Riconoscendo, in generale, la validità delle traduzioni rappresentate da "schema" o "modello", quando si tratta, ad es., di applicazioni automatiche, come quelle in uso in ambito postale, in cui si effettua il riconoscimento di cifre e lettere, parlando in lingua italiana (anche se nessun esperto del settore lo farà mai), il termine appropriato risulta "forma". Infatti, anche se si chiede a un bambino che cosa rende diverso un 3 da un 9 o l'A dall'Y, risponderà, ovviamente, "la forma", cioè "com'è fatto", avendo perfettamente ragione. E, se si continua a indagare col bambino, si giunge velocemente anche a rendersi conto della sua comprensione della differenza di significato relativa ai "simboli" convenzionali (cifre, lettere) - "pattern" -. Inoltre, se il riconoscimento avviene da parte degli umani (ed è studiato, quindi, dalla psicologia) si parla, appunto, di "forma". Che, psicologicamente, spazia dal "riconoscimento di forme" (ad es., quella di una ruota o di un cavallo) - condivisibile anche da parte degli altri - fino alla totale soggettività della pareidolia (in cui esiste, pur sempre, un "pattern", ma la "figura" altro non è se non una "raffigurazione" "immaginata" dal singolo individuo e non necessariamente "accettabile" da altri). Tuttavia, rappresentazioni più complesse - anch'esse "riconoscibili" in modalità "automatizzate" - potrebbero invece richiedere il termine "struttura" ... Rispetto a queste accezioni rimane, comunque, molto parziale la possibilità d'uso effettivo di "motivo", impiegato, in italiano, nelle descrizioni della Storia dell'arte - ad es., "ornata con motivi floreali ..." o, in significato analogo, nella lingua popolare e familiare (ma anche in quella specialistica) in riferimento alla decorazione di tessuti, abiti, ma anche mobili, tappezzerie e manufatti d'epoca. La differenza fondamentale è che "il motivo" - nella "decorazione" - può essere "evocativo", ma non è mai univocamente "significativo". Una "decorazione" floreale può evocare molto nell'immaginazione di ciascuno, ma la "rappresentazione" del 7 (sia pure realizzata in modalità diverse), posto che potrebbe anche implicare evocazioni personali (perché no?), possiede l'indubitabile significato oggettivo di "numero naturale successivo al 6" ...
Ma il concetto di sette viene rappresentato - concretamente (tradizionalmente, anche a mano) mediante diversi "pattern", cioè "configurazioni" di tratti grafici che dovrebbero consentire una certa analogia tra loro ai fini di una corretta identificazione. Rispetto a un 7, cioè a un "pattern" considerabile quale "archetipo". Altrimenti chi legge non potrebbe riconoscere correttamente il numero. Anticamente, infatti, si domandava "che cos'hai scritto?" quando la distanza rispetto alla "forma archetipica" - "pattern" - superava una certa soglia.
E se riporto su un grafico i risultati di un esperimento rappresentandoli come punti, questi possono mostrare una qualche regolarità, possono costituire un particolare "pattern", cioè una "configurazione" specifica a seconda che abbiano un andamento costante, rettilineo, caratterizato da minimi e massimi ecc..
Questo è anche ciò che, ad es., le "applicazioni automatizzate di riconoscimento di caratteri" catturano e ci trasmettono (il "concetto" di "sette" dedotto da una delle moltissime "rappresentazioni/realizzazioni grafiche" - tutte tra loro diverse - del 7, che è, appunto, una "forma" - un "carattere", nel caso specifico - che possiede - con o senza barretta orizzontale (a dimostrazione della variabilità della "forma", ma non del significato implicato) - un'accezione univoca (quella del "numero sette"). Ad es., in un indirizzo scritto su una busta, un pacco. Ma in tutto ciò la voce italiana "motivo" non ha alcuna rilevanza.
P.S.: chiaramente applicazioni del tipo cui s'è fatto cenno risulteranno tanto più attendibili quanto maggiore sarà il numero di "pattern" che esse avranno "appreso" relativamente a ciascun "carattere" numerico o alfabetico. Infatti, se, ad es., un "sistema automatizzato" possiede molti "archetipi" (= "pattern") diversi (nelle "forme", nei colori, nelle dimensioni, nelle "strutture" e in altre "caratteristiche") del "carattere" che rappresenta il numero 7 con i quali poter "confrontare" la "cifra" "sette" scritta su un pacco, tanto minore diventa la probabilità che quel numero (il 7, ad es.) venga equivocato e si fornisca un risultato errato. Evidentemente, la considerazione relativa alla disponibilità di un'ampia pluralità di "forme archetipiche" o "archetipi" - "pattern" - vale del tutto indipendentemente dalla categoria degli oggetti da riconoscere e ripropone la notevole capacità - originariamente esclusivamente umana - di poter continuare a riconoscere un "pattern" (una "forma") - ad es., quella di una ruota - anche in situazioni in cui l'oggetto concreto sottoposto a osservazione risulta particolarmente degradato (ad es., quasi completamente distrutto).
Infatti, è tanto "pattern" quello - continuamente variabile come "configurazione grafica" a priori imprevedibile, casuale - che risulta in ingresso al sistema di riconoscimento (il quale, a sua volta, ha un suo "pattern" - cioè "modalità"/"caratteristica"/"paradigma" - di funzionamento, almeno finché non viene modificato) quanto sono egualmente "pattern" anche le "forme archetipiche" possedute dal sistema stesso al fine di poter compiere le funzioni per cui è stato realizzato. Le quali possono pure essere moltissime, ma risultano pur sempre in quantità finita - a differenza della variabilità totale che caratterizza il "pattern" in ingresso, cioè, nel caso in esame, le concrete modalità grafiche con cui è stata realizzata quella ben determinata rappresentazione del "carattere numerico" 7 - "pattern" -.
P.P.S.: può risultare interessante sapere che, se la voce fosse giunta anche nella lingua italiana, sarebbe stata "possibile" (del tutto "teoricamente", è chiaro!) la "forma" di derivazione diretta - "padrone" - come il cultismo - "patrono" -:
https://en.wiktionary.org/wiki/pattern
- viene illustrata sinteticamente l'evoluzione del significato -