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«Che scoprí chiamarsi»

Inviato: lun, 11 gen 2021 14:30
di Utente cancellato 1998
Buongiorno e ben trovati,

ho letto tale periodo, sulla cui composizione interrogo il forum:

Quando la ragazza raggiunse il pianoro, lo sconosciuto - che (la ragazza) scoprì poi chiamarsi Fabio - era seduto sopra un grosso sasso.

È corretta la formulazione della frase incidentale, in particolare la funzione della particella "sì"?

Re: «Che scoprí chiamarsi»

Inviato: lun, 11 gen 2021 18:08
di Millermann
Per me la frase è accettabile, nel senso che è una costruzione che ho sempre sentito. È un modo (forse non scorrevolissimo) di esprimere in forma implicita una subordinata il cui soggetto è diverso da quello della reggente. :)

Prendiamo, ad esempio, una subordinata in forma esplicita:
Anna scoprí che (lei) aveva vinto
in forma implicita diventa:
Anna scoprí d'aver vinto
(si usa l'infinito preceduto da di).
Invece, se il soggetto della subordinata è diverso:
Anna scoprí che Marco aveva vinto
la forma implicita è poco idiomatica, poiché occorrerebbe esplicitare il soggetto all'interno della subordinata, ottenendo qualcosa del tipo:
Anna scoprí Marco aver vinto(come si può notare, stavolta non c'è preposizione).

Esiste, perciò, una differenza di significato tra:
Anna conosceva Marco, che scoprí aver vinto (ha vinto Marco, lo scopre Anna) e
Anna conosceva Marco, che scoprí di aver vinto (ha vinto e lo scopre Marco).

Nel suo esempio, nell'incidentale «che (lei) scoprí chiamarsi Fabio» la costruzione è la medesima, ovviamente il si è necessario perché fa parte del verbo pronominale. ;)

Tenga conto, comunque, che ho risposto in base alle mie (limitate) conoscenze; rimando dunque agli esperti per approfondimenti, eventuali rettifiche :P e indicazioni di fonti affidabili.

Re: «Che scoprí chiamarsi»

Inviato: lun, 11 gen 2021 18:09
di Marco1971
Sí, è corretta. È il cosiddetto «accusativo con l’infinito», modellato sul latino. Rimando per questo alla grammatica di Serianni (XIV.64-65). Qualche esempio ivi citato: non dubitando esser la faccenda ormai sistemata (Morante), altri sentenziavano non essere altro, il problema meridionale, che un caso particolare della oppressione capitalistica (Levi).

Re: «Che scoprí chiamarsi»

Inviato: lun, 11 gen 2021 19:21
di Utente cancellato 1998
Grazie di cuore per i vostri interventi.
Un saluto

Re: «Che scoprí chiamarsi»

Inviato: gio, 02 feb 2023 13:00
di Trevigiana
Buongiorno,

Approfitto del filone ancora aperto per domandare se questo tipo di costruzione è possibile anche con i verbi che, di norma, richiedono il modo congiuntivo.

Ho rivisto quegli ex colleghi che pensavo essersi trasferiti fuori regione.

E, inoltre, se è ammesso l'infinito passato.

I ragazzi che si pensava fossero degli estranei, si sono rivelati essere stati tutti compagni di scuola.

Grazie a tutti per l’attenzione.

Re: «Che scoprí chiamarsi»

Inviato: gio, 02 feb 2023 15:25
di Millermann
Anche in questo caso, le frasi da lei proposte mi sembrano perfettamente grammaticali. :)

Credo anzi che, nella seconda, quello usato sia il modo piú semplice e diretto d'esprimere il concetto, a meno di voler cambiare completamente la frase. ;)

Re: «Che scoprí chiamarsi»

Inviato: ven, 03 feb 2023 11:46
di Trevigiana
Ringrazio il gentile Millerman per il suo riscontro. A presto

Re: «Che scoprí chiamarsi»

Inviato: mer, 26 apr 2023 10:14
di Ste. Gi.
Buongiorno,
permettetemi di porre a mia volta una caso.

I danni, che mi avevi detto ammontare a 500 euro, sono stati risarciti.

È un esempio ben costruito di accusativo con l'infinito?

Grazie.

Re: «Che scoprí chiamarsi»

Inviato: mer, 26 apr 2023 11:38
di Millermann
Per me è corretto. :)

Mi avevi detto che i danni ammontavano a 500 euro → Mi avevi detto i danni ammontare a 500 euro → I danni, che mi avevi detto ammontare a 500 euro... ;)

Re: «Che scoprí chiamarsi»

Inviato: mer, 26 apr 2023 18:38
di Ste. Gi.
Grazie infinite, Millermann.