Passaggio incomprensibile nella classificazione di frase nucleare

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Filipponew
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Passaggio incomprensibile nella classificazione di frase nucleare

Intervento di Filipponew »

Salve, come suggerito pongo il mio quesito in questa sezione.

Volume I, Grande Grammatica Italiana di Consultazione (2001), p. 83:
3.4.1.4 Classe A4: 'V F'

Comprende il verbo bisognare che regge [....] Possiamo [da qui cominciano i dubbi] classificare però qui anche due altri gruppi di verbi per i quali la struttura 'V F' può essere considerata la struttura astratta a cui si devono ricondurre le strutture realizzate effettivamente:

a) i verbi come dovere e potere che sono seguiti da una frase all'infinito [...] il cui soggetto diventa obbligatoriamente soggetto del verbo reggente (verbi a sollevamento):

può [FGiorgio partire] →
Giorgio può partire.

b) una parte dei verbi che reggono un complem. predicativo. La struttura effettivamente realizzata è 'sogg. + verbo + compl. pred.', ma le restrizioni di selezione [v. p. 40] valgono prima di tutto tra sogg. e compl. pred., per cui possiamo supporre che la struttura sia in realtà 'verbo + [sogg. + compl. pred.]'; per cui avremo:

diventa [Giovanni — grande] →
Giovanni diventa grande.
In realtà, il punto oscuro è b); il punto a) sembra invece abbastanza chiaro.

Di b) non riesco a comprendere la logica.

Ritengo che la spiegazione stia nelle espressioni:
struttura astratta a cui... ricondurre le strutture realizzate effettivamente
le restrizioni di selezione valgono prima di tutto tra sogg. e c. pred.
Non comprendo però i passaggi logici e linguistici sottostanti: che le restrizioni di selezione valgano principalmente tra sogg. e suo complemento mi pare chiaro, ma non vedo come ciò possa giustificare il considerare (sia pur astrattamente) 'Giovanni grande' come frase.

Nel caso a) invece questo appare giustificato, per via della presenza di un verbo, quindi spostando il soggetto si ottiene una struttura, sia pur astratta, in cui si percepisce la presenza di una frase; in b), a mio modo di vedere, i conti proprio non tornano.
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Infarinato
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Re: Passaggio incomprensibile nella classificazione di frase nucleare

Intervento di Infarinato »

Premesso che non sono un grande esperto di grammatica generativa, ritengo che Lei abbia centrato i termini della questione.

Classificare i verbi a sollevamento e i verbi che reggono un complemento predicativo tra quelli appartenenti al tipo ‹V F› (e ‹V F SP›: si veda piú avanti il §I.3.4.1.7, pp. 84–5) di frasi nucleari, se non altro a livello di struttura astratta, risponde a un criterio di economia tassonomica.

Partiamo dai verbi a sollevamento (quali cominciare, dovere, potere, parere, sembrare). Semanticamente, in una frase quale Giovanni sembra essere stanco (o anche: Sembra che Giovanni sia stanco), ciò che sembra non è Giovanni, ma l’intera frase Giovanni essere stanco (o che Giovanni sia stanco), per cui torna comodo supporre che, a un livello piú astratto, la struttura sia sembra [FGiovanni essere stanco].

Il ricorso a siffatta astrazione torna comodo per spiegare, ad esempio, la seguente asimmetria fra costruzioni a sollevamento e costruzioni a controllo (traggo gli esempi dalla Nuova grammatica italiana di Giampaolo Salvi e Laura Vanelli, «il Mulino», Bologna 2004, p. 228):
    1. Maria deve essere invitata da Piero
    2. Piero deve invitare Maria (= 1a)
    1. Maria vuole essere invitata da Piero
    2. Piero vuole invitare Maria (≠ 2a)
Le diverse strutture astratte rendono immediatamente conto dell’asimmetria:
    1. deve [FMaria essere invitata da Piero]
    2. deve [FPiero invitare Maria]
    1. Maria vuole [Fessere invitata da Piero]
    2. Piero vuole [Finvitare Maria]
Veniamo ora ai verbi che reggono un complemento predicativo. Il punto è che tra fra soggetto e complemento predicativo del soggetto (e fra complemento oggetto e complemento predicativo dell’oggetto) valgono le stesse restrizioni di selezione che intercorrono fra soggetto e predicato nelle frasi copulative (cfr. GGIC, vol. II, §III.4.1, p. 212) e il verbo è sostanzialmente ininfluente, per cui —ancora una volta— torna comodo ricondurre una frase quale Giovanni diventa grande alla struttura astratta (si noti l’assenza del pedice ‹F›, però!) diventa [Giovanni — grande].

P.S. «Decalogo del Buon Cruscone», regola n. 7! ;)
Filipponew
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Re: Passaggio incomprensibile nella classificazione di frase nucleare

Intervento di Filipponew »

Infarinato ha scritto: mer, 22 dic 2021 19:21 Premesso che (...)
Veniamo ora ai verbi che reggono un complemento predicativo. Il punto è che tra fra soggetto e complemento predicativo del soggetto (e fra complemento oggetto e complemento predicativo dell’oggetto) valgono le stesse restrizioni di selezione che intercorrono fra soggetto e predicato nelle frasi copulative (cfr. GGIC, vol. II, §III.4.1, p. 212) e il verbo è sostanzialmente ininfluente, per cui —ancora una volta— torna comodo ricondurre una frase quale Giovanni diventa grande alla struttura astratta (si noti l’assenza del pedice ‹F›, però!) diventa [Giovanni — grande].

P.S. «Decalogo del Buon Cruscone», regola n. 7! ;)
Gentilissimo Infarinato, rispondo, ringraziando, solo ora, non per scortesia (l'ottima risposta l'avevo letta a dicembre), ma perché volevo avere un po' di tempo per farlo come si deve, e solo ora posso.

Come accennato, la risposta si è rivelata più che soddisfacente, con spunti veramente interessanti. Sinceramente non avevo presente il III capitolo del II volume, specifico dei compl. predicatovi.

Sì, all'inizio si afferma che il rapporto SOGGETTO-PREDICATO, normalmente istituito tra SOGGETTO e SV, può anche istituirsi tra un SOGGETTO e un sintsgma di altro tipo.

Tale predicazione senza verbo è sempre subordinata a un verbo (o preposizione) reggente, e può rappresentare l'argomento di quest'ultimo, oppure una predicazione accessoria rispetto a uno degli argomenti della frase sovraordinata.

Il riferimento che giustamente mi ha dato, sottoparagrafo 4.1 a p. 212, sembrerebbe però a prima vista confondere le idee, poiché tratta il parallelismo facendo riferimento esclusivo a compl. ogg. e suo compl. pred., apparentemente escludendo quello del soggetto; tuttavia, nelle righe immediatamente precedenti 4.1 ogni dubbio è fugato.

E difatti sono parimenti inaccettabili:

La rosa sembra infuriata

Sembra che la rosa sia infuriata.

Certo, avevo notato l'assenza del pedice "F", proprio a rimarcare la non valenza frastica della struttura (il tratto interposto, suppongo indichi l'assenza del SV, condizione essenziale alla presenza di una frase).

Pertanto la struttura (astratta) racchiusa tra parentesi quadre viene equiparata (al fine di economicità da lei suggerito) a una frase proprio per questo rapporto alternativo, e per molti aspetti equivalenti (p. es. restrizione di selezione e accordo), a quello classico SOGGETTO-SV.

Per concludere, avevo notato anche un'altra particolarità in questo primo volume, ossia la non precisa definizione di frase nucleare (o se c'è, io non l'ho colta).

Basandomi sui sottoparagrafi 1.2-1.4, p. 38 e ss. (e il significato di nucleare), mi sono fatto l'idea che essa rappresenti l'unità minima dal punto di vista di una costruzione frasale grammaticalmente accettabile, ossia composta degli elementi indispensabili a tale accettabilità.

Inoltre — sottoparagrafo 1.6 p. 43 —, ho evinto che frase nucleare ≠ frase semplice. Infatti nella classificazione data a p. 63 si nota chiaramente che la prima tipologia può includere al proprio interno frasi, in aperta contraddizione con la definizione data in 1.6 (tipica di ogni grammatica nella presentazione della dicotomia frase semplice vs frase complessa). In sostanza, la nucleare può anche essere f. complessa.

Può confermare la correttezza di questa mia ultima considerazione/elucubrazione?
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