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Segnaccento su parole non tronche

Inviato: mer, 05 ago 2020 20:05
di G.B.
Oltreché nel caso degli omografi, il segnaccento quando si potrebbe mettere in mezzo alla parola?

Per esempio, leggendo il Migliorini, son capitato s'un natía: la confusione è chiaramente impossibile in questo caso. È stato messo dall'autore perché è parola «difficile»? Se è cosí, mi sorge un altro dubbio: qual è il criterio per stabilire quali sono le parole «difficili»? Ad esempio, io sono sempre in dubbio s'una parola come grafia; metterlo o non metterlo il segnaccento? :?

Re: Segnaccento su parole non tronche

Inviato: mer, 05 ago 2020 23:58
di Marco1971
È obbligatorio segnare l’accento solo sulle parole tronche e per distinguere i noti omografi (e/è, se/sé, si/sí, ecc.). In tutti gli altri casi, di solito non si segna. Tuttavia, può risultare utile segnarlo su certe parole di uso non comune o su nomi propri, la cui pronuncia non sia ovvia (anàclasi, fòvea, sesquiàltero, Mílasa, Càscina, Lèvanto, ecc.), per distinguere gorgóglio da gorgoglío, gorghéggio da gorgheggío (non so quanto lunga sia la lista*), e per chiarezza in quei rari casi in cui il contesto non fosse sufficiente a disambiguare due omografi non omofoni (àmbito/ambíto, intúito/intuíto, rètina/retína, e simili).

*In -éggio/-eggío, oltre a gorgheggio, c’è: archeggio, armeggio, arpeggio, carreggio, lampeggio, remeggio, serpeggio, spumeggio, traccheggio. In tali casi, l’accento sarebbe auspicabile sulla forma in -eggío.

Re: Segnaccento su parole non tronche

Inviato: gio, 06 ago 2020 12:59
di G.B.
La ringrazio, Marco. :)