Vocale anterocentrale medio-alta

Spazio di discussione su questioni di fonetica, fonologia e ortoepia

Moderatore: Cruscanti

Intervieni
Ligure
Interventi: 399
Iscritto in data: lun, 31 ago 2015 13:18

Vocale anterocentrale medio-alta

Intervento di Ligure »

 ! Messaggio da: Ferdinand Bardamu
Continua da qui
Sono sostanzialmente d'accordo. "Caneparianamente" sembra essere una vocale "anterocentrale medio-alta", cioè [ɘ] - ovviamente, ai fini di una sua identificazione precisa servirebbero più occorrenze -.

Questa vocale si trova a essere - in diagonale - contigua con [ɪ], che risulta, per altro, "anteriore semi-alta".

È ancora un "e" - per così dire (in quanto si tratta ancora di fonema vocalico medio-alto) -, ma non si capisce che cosa ci faccia nel DOP, dal momento che il fonema italiano corretto risulta "anteriore e semi-basso" e, pertanto, identificato - nella descrizione del Canepari - ben "due righe sotto", cioè "due righe" meno alto.

P.S. È ad esempio il fonema corrispondente a [i] nella pronuncia dialettale di Bologna per "villa", la quale si spinge fino alla Romagna fiorentina e si può ancora ascoltare tranquillamente nei dialettofoni anziani di questo piccolo territorio (amministrativamente "toscano" e "fiorentino"). Ma è la ben nota evoluzione dei dialetti emiliani e romagnoli a "sconfinare", cioè a rendere con un particolare fonema "e" ciò che - etimologicamente - era la vocale "i" del lat. villa.

In tutti i dialetti di tipo genovese, ad es., la vocale in oggetto - [ɘ] - corrisponde, invece, all'[e] del fiorentino e, quindi, dell'italiano neutro. Inoltre, in queste parlate, corrisponde anche alla voce italiana "è" del verbo essere. Pronunciata, per altro, correttamente aperta nell'italiano locale. Tuttavia quanto si verifica nel dialetto locale confermerebbe trattarsi ancora di un "e" ..., per quanto trascrivibile foneticamente soltanto come [ɘ], anzi - nel caso in questione - s'avrebbe "l'é" ['lɘE] = "è" (solo nel caso impersonale). Infatti, tradizionalmente, tutte le vocali accentate vengono sottoposte a "sdoppiamento" e considerate dal Canepari come "dittonghi ristretti", in quanto formati da timbri contigui - nell'ambito del "vocogramma" -, ma non coincidenti. Infatti, [E] è "anteriore e medio-basso", quindi la "dinamica" di questo dittongo avviene in diagonale (da destra a sinistra e, ovviamente, dall'alto in basso - il timbro di [E] risulta "più basso" -.

P.P.S.: tutto quanto precedentemente esposto balza all'occhio con immediatezza visiva nel seguente riferimento:

https://it.wikipedia.org/wiki/Luciano_Canepari
valerio_vanni
Interventi: 1297
Iscritto in data: ven, 19 ott 2012 20:40
Località: Marradi (FI)

Re: Vocale anterocentrale medio-alta

Intervento di valerio_vanni »

Ligure ha scritto: mar, 30 nov 2021 19:34 Questa vocale si trova a essere - in diagonale - contigua con [ɪ], che risulta, per altro, "anteriore semi-alta".

P.S.: è - ad es. - il fonema corrispondente a [i] nella pronuncia dialettale di Bologna per "villa", la quale si spinge fino alla Romagna fiorentina e si può ancora ascoltare tranquillamente nei dialettofoni anziani di questo piccolo territorio (amministrativamente "toscano" e "fiorentino").
Da abitante della zona, confermo.
Aggiungo che è presente anche in sillaba aperta, per esempio nei singolari di "neve" e "vetro". Ma è un fonema a parte da /e/.
Ligure
Interventi: 399
Iscritto in data: lun, 31 ago 2015 13:18

Re: Vocale anterocentrale medio-alta

Intervento di Ligure »

valerio_vanni ha scritto: mar, 30 nov 2021 21:14 Da abitante della zona, confermo.
La ringrazio della conferma. Si tratta di una zona - linguisticamente - molto interessante. Come spesso si rivelano essere quelle di confine. Certo, foneticamente, sono nuovamente d'accordo con lei. Per un anziano dialettofono locale ['veelɐ] vale "vela" e ['vɘllɐ] sarebbe, invece, come ho esposto - sia pure implicitamente -, "villa".

P.S.: in realtà, cercando di non andare eccessivamente "fuori tema" - ma, come ho scritto, si tratta di territori molto interessanti -, occorre notare che si tratta di parlate tradizionalmente descritte tramite "lunghezza vocalica distintiva" - com'è sempre stato fatto anche per i dialetti di tipo genovese, indipendentemente dal fatto che possa trattarsi della soluzione ottimale -. Quindi, fonologicamente, s'avrebbe /ɛɛ/ degli equivalenti locali di "ferro, letto ecc." in contrasto con /ɛ/ dei corrispondenti di "secco, tu ecc.", mentre si attribuisce - tradizionalmente - /ee/ alle voci che traducono "fare, male, miele ecc.", ma /e/ agli esiti corrispondenti alle parole italiane "dritto, villa ecc.". Come si fa, ad es. - mutatis mutandis -, anche per i dialetti di tipo bolognese.

Come se "si dovesse" scrivere - conformandosi alla descrizione fonologica - vêla /'veela/ = vela - vella /'vela/ = villa, da considerarsi, pertanto, quale "coppia minima". Ma l'aspetto della quantità vocalica, spesso non avvertita dai romagnoli (che, in maggioranza, pronunciano dittonghi) e, ormai, perduta da dialetti emiliani occidentali quale, ad es., il piacentino, data la sua notevole ampiezza e complessità, mal si presta a contributi di tipo divulgativo.

Risulta, infatti, chiaro che, quando si riscontrano consonanti geminate eterosillabiche del tipo di [CC] - come in alcune parlate della Romagna fiorentina e in tutte le varianti del dialetto genovese - non s'infrangerebbe alcun dogma a ritenere fonologicamente distintiva la durata consonantica.

Non vi sarebbe certamente alcun problema di effettivo carattere scientifico, si tratterebbe solo di fornire una descrizione difforme da quelle "tradizionali", ma assolutamente adeguata e corretta.

Nel caso dei romagnoli fiorentini che abbiano effettivamente [CC], non vi sarebbe assolutamente nulla di riprovevole, ma ci s'allontanerebbe dal paradigma bolognese, che può avere soltanto la quantità vocalica come "unico tratto fonologico distintivo" e che possiede effettive "coppie minime" formate da variabilità della quantità vocalica in sillaba finale. Infatti, nei dialetti di tipo bolognese, quelle che erano le geminate del latino sono sopravvissute soltanto come [C:] tautosillabiche, mentre nei dialetti settentrionali [CC] - tranne nelle zone d'interferenza tra emiliano e toscano - risulta estremamente raro, pur essendo la regola nella Liguria "genovese" che conserva [CC] eterosillabiche postaccentuali (come "emergenza" più diffusa - e meno compresa e studiata -), mentre il fiorentino dette all'italiano [C:C] in posizione immediatamente postaccentuale.
valerio_vanni
Interventi: 1297
Iscritto in data: ven, 19 ott 2012 20:40
Località: Marradi (FI)

Re: Vocale anterocentrale medio-alta

Intervento di valerio_vanni »

Ligure ha scritto: mar, 30 nov 2021 22:28 Si tratta di una zona - linguisticamente - molto interessante. Come spesso si rivelano essere quelle di confine. Certo, foneticamente, sono nuovamente d'accordo con lei. Per un anziano dialettofono locale ['veelɐ] vale "vela" e ['vɘllɐ] sarebbe, invece, come ho esposto - sia pure implicitamente -, "villa".
In parole come "villa" "mille" si sente una posizione centralizzata che lascia dubbi tra [ɪ] e [ɘ], ma in sillaba chiusa (es. "vetro") c'è una [ɪ] netta. Per cui ci sono opposizioni tra /ɛ/ "pelle" /e/ "palo" /ɪ/ "pelo" /i/ "peli".
Inoltre, a proposito della [ɐ] finale: qui le vocali atone non sono soggette a centralizzazione. A differenza di quanto avviene in pianura, generalmente sono le stesse della corrispondente parola italiana.
Ligure
Interventi: 399
Iscritto in data: lun, 31 ago 2015 13:18

Re: Vocale anterocentrale medio-alta

Intervento di Ligure »

Certo, /'pɛɛl/ ['pɛEl] = pelle, /'peel/ ['peel] = palo, /'pɪɪl/ ['pɪil] = pelo e /'piil/ ['piil] = peli. Relativamente a "vetro" - per cui non parlerei di sillaba chiusa -, a me risulterebbe /'veedre/, con plur. /'vɪɪdre/ = vetri, che sembrerebbe dovuto a metafonia.

Quindi, in quella che è - pur sempre - l'astrazione rappresentata dalla fonologia, /ɛɛ/, /ee/, /ɪɪ/ e /ii/ vanno considerati quali fonemi lunghi alternativi e le voci precedentemente elencate costituiscono - considerate a due a due - "coppie minime".

E il sing. e il plur. di "vetro" costituiscono - tra loro - "coppia minima" (formata da /ee/ e /ɪɪ/).

La vera discordanza rispetto al fiorentino/italiano è /'pɛɛl/ ['pɛEl] = pelle - voce caratterizzata da vocale "lunga" - in quanto la voce etimologica - pĕllĕ(m) - risulta caratterizzata da sillaba chiusa (che non può dare vocali - sia pure allofonicamente - "lunghe" in italiano).

Avevo segnalato - foneticamente - [ɐ] in quanto ho avuto modo di poterlo ascoltare per molti anni. Si trattava d'una coppia coniugale che gestiva una tipica trattoria toscana a Firenze (ci andavo a pranzo). Tra loro parlavano in dialetto. Certo, solo due locutori e io potrei essermi sbagliato. Ma prima d'inserire [ɐ] ho controllato sui testi degli autori più accurati che abbiano trattato questo gruppo di parlate e ho potuto riscontrare che [ɐ] viene indicata anche da loro e anche nella trascrizione della favoletta intitolata "Il Vento e il Sole":

https://www.bulgnais.com/ventoesole/VS-Marradi.html

P.S.: non occorre essere profondi conoscitori della linguistica romagnola per rendersi immediatamente conto che, nonostante l'ultrasecolare dominio fiorentino, la parlata risulti inequivocabilmente di tipo romagnolo (se pure diversa da altri dialetti di questo territorio linguistico), mentre si può, invece, affermare che, ad es., a Firenzuola (pur sempre nell'ambito della Romagna toscana), sostanzialmente, si parli fiorentino per motivi storici. La cittadina, infatti, fu fondata dai fiorentini nel 1332.

Per altro, mi rendo ben conto che, oggigiorno, tra i pochi locutori "genuini" rimasti non sia facile - da parte degli studiosi - individuare chi davvero possa rappresentare attendibilmente la tradizione linguistica locale.

Inoltre, parlate come quella di Marradi che, a seguito della specifica evoluzione linguistica storicamente intervenuta, si sono trovate ad avere non poche opposizioni all'interno di uno "spazio fonetico piuttosto limitato" (l'osservazione non è mia, sia ben chiaro!) presentano una significativa complessità che può dar luogo nei parlanti anche a "oscillazioni" e a "incertezze". Affrontare foneticamente e fonologicamente questi aspetti - come già precedentemente accennato - eccederebbe ampiamente il livello esplicativo consentito a un intervento di tipo divulgativo.
Ultima modifica di Ligure in data gio, 02 dic 2021 17:02, modificato 3 volte in totale.
valerio_vanni
Interventi: 1297
Iscritto in data: ven, 19 ott 2012 20:40
Località: Marradi (FI)

Re: Vocale anterocentrale medio-alta

Intervento di valerio_vanni »

Ligure ha scritto: gio, 02 dic 2021 14:31 Certo, /'pɛɛl/ ['pɛEl] = pelle, /'peel/ ['peel] = palo, /'pɪɪl/ ['pɪil] = pelo e /'piil/ ['piil] = peli. Relativamente a "vetro" - per cui non parlerei di sillaba chiusa -, a me risulterebbe /'veedre/, con plur. /'vɪɪdre/ = vetri, che sembrerebbe dovuto a metafonia.
Ho scritto chiusa ma intendevo aperta :-)
Certamente la differenza è dovuta a metafonia, ma il tutto è più chiuso di un grado.
Se qualcuno non metafonizza appiattisce su /ɪɪ/, non su /ee/.
Ligure ha scritto: gio, 02 dic 2021 14:31 P.S.: non occorre essere profondi conoscitori della linguistica romagnola per rendersi immediatamente conto che, nonostante l'ultrasecolare dominio fiorentino, la parlata risulti inequivocabilmente di tipo romagnolo (se pure diversa da altri dialetti di questo territorio linguistico), mentre si può, invece, affermare che, ad es., a Firenzuola (pur sempre nell'ambito della Romagna toscana), sostanzialmente, si parli fiorentino per motivi storici. La cittadina, infatti, fu fondata dai fiorentini nel 1332.
Verissima la differenza tra Firenzuola e gli altri due comuni.
Quello di cui stiamo parlando è il dialetto. C'è poi la variante regionale dell'italiano, che è un incrocio tra il toscano e il romagnolo e si ritrova in tutta la fascia appenninica anche spostandosi verso Sud.
Insomma, in buona parte della vecchia "Romagna toscana" prima dello spostamento avvenuto durante il fascismo.

Io a San Piero in Bagno sento una parlata familiare, e quelli di Cesena mi identificano come uno di San Piero ;-)
Ligure ha scritto: gio, 02 dic 2021 14:31 Per altro, mi rendo ben conto che, oggigiorno, tra i pochi locutori "genuini" rimasti non sia facile - da parte degli studiosi - individuare chi davvero possa rappresentare attendibilmente la tradizione linguistica locale.
Vero, ormai rimane veramente poca gente nata prima della Guerra.
E comunque la presenza di un bilinguismo anche a livello fonetico probabilmente ha generato interferenze, da qui le oscillazioni.
Per esempio, a un'incontro sul dialetto di pochi anni fa',ho notato negli anziani (gente nata negli anni '40) una grossa oscillazione sulla parola "prima". Qualcuno diceva /'prɛma/, qualcun altro /'prɪmma/. Tutte cose pronunciate spontaneamente, non stimolate da una discussione o un'analisi. Senza ipercorrettismi "da intervista o questionario".
Ligure
Interventi: 399
Iscritto in data: lun, 31 ago 2015 13:18

Re: Vocale anterocentrale medio-alta

Intervento di Ligure »

Sì, certo, condivido tutte le risposte.

Sono vere anche le due diverse pronunce della voce corrispondente a "prima". Ma, in questo caso specifico, quasi più che un'oscillazione al livello dei singoli locutori residui sembrerebbe proprio un'alternativa al livello del sistema linguistico locale.

Intendo dire che ci sono voci locali che sembrano conformi al primo esito fornito, ma ne esistono anche altre il cui esito si comporta come nella pronuncia alternativa di "prima" fornita nel messaggio precedente e sembra proprio che il sistema linguistico di Marradi non abbia consentito un'opzione esclusiva tra queste due possibilità.

P.S.: "prémma" /p'rema/ = prima è la soluzione tradizionale del bolognese, dove, per altro, a "-mm-" grafico corrisponde [m:] - lungo, ma tautosillabico.

Ciò conferma che, nei dialetti settentrionali, [-m-] passò a [-mm-]. Probabilmente per precedente nasalizzazione della vocale situata prima di [-m-], resa successivamente come [Vm] - per "dissimilazione" della nasalizzazione - + [m] = [Vmm]. Nella maggior parte dei dialetti attuali la degeminazione consonantica in seguito intervenuta non consente più di rilevarlo direttamente, ma la durata consonantica del bolognese - ['-m:] - e, ad es., la situazione attuale dei dialetti di tipo genovese (che hanno conservato anche le vocali finali diverse da [-a]) lo rivela con estrema chiarezza:

https://www2.hu-berlin.de/vivaldi/index ... 21&lang=de

E, nelle parlate locali, "femmina", ad es., è ['fem/mi/na], cioè le consonanti geminate postaccentuali sono eterosillabiche, mentre la pronuncia dell'italiano locale risulta ben poco diversa, nonostante che un "buon" italiano neutro richiederebbe, foneticamente, ['fem:mina]. Ma la scuola ha sempre esclusivamente badato alla grafia e nessun insegnante ha una pronuncia neutra da poter proporre come esempio. La differenza, a un orecchio un po' esercitato, risulta piuttosto evidente. Per altro, mancando totalmente la consapevolezza di un "allungamento" del genere e, perfino, della sua possibilità attuativa, più di mezzo secolo di ascolto dei mezzi di comunicazione di massa non ha prodotto alcun mutamento significativo della pronuncia.

P.P.S.: per quanto concerne Marradi, appare evidente che non tutte le voci caratterizzate da -m- etimologico sono passate attraverso -mm-. Alcune sì, ma altre hanno sviluppato nasalizzazione della vocale accentata davanti a [-m-] che, tuttavia, non è stata geminata.

Esistendo localmente queste due diverse categorie, si può spiegare come il corrispondente esito locale della parola "prima" risulti disponibile nelle due diverse modalità appena descritte.

Inoltre, si può osservare che, quando le voci marradesi sono il risultato di -mm-, le relative vocali manifestano l'esito di sillaba chiusa, mentre, quando -m- non venne geminato, pur essendosi sviluppata nasalizzazione della vocale, quest'ultima mostra - con tutta evidenza - l'esito di sillaba aperta.

Se qualcuno fosse interessato, si può fare un esempio. A "fiume" corrisponde fiómm /f'jom/. Compare l'esito vocalico di sillaba chiusa - /o/ - e, quindi, la voce risulta tipicamente "settentrionale" in quanto deriva da -mm- anetimologico. Ma a "fame" viene fatto corrispondere l'esito fõm /'fɔ̃m/, quindi, quest'ultima voce ha sviluppato nasalizzazione, ma non è riuscita a "raggiungere" il "livello settentrionale" mediante un successivo passaggio attraverso -mm- (mai intercorso) come si verificò, ad es., per fiómm /f'jom/.

Ciò non corrisponde al comportamento più diffuso dei dialetti settentrionali (anche emiliani, ma non tutti quelli romagnoli) in cui tutte le voci caratterizzate da etimo in -m- transitarono attraverso -mm-.

In genovese, ad es., si hanno sciümme /'ʃymme/ = fiume e famme /'famme/ = fame. Qui tutte le voci sono transitate - in modo completamente generalizzato e indiscriminato - attraverso lo stadio evolutivo -mm-. Qui esiste una sola categoria, diversamente rispetto a Marradi e si possono, quindi, ascoltare esclusivamente le pronunce primma, -u /'primma, -u/ = prima, -o, primmavejja /ˌprimma'vejja/ = primavera ecc..
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 1 ospite