Garzanti in linea ha scritto:in cui il soggetto in movimento viene illuminato da una serie di flash a brevissimi intervalli e può quindi essere ripreso in posizioni successive vicinissime nel tempo.
La trovo una parola orribile, anche perché – specialmente colle moderne macchine fotografiche digitali – il numero di flash (lampi) non è affatto in diretta correlazione né col numero di foto né tantomeno col numero di immagini sovrapposte in una sola foto: in passato si sarebbe potuto parlare forse di multi-impressione o qualcosa del genere, mentre adesso mi paiono adeguati multiscatto o multistantanea.
Che ne dite?
Multiscatto l'ho già sento associato alle fotocamere di ultima generazione, siamo sicuri che questo multiflash non traduca altro? Anche perché mi sembra non aver senso questa definizione associata a una singola foto: come fa una foto a immortalare più attimi diluiti nel tempo, al massimo più foto possono immortalare più aspetti di un singolo soggetto nel medesimo attimo.
Mi scusi se le faccio notare questa cosa, ma osservo che va dilagando quest’uso improprio del verbo necessitare transitivo. La costruzione corretta è necessitare di qualcosa.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Marco1971 ha scritto:Mi scusi se le faccio notare questa cosa, ma osservo che va dilagando quest’uso improprio del verbo necessitare transitivo. La costruzione corretta è necessitare di qualcosa.
Ma «un traducente» non potrebbe essere visto come soggetto? sul Devolo-Oli leggo: intr. Essere necessario, occorrere (anche con la prep. a): necessitano provvedimenti urgenti;...
No, nella frase di Ozioso, che ringrazio di aver corretto, il soggetto è tecnologia.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Senza una definizione decente diventa difficile trovare un traducente. Comunquemultiflash si dice di una serie di fotografie, non di una sola; quindi, in questo caso, il concetto di multiscatto è già incluso (con le macchine di adesso): si potrebbe parlare di [multi]scacco/foto a lampo plurimo/multiplo/continuo (plurilampo?).
Multiflash è abbastanza ambiguo di per sé. Nel senso che attualmente è molto usato per indicare l'uso contemporaneo di più sorgenti luminose istantanee sincronizzate, poste con diverse angolazioni. In pratica, il soggetto viene illuminato contemporaneamente da più lati, in modo da ridurre le ombre, evidenziare maggiormente la tridimensionalità (modelle) o illuminare in maniera scenografica ambienti vasti (grotte). La cosa è ovviamente diventata di uso comune col diffondersi delle tecnologie di collegamento senza fili degli apparecchi di illuminazione alla fotocamera, per cui molto spesso oggi si intende in questo significato.
In pratica, si hanno più lampi, però contemporanei, come se fossero tante sorgenti luminose diverse (es. una candela più la luce della luna più uno schermo televisivo), e lo scatto, ovvero apertura dell'otturatore, è unico.
In passato però si usava anche per indicare una singola foto che riprendeva lo svolgersi di un'azione attraverso più immagini successive fissate sul medesimo fotogramma.
Il giochino era abbastanza semplice da realizzare, con le vecchie macchine fotografiche a controllo manuale e prevalentemente meccaniche: bastava sbloccare l'avvolgimento della pellicola in modo da fare più scatti sempre sullo stesso pezzetto di pellicola. il tutto è reso possibile dalle condizioni di buio e dall'uso di una sorgente luminosa puntiforme istantanea: se illumino il soggetto con essa, la quantità di luce non è sufficiente a delineare anche lo sfondo, ma solo il soggetto, posto ad idonea distanza ovviamente. Quindi il resto dell'emulsione sulla pellicola non reagisce perché non riceve luce: resta "vergine", diciamo. Se poi do un altro impulso luminoso, e il soggetto si è spostato, la luce che riflette andrà a colpire e impressionare un'altra area del medesimo fotogramma, e così via, sino a che il soggetto non è uscito dallo spazio impressionabile della pellicola. Quindi, multi-lampo non contemporaneo, ma successivo per ottenere un'immagine diacronica, e corrispondente a un multiscatto sulla medesima pellicola.
Una cosa molto diversa dalla precedente, come si vede.
Quindi, se ho ben capito, nel significato attuale non sarebbe impiegato in riferimento alla fotografia concreta, bensí all'ambito dell'illuminazione? In tal caso, non si potrebbe parlare di illuminazione plurisorgente o simili?
Ozioso ha scritto:Quindi, se ho ben capito, nel significato attuale non sarebbe impiegato in riferimento alla fotografia concreta, bensí all'ambito dell'illuminazione? In tal caso, non si potrebbe parlare di illuminazione plurisorgente o simili?
La fotografia concreta è realizzata anziché con un lampo luminoso, con più lampi. Quindi si usa per l'immagine in sé.
Però si usa anche per l'apparecchiatura, cioè l'insieme fotocamera + sorgenti luminose fra loro sincronizzate. Non so se il primo uso - per la foto in sé - sia corretto, o frutto di un'estensione del termine inglese oltre il consentito.