«Fine settimana»

Spazio di discussione su questioni di lessico e semantica

Moderatore: Cruscanti

Intervieni
Avatara utente
Federico
Interventi: 3008
Iscritto in data: mer, 19 ott 2005 16:04
Località: Milano

«Fine settimana»

Intervento di Federico »

Mi pare di ricordare che in passato, forse per dimostrare i pregi di intredima, o al contrario per difendere l'uso di week-end, si fosse criticato come illogico il considerare fine settimana maschile.
Questa settimana ho trovato due esempi contrastanti: nella traduzione del libro di George Orwell La figlia del reverendo (1968) – una traduzione non priva di preziosismi – ho incontrato un la fine settimana, e nel già citato La giustizia in galera? di Gozzini mi sono imbattuto in un il fine pena.
Ora, c'è una differenza di almeno trent'anni fra i due scritti: la traduttrice era isolata già allora, o è mutata la percezione di queste brachilogie (perché è evidente che diremmo invece la fine della pena o anche la fine di pena, se si potesse, e lo stesso con settimana)?
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Infatti, anche se prevale il maschile, non è raro il femminile. Il maschile si giustificherebbe sottintendeno periodo: il [periodo della] fine [della] settimana. Comunque, per impopolare e sconosciuto che sia, preferisco l’agile intrèdima (femminile). :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
ann
Interventi: 115
Iscritto in data: ven, 04 feb 2005 10:59

Intervento di ann »

A questo proposito, mi ricordo della discussione in Quebec sul nostro anglicismo francese “week-end” poco usato in Quebec dove preferiscono usare “fin de semaine”. Certi puristi, che cercavano di dimostrare che solo il francese usato in Francia era corretto, avevano descritto “fin de semaine” come un “errore” per parlare del sabato e della domenica: secondo loro “fin de semaine” voleva dire la fine della settimana (lavorativa) (e non il “fine settimana” come "week-end") e quindi il venerdì…
pile ou face?
Avatara utente
Federico
Interventi: 3008
Iscritto in data: mer, 19 ott 2005 16:04
Località: Milano

Intervento di Federico »

Marco1971 ha scritto:Il maschile si giustificherebbe sottintendeno periodo: il [periodo della] fine [della] settimana.
Però non credo che sia molto opportuno spiegarlo a questo modo, giacché esiste anche il fine pena che significa semplicemente la fine della pena.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Facciamo d’ogni erba un fascio? ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
methao_donor
Interventi: 341
Iscritto in data: gio, 14 set 2006 23:04
Località: Finlandia

Intervento di methao_donor »

Forse semplicemente il fine pena si è diffuso per simiglianza con fine settimana?
Avatara utente
Federico
Interventi: 3008
Iscritto in data: mer, 19 ott 2005 16:04
Località: Milano

Intervento di Federico »

Marco1971 ha scritto:Facciamo d’ogni erba un fascio? ;)
No, avanzo solo dei dubbi. L'ellissi è sempre una spiegazione rischiosa, mi pare.
methao_donor ha scritto:Forse semplicemente il fine pena si è diffuso per simiglianza con fine settimana?
Può darsi, però essendo linguaggio tecnico-burocratico (l'espressione fa riferimento alla riga della cartella personale del detenuto in cui è scritto «Fine pena: mai» ecc.) mi sembrerebbe piú probabile il contrario.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Bisogna anche ricordare che il linguaggio amministrativo e burocratico è spesso arcaizzante. A proposito di fine scrive Luca Serianni nella sua grammatica (III, § 41a):
Nell’italiano antico e nel linguaggio poetico tradizionale il fine e la fine potevano alternarsi nel senso di ‘momento’, ‘punto terminale’ (ancor oggi fine è maschile nella locuzione cristallizzata il lieto fine.) Si vedano due esempi col maschile: «Il fine omai di quel piovoso inverno, / che fea l’arme cessar, lunge non era» Tasso; «E quando [...] sarà giunto il fine / della sventura mia» Leopardi, Le ricordanze, 95-97.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Brazilian dude
Moderatore «Dialetti»
Interventi: 726
Iscritto in data: sab, 14 mag 2005 23:03

Intervento di Brazilian dude »

Questa doppia possibilità per il genere di fine in italiano risale al latino finis, che ammetteva entrambi generi. È interessante notare che alcune lingue romanze hanno "scelto" il maschile (port. o fim, sp. el fin) o il femminile (cat. la fi, fr. la fin). Solo l'italiano ha specializzato ambo i generi per svolgere funzioni semantiche diverse e a quello che pare, questa distinzione non rimonta alle origini della lingua.
Avatara utente
Federico
Interventi: 3008
Iscritto in data: mer, 19 ott 2005 16:04
Località: Milano

Intervento di Federico »

Marco1971 ha scritto:Bisogna anche ricordare che il linguaggio amministrativo e burocratico è spesso arcaizzante.
E infatti sarebbe bene trovare altri esempi di espressioni cristallizzate del genere fine-sostantivo.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Basta vedere le polirematiche del GRADIT. Sono maschili fine corsa e fine mese; di femminile c’è solo fine stagione.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Federico
Interventi: 3008
Iscritto in data: mer, 19 ott 2005 16:04
Località: Milano

Intervento di Federico »

Ho visto che c'è un articolo nel sito Treccani.
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 11 ospiti