Pronuncia della dieresi su «i» diacritica

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Ferdinand Bardamu
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Pronuncia della dieresi su «i» diacritica

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Nella poesia dei secoli passati si usava porre il segno di dieresi anche sulla ‹i› diacritica. Un esempio tratto dall’Iliade tradotta da Vincenzo Monti:

nel sonno
tutti giaccion sommersi i collegati,
che da diverse regïon raccolti,
né figli avendo né consorte al fianco,
lasciano ai Teucri delle guardie il peso.


Mi chiedo se davvero nella pronuncia si debba far sentire quell’‹i›. Mi verrebbe da dir di sí, perché altrimenti la conta delle sillabe non torna; tuttavia, è con ogni evidenza una lettura innaturale. (Mi ha sempre lasciato perplesso questa scansione «grafica» del verso: è possibile che i poeti d’un tempo non si rendessero conto della natura diacritica di questa lettera? o è una mera licenza poetica, con la quale si può giustificare qualunque violazione della norma?).
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Re: Pronuncia della dieresi su «i» diacritica

Intervento di Infarinato »

Si giustifica come latinismo. ;) Sono sicuro che Monti non metterebbe mai la dieresi su ragione o cagione
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Ferdinand Bardamu
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Re: Pronuncia della dieresi su «i» diacritica

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Grazie: non ci avevo pensato. Sto rileggendo le versioni classiche dei poemi omerici (l’Iliade di Monti e l’Odissea di Pindemonte), e se ne trovo altri esempi li segnalerò qui come ulteriori prove.
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G. M.
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Re: Pronuncia della dieresi su «i» diacritica

Intervento di G. M. »

In Google Libri si possono trovare anche esempi di ciò in posizione postonica, come effigïe /efˈfiʤi.e/*. È ancora più innaturale: ma la lingua della poesia è bella anche perché, nel suo artificio e nell'esserne consapevole, può permettersi di esserlo volutamente.

Anche la suddetta è latinamente giustificata (effigies) e corretta secondo la nostra tradizione; ma come nota Pinchera**, «abbondano anche [...] dieresi errate, ex lege [...], usate da autori non sospettabili di imperizia tecnica», tra cui Ariosto, Parini, Monti (di cui l'autore ricorda un esempïo), Manzoni, Carducci, Pascoli, D’Annunzio.

Spero di non scandalizzarvi troppo, ma io mi sento generalmente propenso a "liberalizzare" i criteri per la dieresi, oltre quello etimologico tradizionale, molto stretto... :mrgreen:

[*Abbandono momentaneamente la scrittura dell'accento "alla Muljačić" perché il sistema crea in automatico la legatura ⟨ffi⟩ e ciò mi fa "cadere" il diacritico dalla i. :?
**A. Pinchera, La metrica, Mondadori, Milano 1999, p. 30.]
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Ferdinand Bardamu
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Re: Pronuncia della dieresi su «i» diacritica

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Ferdinand Bardamu ha scritto: ven, 25 mar 2022 21:50 Sto rileggendo le versioni classiche dei poemi omerici (l’Iliade di Monti e l’Odissea di Pindemonte), e se ne trovo altri esempi li segnalerò qui come ulteriori prove.
Eccone un altro esempio, libro XVIII, v. 765: effigïato. Direi che rimane valido quanto detto da Infarinato qui sopra.
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