tutto a favore dell'uso «comune». Dell'umidità già il Tommaseo, sebbene non allineato quanto all'origine del lemma, non faceva menzione.

Re: «Afa»

Inviato: gio, 25 giu 2020 18:57
di Carnby
Quindi si può dire che l’uso meteorologico, al quale ero abituato, è una specializzazione di una parola di per sé abbastanza generica? Però voglio riportare anche questa definizione.
Il Devoto-Oli (1970) ha scritto:afa s. f. Aria grave e calda, che toglie il respiro [...]
Anche in questo caso si parla della pesantezza dell’aria afosa, che non è semplicemente calda.