L’uso dei tempi, in molte lingue (certamente quelle che conosco a fondo), presenta una casistica pressoché infinita, a impadronirsi della quale non basta nessuna regola grammaticale: la sicurezza viene con la frequentazione della buona letteratura, che diventa orecchio interno, o «guida sensitiva».
Il caso classico, con azione lunga e azione breve, nella narrazione, è rappresentato dalla coppia imperfetto-passato remoto (
il telefono squillò mentre dormivo, ecc.). Nella lingua parlata spontanea, il passato remoto non si usa molto spesso (ma si può in certi casi), e viene spesso sostituito dal passato prossimo in un contesto legato al presente, e dal trapassato prossimo se si parla di fatti nel passato (
Ieri ho comprato un litro d’olio / Il giorno prima avevo comprato un litro d’olio, ecc.).
Per la frase che lei propone, io vedrei una sfumatura: il passato remoto lascerebbe presupporre un séguito alla narrazione, darebbe all’alloggio trovato un posto di rilievo nella storia; il trapassato prossimo, invece, lascerebbe presagire che l’alloggio non fu un successo e si rivelò un episodio poco importante. Qui naturalmente bisognerebbe fare uno studio approfondito basato su spogli e quello che presento è solo un mio sentimento dettato dall’«interna visione» di cui sopra.
Quando progettavo il viaggio in Giappone, trovai un alloggio conveniente (nel quale mi sentii a mio agio/che non mi sarei mai aspettato/teatro d’incredibili vicende...).
Quando progettavo il viaggio in Giappone, avevo trovato un alloggio conveniente (ma purtroppo dovetti presto traslocare/il viaggio fu annullato/non potei approfittarne...).
L’unica certezza è che entrambe le formulazioni sono grammaticali.
