Pagina 1 di 1

«Dire» e «fare»

Inviato: lun, 01 nov 2021 22:40
di Carlo_Porta04
Buona sera a tutti cruscanti,
m'è venuto un dubbio riguardo alla coniugazione dei verbi dire e fare. Sapendo che derivano dal latino, rispettivamente da dicĕre e facĕre, e che ambe le scrizioni sono ammissibili in un italiano arcaico, dire: "voi dicete", "tu faci", "egli face", "voi facete", "essi facciono" sarebbe un errore imperdonabile o sarebbe ammissibile, magari nell'italiano arcaico? si tratta d'una pura curiosità…
La cosa potrebbe esser chiesta pure per il futuro semplice: "io facerò", "io dicerò".

Re: «Dire» e «fare»

Inviato: mar, 02 nov 2021 1:17
di Marco1971
Se si può usare, nella prosa d’arte, un arcaismo lessicale, non si può invece adoperare forme verbali arcaiche. Leopardi usò stasse per stesse, ma oggi, questo sarebbe considerato da tutti un errore.

Re: «Dire» e «fare»

Inviato: mar, 02 nov 2021 9:59
di Carlo_Porta04
Perché mai gli arcaismi verbali sono inaccettabili a differenza di quelli lessicali? Comunque sia, io sarei interessato proprio alla loro esistenza nell'italiano dei secoli precedenti, non a difenderne la correttezza nell'italiano d'oggi, mi scusi per non essermi spiegato meglio.

Re: «Dire» e «fare»

Inviato: mar, 02 nov 2021 10:18
di Ferdinand Bardamu
Carlo_Porta04 ha scritto: mar, 02 nov 2021 9:59Perché mai gli arcaismi verbali sono inaccettabili a differenza di quelli lessicali?
Perché il livello lessicale è piú superficiale rispetto a quello fonomorfologico. E, a mio avviso, anche all’interno della categoria degli arcaismi lessicali, non tutti sono egualmente ricuperabili: sostantivi, aggettivi, avverbi e verbi sono piú accettabili di parole funzionali come congiunzioni e preposizioni. Insomma, contezza, disio, gavazzare, testé, grifagno sono meglio che imperciocché, appo, contra, avvegnaché.

Re: «Dire» e «fare»

Inviato: mar, 02 nov 2021 14:32
di Carlo_Porta04
Capisco codesto argomento e come esso sia generalmente valido, ma in questo caso gli arcaismi differiscono davvero poco dalle forme normali: addirittura capita di udire in contesti colloquiali frasi tipo "Quello che dicete è sbagliato" o "Non mi piace quello che facete"; per ciò un parlante normale capisce queste forme e tal volta le usa spontaneamente per isbaglio. Mi chiedo se tali formi, stigmatizzate dalla società, siano effettivamente inaccettabili o se abbiano avuto al meno un qualche uso secoli or sono. Poi, dire contra anzi che contro non è secondo me cosí inaccettabile anche oggi proprio perché, sebbene mai sentito, ha un significato facilmente intuibile.

Re: «Dire» e «fare»

Inviato: mar, 02 nov 2021 16:30
di Ferdinand Bardamu
Facete e dicete sono forme analogiche —non sono i continuatori diretti di DICĬTIS e FACĬTIS— e oggi sono al di fuori della norma. La norma si è formata con la selezione di alcune forme e l’abbandono di altre. Nella BibIt si trovano 24 occorrenze di dicete (una nel Paradiso) e 26 di facete (ma il risultato è falsato, perché vi rientrano anche opere in latino, come quelle di Petrarca, Boccaccio e Bracciolini, in cui ovviamente facete vuol dire facetamente).

Faci e face appartengono alla lingua poetica tradizionale. Di facciono nella BibIt si trovano solo tre esempi (uno di Machiavelli); facerò non si trova nel corpus, mentre di dicerò ci sono 12 occorrenze, molte delle quali in Dante.

In generale, credo si possa dire, da questa breve e rapidissima ricerca, che tutte queste forme sono limitate perlopiú alla lingua delle origini, e anche in essa furono piuttosto rare. Si trovano soprattutto in poesia (per ragioni metriche) e in diversi casi presso autori non toscani (penso ad esempio al dicete che si trova nella Cronica di Anonimo romano).

Re: «Dire» e «fare»

Inviato: mar, 02 nov 2021 20:29
di Carlo_Porta04
Grazie mille per la Sua risposta.