Vocali medio-alte e medio-basse in Puglia: fonemi o allofoni?

Spazio di discussione su questioni di fonetica, fonologia e ortoepia

Moderatore: Cruscanti

Intervieni
Giuseppe Di Gregorio
Interventi: 1
Iscritto in data: dom, 15 mag 2022 16:22

Vocali medio-alte e medio-basse in Puglia: fonemi o allofoni?

Intervento di Giuseppe Di Gregorio »

Ho letto in molte fonti che negli italiani regionali pugliesi le vocali medio-alte [ˈe], [ˈε] e medio-basse [ˈo] [ˈɔ] toniche non sono considerabili dei fonemi distinti, ma degli allofoni dei fonemi [ˈε] e [ˈɔ], essendo in distribuzione complementare. In sillaba aperta compaiono le medio-alte e in sillaba chiusa le medio-basse, da qui la famosa frase che un pugliese pronuncerebbe ''un p[o]co di p[ɔ]llo''. Ora, vivendo in Puglia da quasi 23 anni, ossia da quando sono nato, posso sostenere con certezza che non è proprio così. Prima di tutto, in sillaba aperta di parola sdrucciola e tronca ci sono le medio-basse, ma anche in sillaba aperta di parola piana non ricorrono mica sempre e solo le medio-alte. Per farla breve, la generalizzazione che ho fatto è la seguente: [ˈε] e [ˈɔ] diventano [ˈe] e [ˈo] in sillaba aperta di parola piana seguita da una sillaba di tipo V o CV. Quindi c[ˈo]sa, b[ˈe]ne, p[ˈo]co, er[ˈo]e sono pronunciate con vocali medio-alte. Di contro, g[ˈε]nio, pr[ˈε]mio, v[ˈε]tro, inn[ˈɔ]cuo, sono pronunciati con medio-basse sebbene le vocali medie si trovino in sillaba aperta di parola piana. La sillaba che segue infatti è di tipo CCV.
Il problema sorge quando nel contesto che farebbe scattare la regola, ossia [ˈε], [ˈɔ] ⇾ [ˈe], [ˈo] / {_ . V #} {_ . CV #}, possono trovarsi anche le medio-basse. I plurali di parole come g[ˈε]nio, pr[ˈε]mio, sono g[ˈε]ni, pr[ˈε]mi, con una medio-bassa anche se dovrebbero avere una medio-alta. Visto che queste parole possono costituire anche coppie minime col plurale di gene e la seconda persona singolare del presente indicativo del verbo premere,
g[ˈε]ni (persone geniali) di contro a g[ˈe]ni (del corpo)
pr[ˈε]mi (plurale di premio) di contro a pr[ˈe]mi (tu premi).

Potremmo affermare che sono fonemi distinti invece che allofoni?

Il mio dubbio è che ci possa essere qualche vincolo morfologico che impedisce di conferirgli statuto fonematico, avendo normalmente g[ˈε]ni e pr[ˈε]mi nei morfemi lessicali una [j] che scompare prima di [i], mentre in g[ˈe]ni e pr[ˈe]mi non c'è nessuna [j]. Comunque però nei plurali di genio e premio io non pronuncio nessuna [j] che pronuncerei al singolare.
Tutto questo è riferito all'italiano regionale della mio paese, Bisceglie (BT), ma è uguale anche nella maggior parte(sebbene non in tutti) degli altri comuni pugliesi.
Voi che ne pensate?
Avatara utente
Infarinato
Amministratore
Interventi: 5203
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
Info contatto:

Re: Vocali medio-alte e medio-basse in Puglia: fonemi o allofoni?

Intervento di Infarinato »

Premetto che non sono un esperto di varietà regionali pugliesi. Mi limito pertanto a riportare le parole del Canepàri riguardo al pugliese centrosettentrionale (Luciano Canepàri, Manuale di pronuncia italiana [MªPI], Zanichelli, Bologna 2004, pp. 453–4):
L. Canepàri, loc. cit., ha scritto: Per quanto riguarda la distribuzione per e, o, abbiamo la «regola pugliese»: /e o/ in sillaba accentata non-caudata penultimale (tranne qualche specificazione data sotto): vedo, bene, piedi, lieve, mieto, Daniela, Gabriele, Michele, modo, mole, adoro, pilota, profeta, presi, io posi, tu posi, nuovo, noce, soci, doge, feroce, o ultimale composta: assemblea, idee, trofeo, andrei, sei, noi, poi, boa, canoe. Altrimenti si ha /ɛ ɔ/, e cioè: in sillaba caudata: vendo[no], questo, metto[no], pongo[no], agosto, sotto, per, non, sierra, siesta, bietta, in sillaba non-caudata ultimale: perché, , ventitré, perciò, o terzultimale: vedono, adorano, presero, posero, lievito, mietono, Jesolo (o quartultimale: pomiciano), anche non-caudata non-ultimale composta: reuma, meteora, proteico, foiba, o non-caudata seguíta da sillaba terminante in /VV/: tenue, aereo, bronzeo, o in /(l/r)jV/: leguleio, soia, vassoio, requie, Elio, olio, deleterio, oratorio, spezie, ozio, o in /CrV, ClV, wV/: vetro, lepre, piovra, otre, peplo, equo, segui. Perlopiú, forme come specie, impecio, ferocia, socio, soci, doge, fregio rientrano nella «regola» esposta, ma possono oscillare a seconda dei parlanti (come anche roba). Però, ie, in sillaba non-caudata, è sempre /je/, come in: dietro, pietra, Pietro, ciliegia, ciliegie; diesis oscilla.
Venendo quindi alla sua domanda, per quanto riguarda, ad esempio, il dialetto barese, /e ɛ o ɔ/ sono senz’altro dei fonemi (realizzati come dittonghi a livello fonetico), come dimostrano le coppie unidivergenti vénë «viene» ~ vènë «vena», e lórë «loro» ~ lòrë «lauro».

Quanto alla corrispondente varietà regionale (si parla ovviamente del pugliese centrosettentrionale, ché quello meridionale [salentino] possiede solo cinque fonemi vocalici, piú il solito /ə/ in sillaba non accentata), avendo Lei trovato delle coppie unidivergenti, dovremmo stricto sensu propendere per la fonemicità dei foni in questione. Tuttavia, come ben illustra il Canepàri, esistono delle oscillazioni, come spesso càpita nelle varietà regionali, in cui si sovrappongono le abitudini fonetiche dialettali (anche di chi il dialetto nemmeno lo conosce) alla morfologia italiana (= toscana), sicché queste varietà —e qui mi concedo un’osservazione personale— non sono mai del tutto omogenee, ma presentano variazioni diatopiche e idiolettiche anche notevoli, per cui riesce difficile (e ha forse poco senso) definire per esse un preciso inventario fonematico.

P.S. Benvenuto! :)
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 1 ospite