Pur non essendo personalmente un germanista, mi pare che quanto scrive la Cipolla coincida sostanzialmente con quanto si riscontra generalmente in merito al posizionamento dell'accento tonico nella lingua tedesca, anche nelle opere degli autori che scrivono in questa lingua. Anche perché gli studi dei germanisti sull'argomento risalgono molto indietro nel tempo e sono stati adeguatamente verificati. Il lettore eventualmente interessato può approfondire, mentre non si possono affrontare nel foro gli spunti singoli contenuti nel messaggio precedente.
Ad es., la voce tedesca corrispondente a
università ha l'accento tonico sull'ultima sillaba semplicemente perché è un prestito, dal momento che non appartiene al
fondo lessicale germanico originario ecc.
Il corrispondente tedesco di
ospedale,
krankenhaus rappresenta una voce composta (infatti,
haus possiede l'accezione primaria di
casa) e occorrerebbe approfondire l'accentazione di questa tipologia di parole…
Né si può trattare la gestione dell'accentazione nella lingua tedesca a seguito di prefissazione e/o suffissazione come, ad es., nella voce
zusammen riferita -
zu (confrontabile colla preposizione inglese "to") +
sammen - (incidentalmente, si può osservare che si tratta della stessa "radice" del lat. "simul", "semel" o anche "similis": infatti, si può essere "simili" soltanto sulla base dell'
in-distinzione, cioè della "radice" etimologica dell'
unità proprio nel senso numerico di
1 https://en.wiktionary.org/wiki/zusammen).
Comunque, è stato fornito il collegamento al contributo della Cipolla e il testo può essere letto nella sua integralità.
Ma il punto era un altro e riguardava:
1) gli effetti di
usura fonetica conseguenti alla
rizotonia, cioè la miglior conservazione della sillaba "protetta" dall'accentazione indipendentemente dalla sede specifica in cui si riscontra - nelle singole voci - l'accento tonico della parola;
2) il tentativo di risposta alle legittime curiosità dei lettori esposte mediante il confronto con le lingue germaniche, sottraendo il dibattito alla "mera inanità" delle
leggende metropolitane e dei
luoghi comuni di tipo
etnico e fornendo al lettore davvero interessato - sulla base di un paradigma scientifico, non di tipo "soggettivo" - più di un indizio passibile di essere approfondito anche mediante constatazioni oggettive - "numericamente" riscontrabili nel computo "differenziale" delle sillabe totali - e, quindi, concretamente condivisibili al di là di semplici "opinioni" o "impressioni".
P.S. Esclusivamente a titolo d'esempio - al fine di dimostrare l'intensità dei fenomeni di
rizotonia - m'ero permesso di citare due voci del dialetto bolognese in quanto sorte sul suolo italiano e a distanza non poi così grande da Firenze, culla della lingua italiana.
Infatti, a Bologna, da
hospitale(m) - voce penultimale - e da
telariu(m) - terzultimale - s'ebbero, rispettivamente, i monosillabi "zbdèl" e "tlèr". In perfetta conformità al paradigma rizotonico l'unica sillaba conservata fu quella accentata che, in nessuno dei due casi, era, ovviamente, quella posta più a sinistra.
Analogamente, in francese s'ebbe
hôtel - da
hospitale(m) - e, evidentemente, la sillaba accentata permase conservata come
-tel<
-tale(m).
Non si può proseguire qui su un argomento, per altro, interessantissimo e che riguarda profondamente anche la linguistica italiana (come pure quella della lingua latina, che ne è alla base, e nel cui ambito si ebbe, ad es.,
officina<
op(i)ficina, come in
opificiu(m)>
opificio), ma al lettore è stata fornita una gamma assai ampia di spunti e di riflessioni attendibili sul tema.
