Lunghezza percepita e posizione dell’accento

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G. M.
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Lunghezza percepita e posizione dell’accento

Intervento di G. M. »

Parliamo spesso della maggior brevità degli anglicismi rispetto alle nostre parole, e del fatto che la brevità è —direi comprensibilmente— un fattore molto importante per il successo di un'espressione rispetto ad altre di significato simile ma più lunghe.

Da anni ho una certa impressione, che, in modo vago e sottile ma persistente, mi gira in testa quando faccio caso a questo fenomeno. Non ho mai trovato scritto nulla in proposito, e volevo chiedervi se per caso ne sapete qualcosa, se l'avete anche voi oppure no. La sensazione è questa: mi sembra che, facendo una media generale, in qualche modo una parola suoni più veloce più l'accento cade "a sinistra". Non faccio riferimento ad accentazioni "piucchesdrucciole", che in italiano abbiamo solo per certe forme verbali (più eventuali clitici) e per le quali la mia impressione non è tanto netta, ma alle nostre normali tronca, piana e sdrucciola.

Se fosse vero, e tale percezione fosse comune, ciò potrebbe spiegare lo spostamento dell'accento a sinistra che da tempo in italiano si verifica per i nomi stranieri (anche dei nostri dialetti, comunque di forma non compiutamente italiana). (Oltre, naturalmente, all'imitazione dell'accentazione inglese, che fra l'altro gli italiani spesso ipercorreggono: rèlax, pèrformans, ecc.).

Mi sembra, per fare qualche esempio (scrivo i nomi all'italiana per semplicità) che Cèrnobil suoni più rapido di Cernòbil, Vladìvostoc di Vladivostòc, Vòlgograd di Volgogràd, mànaġment di manàġment, San Sebàstian di San Sebastiàn, Càttelan di Cattelàn, eccetera.

Che ne pensate? Avete mai avuto un'impressione simile?
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Re: Lunghezza percepita e posizione dell’accento

Intervento di Infarinato »

Credo che la sua impressione sia dovuta al fatto che una vocale accentata oltre la penultima sillaba è meno lunga di quando si trova in questa posizione, e.g.: càpito [ˈkaˑpito] ~ capíto [kaˈpiːto]. A ciò si unisce forse un fattore neuropsicologico, per cui una delle informazioni essenziali per l’individuazione del significante (e quindi del significato) della parola è comunicata prima, sicché il resto della stessa diventa meno importante e ci sembra quindi meno «ingombrante» richiedendo meno attenzione da parte nostra. E lo stesso fattore potrebbe giocare un ruolo opposto nella percezione della durata delle parole accentate sull’ultima sillaba, alla quale bisogna «aspettare» di arrivare…

Quanto alle differenze tra inglese e italiano su questo particolare punto, rimando al discorso su isocronia accentuale e isocronia sillabica.
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G. M.
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Re: Lunghezza percepita e posizione dell’accento

Intervento di G. M. »

Infarinato ha scritto: gio, 24 feb 2022 18:17 Credo che la sua impressione sia dovuta al fatto che una vocale accentata oltre la penultima sillaba è meno lunga di quando si trova in questa posizione, e.g.: càpito [ˈkaˑpito] ~ capíto [kaˈpiːto].
Dunque, dunque… da anni avevo anche quest’impressione specifica*; ma, cercando poi riscontri nel MaPI di Canepari (seconda edizione, ristampa emendata), mi ero fatto l’idea che fosse solo una mia percezione (magari dovuta a una qualche caratteristica regionale della mia zona), e non ci fosse questa differenza bensì fosse [ː] in entrambi i casi. Infatti nel § 5.5.2 (Durata fonetica) Canepari non rileva questo fatto, e anzi trascrive abile come [ˈaːbile]. Più avanti, nel § 8, scrive ancora: [ˈʧeːzaɾe, ˈʧɛːzaɾe], [ˈɔːpeɾa], [ˈduːpliʧᴇ], [ˌpσɾtaˈʧɛːneɾe]**, e altri analoghi (anche proprio [ˈkaːpito, kaˈpiːtσ]), tutti con [ː], benché faccia anche ampio uso di [ˑ].

Quindi, Canepari sbaglia e avevo invece ragione io? Oppure lo sto interpretando male?
Infarinato ha scritto: gio, 24 feb 2022 18:17A ciò si unisce forse un fattore neuropsicologico, per cui una delle informazioni essenziali per l’individuazione del significante (e quindi del significato) della parola è comunicata prima, sicché il resto della stessa diventa meno importante e ci sembra quindi meno «ingombrante» richiedendo meno attenzione da parte nostra. E lo stesso fattore potrebbe giocare un ruolo opposto nella percezione della durata delle parole accentate sull’ultima sillaba, alla quale bisogna «aspettare» di arrivare…

Quanto alle differenze tra inglese e italiano su questo particolare punto, rimando al discorso su isocronia accentuale e isocronia sillabica.
Grazie mille per queste informazioni, molto interessanti. :) Purtroppo sono cose di cui non so più o meno nulla; cercherò di approfondire quando avrò occasione.

[*Curiosamente, quando ancora non avevo iniziato ad approfondire il mio interesse per la lingua e di queste cose sapevo poco o nulla, credo che il mio primo lontano contatto con un membro di Cruscate, Carnby, sia stato proprio per il fatto che non mi convinceva la trascrizione [ˈbuːkarest] con [uː], dove l’u non mi sembrava tanto lunga.

**Servirebbe un simbolo diverso per [ɾ]. L'attuale «ɾ» è troppo simile a «r»: in un testo stampato in dimensioni normali è facilissimo confonderli, visto anche che da noi ricorrono nella stessa posizione.]
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Re: Lunghezza percepita e posizione dell’accento

Intervento di Infarinato »

G. M. ha scritto: sab, 26 feb 2022 1:51 [C]ercando […] riscontri nel MaPI di Canepari […], mi ero fatto l’idea che […] non ci fosse questa differenza bensì fosse [ː] in entrambi i casi. Infatti nel § 5.5.2 (Durata fonetica) Canepari non rileva questo fatto, e anzi trascrive abile come [ˈaːbile]. Più avanti, nel § 8, scrive ancora: [ˈʧeːzaɾe, ˈʧɛːzaɾe], [ˈɔːpeɾa], [ˈduːpliʧᴇ], [ˌpσɾtaˈʧɛːneɾe]**, e altri analoghi (anche proprio [ˈkaːpito, kaˈpiːtσ]), tutti con [ː], benché faccia anche ampio uso di [ˑ].
([ˈʧɛːneɾe] non si può vedere… né sentire: in italiano cenere è /ʧe̍nere/ [ˈʧeːneɾe]. :twisted:)

Per ragioni didascaliche e di economia trascrittoria, anch’io normalmente userei un crono, ma l’accorciamento c’è (forse qualcosa d’intermedio fra un crono e un semicrono, a voler essere pedanti) e con tutta probabilità esso ha giocato un ruolo importante anche storicamente: si vedano le parole del Castellani citate nella nota n. 7 di p. 5 di questo mio saggio;)
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Re: Lunghezza percepita e posizione dell’accento

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Infarinato ha scritto: sab, 26 feb 2022 16:18 ([ˈʧɛːneɾe] non si può vedere… né sentire: in italiano cenere è /ʧe̍nere/ [ˈʧeːneɾe]. :twisted:)
Sì, una mia svista nel fare copia-incolla... :oops: Cénere fra l'altro è anche la mia pronuncia spontanea.
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