«Mangaka»

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brg
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Re: «Mangaka»

Intervento di brg »

Fuori tema
marcocurreli ha scritto: gio, 02 giu 2022 0:25 ... Guido Crepax, Art Spiegelman (Maus), i fumetti di Asterix... e sicuramente tanti altri. Ricordo ad esempio che i fumetti di Tex Willer erano molto apprezzati dagli adulti per la qualità delle tavole e la cura dei particolari.
No. Come testimonia la Treccani, al fumetto è (stata) associata un'impressione negativa:
In tono spreg., il termine è frequente, in similitudini o come elemento di confronto, per riferirsi a opera narrativa, teatrale, cinematografica, televisiva, che presenti i caratteri proprî e deteriori dei romanzi a fumetti[...]. ◆ Accr. fumettóne, nell’accezione spreg. della parola, riferito cioè a opera [...] che ripeta gli schemi tipici del racconto a fumetti, mirando a ottenere un successo meramente commerciale col suscitare effetti di facile commozione presso un pubblico relativamente incolto e acritico.
Faccia una ricerca sull'archivio in rete del quotidiano "la Repubblica", che vanta tendenza progressiste: troverà abbondante testimonianza dell'uso dispregiativo dell'espressione "da fumetto" negli anni '80 (l'archivio parte solo dal 1984) da parte di firme come Corrado Augias , Enrico Franceschini, Vittorio Zucconi e molti altri. Tanto che un decano del giornalismo delle nuvolette come Renato Pallavicini, ancora nel 1994, scriveva sull'Unità riguardo a questa cattiva fama del fumetto. Non che l'Unità si fosse discostata molto dal sentimento generale negli anni precedenti: è celebre l'accoppiata di articoli di Michele Serra (che tutti conoscono) e Giorgio Bini (grande promotore dell'educazione sessuale nelle scuole, quindi non proprio un bacchettone) del 1981, in cui il primo si lamenta del fatto che i cartoni animati giapponesi gli abbiano addirittura fatto rivalutare quelli americani (l'orrore!).

Tutto ciò ha origine negli anni '50, quando partì in Italia una vera e propria campagna politica e mediatica contro il fumetto, durante la quale parlamentari democristiani proposero il sequestro preventivo dei giornaletti, mentre i comunisti si opposero solo per questioni di principio contro la censura, ma condividendo la preoccupazione. Il risultato fu comunque una propaganda accanita che partì con la settimana Incom e finì con il marchio di Garanzia Morale, che tra gli anni '60 e '70 garantì la censura sistematica dei fumetti, inclusi il Tex Willer da lei citato e Topolino.

Quindi attenzione a non dare troppa attenzione alla più ristretta attualità, perché le parole sono fatte per durare.
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