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«Plaid»
Inviato: mar, 27 mar 2007 18:00
di Marco1971
Nella lista viene reso con scialle, coperta, che sono iperonimi. Qui c’è un’unica via, l’adattamento. Un semiadattamento esiste già: pled; allora ne ricaverei pledo. Oppure, mantenendo la grafia originale, plàido (che difficilmente può confondersi coll’arcaico plàito/plàido/plèido ‘lite, piato, causa giudiziaria’). Plèido seguirebbe la pronuncia /plEid/, data per prima nel GRADIT. Tutti rivestimenti inappariscenti.
Inviato: mer, 28 mar 2007 17:30
di Federico
Per quanto mi riguarda la genericità di coperta non è mai stata un problema in casa mia, dove abbondano i plaid, cui ci riferiamo semplicemente dicendo coperta, appunto; semmai si può dire copertina per distinguerla dalle coperte del letto, senza tema di essere fraintesi.
Inviato: mer, 28 mar 2007 18:00
di Marco1971
E in un negozio di coperte, come se la cava? «Vorrei una coperta»? Penso che il commesso o la commessa le risponderebbe «Che tipo di coperta vuole?», e lei, se non vuole descrivere in lungo e in largo il pledo, dovrà ricorrere al termine specifico.
Inviato: mer, 28 mar 2007 18:25
di Freelancer
Ossia, dovrà dire
un plaid o qualunque altro termine adoperato nel negozio, oppure imbarcarsi in una lezione/conversazione di purismo e adattamento, se non ci sono altri clienti in attesa magari ci sarà il tempo di farla.

Inviato: mer, 28 mar 2007 18:45
di Marco1971
Io scommetto che, passati i primi secondi, se chiedo un plèdo nel negozio, non mi porteranno un materasso o un guanciale. All’occasione farò la prova: non ho certo paura dello sguardo altrui.
Inviato: mer, 28 mar 2007 19:00
di Bue
Anche se subito dopo entro io e chiedo un "matarazzo", capiscono... O se chiedo una "cuperta", o un "lenciolo", o se cambio bizzarramente la posizione dell'accento ecc. capiscono e me lo danno, ne sono sicuro. E alla mia uscita commenteranno: "Oh, ma tutti oggi, arrivano?"
Inviato: mer, 28 mar 2007 19:21
di Marco1971
Beh, tu e la Giulia avete questa fissazione di cosa dirà la gente, che è anche legittima, non dico il contrario. Ma non ce l’abbiamo tutti, o non in cosí alto grado.
Inviato: gio, 29 mar 2007 9:53
di giulia tonelli
Il punto non e' "cosa dice la gente". Il punto e' che il semplice fatto che in un negozio di coperte se lei chiede un "pledo" capiscono e le vendono un plaid, questo non implica che sia un buon traducente, ne' che abbia qualche speranza di essere usato da altri oltre che da lei. Infatti, anche se uno entra e chiede un matarazzo capiscono e gli vendono un materasso, ma non e' che dall'indomani si mettono a dire matarazzo, non gli viene neanche in mente, catalogano la cosa come stranezza individuale e continuano a dire materasso. Quindi, il fatto che nel negozio capirebbero la parola pledo e' irrilevante ai fini di capire se questa parola possa o meno sostituire plaid.
Lei puo' dire "e a me che importa? se mi capiscono io la uso lo stesso". Ognuno puo' parlare come crede, ci mancherebbe altro, basta farsi capire. Ma probabilmente alcuni qui si chiedono se certe parole abbiano o no il potere di scalzare dei forestierismi nella societa' in generale, piu' che cercare un lessico personale che soddisfi i propri criteri estetici e che nessun altro usera' mai. Ed e' per questo che ci si preoccupa delle reazioni delle persone alle parole, non perche' si ha paura dello sguardo altrui.
Inviato: gio, 29 mar 2007 11:10
di Bue
Comunque volevo aggiungere in passando che plaid per me fa parte della lingua madre, anzi della lingua nonna, visto che lo usavano molto frequentemente e senza batter ciglio anche le mie nonne (classe 1895 e 1907, titolo di studio terza e quinta elementare rispettivamente), pronunciandolo /plEt/ (con desonorizzazione della consonante finale tipica del mantovano) sia quando parlavano in dialetto sia quando parlavano in italiano (regionale). Per me, forse in quanto nativo della straniera Padania, pledo sarebbe una parola non solo nuova, ma osticamente innaturale.
Inviato: gio, 29 mar 2007 12:53
di Marco1971
Pledo non è un traducente, è l’adattamento completo (o assimilazione totale) di plaid, come ragazzo è l’adattamento, non la traduzione, di raqqaz. I mutamenti linguistici non avvengono mai dall’oggi al domani.
Inviato: gio, 29 mar 2007 16:38
di Bue
Marco1971 ha scritto: I mutamenti linguistici non avvengono mai dall’oggi al domani.
Ma le rivoluzioni (che vengano dalla base o che siano oligodirette) si`. Mi sembrava di aver capito che si auspicasse la rivoluzione, guidata da qualche indomito eroe della lingua, non un cambiamento spontaneo e dai tempi lunghi.
Fuori dalle battute, quello su cui per mio conto non mi stanco di insistere - da totale profano - e` che non e` piu` possibile continuare a ragionare con gli schemi passati.
Non siamo piu` ai tempi in cui
raqqaz diventava ragazzo, i tempi sono cambiati, c'e` la globalizzazione! C'e` l'influenza della lingua scritta, l'alfabetizzazione di massa, i meccanismi sono diversi!!!
Ma tanto so gia` la risposta: "gli spagnoli..."
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Inviato: gio, 29 mar 2007 16:45
di fabbe
Bue ha scritto:Ma tanto so gia` la risposta: "gli spagnoli..."
... e tutte le altre lingue.

Inviato: gio, 29 mar 2007 16:48
di Marco1971
Infatti, è perfettamente inutile proseguire la discussione su questo punto, già ampiamente trattato.
Inviato: gio, 29 mar 2007 17:07
di Bue
fabbe ha scritto:Bue ha scritto:Ma tanto so gia` la risposta: "gli spagnoli..."
... e tutte le altre lingue.

L'inglese no di certo.
Inviato: gio, 29 mar 2007 17:14
di Bue
Marco1971 ha scritto:Infatti, è perfettamente inutile proseguire la discussione su questo punto, già ampiamente trattato.
E allora, visto che ogni discussione e` inutile, lasciate ai dissidenti almeno il gusto di intervenire con qualche battuta ironica di tanto in tanto.