«Virus»

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G. M.
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«Virus»

Intervento di G. M. »

Dal Treccani:
vìrus s. m. [dal lat. virus «veleno»], invar. – 1. In biologia, termine con cui si designa un gruppo di organismi, di natura non cellulare e di dimensioni submicroscopiche, incapaci di un metabolismo autonomo e perciò caratterizzati dalla vita parassitaria endocellulare obbligata, costituiti da un acido nucleico (genoma) rivestito da un involucro proteico (capside). [...] 2. fig. a. Intensità quasi patologica di affetti, sentimenti, passioni, istinti irrefrenabili e dannosi: è entrato nel suo animo il v. della gelosia, del sospetto; lo ha rovinato il v. del gioco d’azzardo; si sta nuovamente diffondendo il v. del razzismo. b. In informatica, insieme di istruzioni destinato a danneggiare un sistema di elaborazione (per es., attraverso la cancellazione di parte delle memorie) o a eseguire determinate operazioni all’insaputa dell’utente del computer (per es., comunicare dati personali a un sistema remoto); può essere introdotto direttamente o, più spesso, mascherato all’interno di programmi apparentemente innocui che, duplicati e trasmessi inconsapevolmente da un utente all’altro, diffondono il virus su larga scala con modalità «epidemiche». [...]
Il termine è condiviso in questa forma dalle lingue sorelle, dall'inglese e parecchie altre. Il portoghese lo scrive col segnaccento, vírus; variazioni lievi si trovano in diverse lingue (irlandese víreas, polacco wirus, lettone vīruss, estone viirus, lituano virusas). In islandese convivono vírus e veira, dove il secondo è un conio d'autore (leggo qui, p. 39). Il greco usa invece ιός iós, con un calco (greco antico ἰός iós 'veleno').

A me, castellaniano "oltranzista" (:wink:), qualche anno fa è venuto spontaneo farne viro. Dopotutto, c'è abbondanza di derivati, e quasi tutti quelli formati con un qualche secondo elemento usano come base vir- (virale, virino, viroide, virologia, virogenesi, viromorfosi, ecc.; di virucida s'è parlato qui). Per coerenza, ci starebbe bene anche un'adattamento completo del capostipite.

Fornisco di séguito qualche rara attestazione trovata in Google Libri, evidenziando il termine.

Gazzetta medica italiana, 1852:
La dissi belvina, perché propria tanto della razza canina quanto della felina — e forse di qualche altro bruto. Per analogia chiamato belvino il viro idrofobico. [...]
Tesi. Il viro idrofobico, ossia belvino non agisce direttamente nè indirettamente sul sangue, anzi forse nemmeno su gli umori in genere [...]
(1) A differenza del viro viperino che può essere trangugiato impunemente, e non opera se non in diretto contatto sul sangue; a differenza del viro bubonico, il quale per effetto della sola alitazione e dell'assorbimento cutaneo giunge talvolta a disorganizzare totalmente la massa degli umori non escluso il sangue. La lentezza con cui il viro belvino giunge ad agire, ammetterebbe tutto al più una communicazione da tessuto a tessuto per endosmosi.
Annali di chimica applicata alla medicina, a cura di G. Polli, 1879:
Il viro esiste là, inosservato sino al giorno in cui, per effetto della stagione, del clima, dell'umidità, o della secchezza, o per qualunque altra circostanza che ne sfugge, esso ritrova delle condizioni che lo propagano nell'uomo o negli animali. L'epidemia scoppia allora e persiste sino a che le condizioni che la fecero nascere cessano d'esistere. [...] Così dunque, sempre citando Davaine, ciò che manca all'epidemia, non è il viro, sono le condizioni che gli danno attività.
Nel resto del testo si usa virus, scritto sia in tondo sia in corsivo.

La ricerca scientifica, 1932:
[...] si giunge alle seguenti conclusioni: 1º Esiste nel siero di individui già colpiti dal tifo esantematico un principio che neutralizza il viro esantematico isolato dal cervello dei ratti di Atene [...]
Anche qui il resto del testo usa virus, anche poche righe sopra: mi viene il dubbio che quest'unico viro sia involontario, frutto di una svista.

Il mio dubbio principale circa viro riguarda il fatto che la parola esiste già con un altro senso: sempre dal Treccani:
viro s. m. [dal lat. vir viri], poet. – Latinismo raro per uomo: turbeD’infanti e di femmine e di viri (Dante); O luce etterna del gran viro A cui Nostro Segnor lasciò le chiavi (Dante, riferendosi a s. Pietro).
Non c'è naturalmente potenzialità di confusione nel quotidiano, visto che nessuno usa questo viro oggi. Ma mi dispiacerebbe che, in un secondo momento, nel rileggere il padre della nostra lingua (e non solo) ci potesse essere un'involontaria associazione di significati, e d'un genere tanto "suggestivo". Tuttavia penso anche che in molti casi questo, poi nella pratica, non sia un problema (non associamo il grafico 'rappresentazione schematica' al grafico 'tecnico specializzato in grafica', né il fisico 'studioso di fisica' al fisico 'complessione del corpo', ecc.).

Con un ragionamento simile ma un po' diverso, viro è rifiutato in questo testo di B. Verratti del 1873:
[...] la naturale logica della lingua aborre gli omonimi pericolosi [...]. E viro, se anche questo è vocabolo morto, come rappresentativo del vir latino, per quanto adoprato una volta da Dante, parrebbe collegarsi coi vivi e vegeti vocaboli virile, virilità; coi quali non ha punto che fare.
Questo problema dei derivati, vediamo a distanza di 150 anni, è superato, dato che virus ne ha prodotti molti come vir, e non li confondiamo né siamo disturbati dalla loro somiglianza: verrebbe naturale, quindi, collegare il "nuovo" viro a virale e non a virile.

Una possibile soluzione per disambiguare potrebbe essere farne vire, cambiando arbitrariamente la terminazione. :? Ma varrebbe comunque solo per il singolare...
Avatara utente
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Re: «Virus»

Intervento di Infarinato »

Fuori tema
G. M. ha scritto: sab, 08 gen 2022 0:09 Il greco usa invece ιός iós, con un calco (greco antico ἰός iós 'veleno').
È molto «piú» di un calco;)
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Re: «Virus»

Intervento di Freelancer »

Fuori tema
G. M. ha scritto: sab, 08 gen 2022 0:09 A me, castellaniano "oltranzista" (:wink:), qualche anno fa è venuto spontaneo farne viro.
Ma Castellani ce l'aveva con gli anglismi, non con i latinismi; infatti il titolo del suo famoso articolo è Morbus anglicus
Avatara utente
G. M.
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Re: «Virus»

Intervento di G. M. »

Fuori tema
Freelancer ha scritto: sab, 08 gen 2022 19:08 Ma Castellani ce l'aveva con gli anglismi, non con i latinismi; infatti il titolo del suo famoso articolo è Morbus anglicus...
Io non “ce l’ho” con nessuno, nemmeno cogli anglicismi. :wink:

Con «castellaniano “oltranzista”» volevo dire che mi fa piacere disporre (come alternativa, almeno) di parole strutturalmente italiane per ogni concetto, anche nei casi in cui il forestierismo usato solitamente per indicare tale concetto appare più tollerabile e/o molto difficile da sradicare (come questo, o il diapason a cui rimandavo). Al momento, non c'è un modo agile per esprimere in italiano (senso 2) il concetto di virus, come altre lingue possono invece fare rimanendo all'interno del proprio confine fonotattico: mi piacerebbe poter colmare questa lacuna.

L'uso dei forestierismi (in corsivo, come virus qui, p. 137, riga 7) per me è lecito (e, nel caso particolare dei latinismi, anche un po' di più), purché occasionale e consapevole. Non mi piace quando il forestierismo è o diventa (ai fini pratici) l'unica risorsa linguistica disponibile per esprimere un certo concetto.

Se le fa piacere, discuto volentieri di questo argomento, ma in tal caso le chiederei di aprire un filone apposito. :)
Utente cancellato 676

Re: «Virus»

Intervento di Utente cancellato 676 »

Fuori tema
G. M. ha scritto: sab, 08 gen 2022 20:57
Freelancer ha scritto: sab, 08 gen 2022 19:08 Ma Castellani ce l'aveva con gli anglismi, non con i latinismi
Io non “ce l’ho” con nessuno, nemmeno cogli anglicismi. :wink:
Qui però si dimostra più purista Crivello di lei.

Ad ogni modo temo che viro nei piú evocherebbe piú vir che non virus.
SamueleBozzato
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Re: «Virus»

Intervento di SamueleBozzato »

Carino viro. Comunque in italiano il termine è un latinismo raro di uomo.
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