Dolce Stil Novo - qual è il significato del seguente paragrafo?
Inviato: dom, 11 ott 2020 3:20
Salve,
credo che il mio quesito tratti più d'un tema, dunque ho deciso di inserirlo in questa sezione, appunto, «Generale». Gentilmente, mi scuso in anticipo se mi dilungheró: credo che sia necessario al fine di far comprendere a tutti voi la mia domanda, incentrata in particolare sulla corrente letteraria del XIII secolo e le sue rispettive caratteristiche e/o differenze con la corrente letteraria del secolo successivo.
Il paragrafo di cui trattasi è il seguente:
«Corrente che segna l'inizio del secolo successivo, lo Stil Novo influenzerà parte della poesia italiana fino a Francesco Petrarca: divenne guida infatti di una profonda ricerca verso un'espressione raffinata e "nobile" dei propri pensieri, staccando la lingua dal volgare municipale» (estratto da Uichipedia).
Il primo quesito è di natura sintattica: il predicato nominale «divenne guida» ha come soggetto implicito il nome del poeta posto prima dei due punti (dunque potrebbe trattarsi d'una relativa [Francesco Petrarca che divenne guida...] o d'una dichiarativa?) oppure fa riferimento al soggetto della principale (lo Stil Novo)?
Senza dilungarmi troppo sulle caratteristiche del contesto storico e sulle differenze fra Dante Alighieri e Francesco Petrarca, vorrei chiedervi quale sia il significato dell'ultima subordinata (modale?) introdotta dal gerundio semplice che riporto ancor una volta qui di séguito: «staccando la lingua dal volgare municipale».
Prendendo in considerazione la stilistica dei rispettivi poeti, Dante era solito prediligere il volgare come lingua di comunicazione ufficiale ma non disprezzava il latino, definendola una seconda lingua riservata ad un pubblico dotto. Per converso, Francesco Petrarca —precursore dell'Umanesimo— identificava nel latino la lingua ufficiale della cultura e della comunicazione, circoscrivendo il volgare solo nella composizione del Canzoniere.
Di più, l'interpretazione dell'aggettivo «municipale» può riferirsi a Dante Alighieri, dedito alla lotta politica nella Firenze dei suoi anni (guelfi contro ghibellini) e legato ancora a schemi medioevali (Dio al centro dell'universo: teocentrismo, difatti egli prende spunto dalla Scolastica) mentre Petrarca è definito un cosmopolita che si concentra sull'uomo e la sua interiorità (l'essere umano al centro dell'universo: antropocentrismo), e per lui la religione è fonte di dubbio —quantunque non intenda obliterarla totalmente dalla sua produzione letteraria.
Ringraziando chiunque vorrà rispondere alla mia domanda, porgo Cordiali Saluti.
credo che il mio quesito tratti più d'un tema, dunque ho deciso di inserirlo in questa sezione, appunto, «Generale». Gentilmente, mi scuso in anticipo se mi dilungheró: credo che sia necessario al fine di far comprendere a tutti voi la mia domanda, incentrata in particolare sulla corrente letteraria del XIII secolo e le sue rispettive caratteristiche e/o differenze con la corrente letteraria del secolo successivo.
Il paragrafo di cui trattasi è il seguente:
«Corrente che segna l'inizio del secolo successivo, lo Stil Novo influenzerà parte della poesia italiana fino a Francesco Petrarca: divenne guida infatti di una profonda ricerca verso un'espressione raffinata e "nobile" dei propri pensieri, staccando la lingua dal volgare municipale» (estratto da Uichipedia).
Il primo quesito è di natura sintattica: il predicato nominale «divenne guida» ha come soggetto implicito il nome del poeta posto prima dei due punti (dunque potrebbe trattarsi d'una relativa [Francesco Petrarca che divenne guida...] o d'una dichiarativa?) oppure fa riferimento al soggetto della principale (lo Stil Novo)?
Senza dilungarmi troppo sulle caratteristiche del contesto storico e sulle differenze fra Dante Alighieri e Francesco Petrarca, vorrei chiedervi quale sia il significato dell'ultima subordinata (modale?) introdotta dal gerundio semplice che riporto ancor una volta qui di séguito: «staccando la lingua dal volgare municipale».
Prendendo in considerazione la stilistica dei rispettivi poeti, Dante era solito prediligere il volgare come lingua di comunicazione ufficiale ma non disprezzava il latino, definendola una seconda lingua riservata ad un pubblico dotto. Per converso, Francesco Petrarca —precursore dell'Umanesimo— identificava nel latino la lingua ufficiale della cultura e della comunicazione, circoscrivendo il volgare solo nella composizione del Canzoniere.
Di più, l'interpretazione dell'aggettivo «municipale» può riferirsi a Dante Alighieri, dedito alla lotta politica nella Firenze dei suoi anni (guelfi contro ghibellini) e legato ancora a schemi medioevali (Dio al centro dell'universo: teocentrismo, difatti egli prende spunto dalla Scolastica) mentre Petrarca è definito un cosmopolita che si concentra sull'uomo e la sua interiorità (l'essere umano al centro dell'universo: antropocentrismo), e per lui la religione è fonte di dubbio —quantunque non intenda obliterarla totalmente dalla sua produzione letteraria.
Ringraziando chiunque vorrà rispondere alla mia domanda, porgo Cordiali Saluti.