Poi l'articolo prosegue.
Come possiamo notare dagli ultimi due esempi – il primo tratto da un manuale operativo di un apparato elettronico chiamato invertitore (o inverter), il secondo tratto da un sito di informatica – l’impiego di startare è legato a un ambito specialistico e a un uso gergale, e il suo significato è quello di ‘avviare un’operazione, un programma, un software, un server, un’applicazione, ecc.’.
Ora, l'apparecchio elettronico di potenza in questione si chiama ufficialmente
"convertitore di frequenza SINAMICS G110", invece che
inverter o
invertitore. Questo per due buone ragioni. La prima è che gli
inverter in italiano non sono altro che convertitori di corrente. La seconda è che l'apparecchio in questione non è
stricto sensu un
inverter.
Insomma, tra tutte le scelte lessicali che si potevano fare, qui l'autrice dell'articolo della Crusca ha effettuato a mio avviso quelle peggiori. L'articolo diffonde un inesatto gergalismo anglosassone, cioè
inverter per indicare il convertitore di frequenza che comanda un motore, ed al contempo ignora la definizione comune degli
inverter in italiano, cioè convertitori CC-CA. La traduzione riportata, invertitore, è poco diffusa fuori dell'ambito accademico, ma, soprattutto, qui è errata in quanto non traduce il termine
inverter nel senso di convertitore di corrente continua in corrente alternata, ma bensì
inverter nel senso di circuito elettronico di potenza che comanda un motore. Per riferimento:
- la voce elettronica di potenza dal sito della Treccani
- dispense dell'università di Bologna, che non è quella che ho frequentato io, ma posso testimoniare che la trattazione non cambia di molto da regione a regione
- il manuale dei parametri del G110, all'inizio del quale si trova una nota informativa con il nome dell'apparecchio tradotta in cinque differenti lingue europee
Se trovo il tempo, proseguo con l'analisi dell'articolo in questione.