«Kinkshaming»

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Luke Atreides
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«Kinkshaming»

Intervento di Luke Atreides »

Che traducente proporreste per tradurre in italiano la locuzione inglese kinkshaming?
Il kinkshaming si tratta della discriminazione verso chi ha un certo fetish o un altro.
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G.B.
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Re: «Kinkshaming»

Intervento di G.B. »

Derisione del sesso non convenzionale.
G.B.
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Carnby
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Re: «Kinkshaming»

Intervento di Carnby »

Parafilofobia. :)
Luke Atreides
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Re: «Kinkshaming»

Intervento di Luke Atreides »

Carnby ha scritto: ven, 10 giu 2022 21:28 Parafilofobia. :)
Prego anche la spiegazione, Carnby.
Se lei vuole.
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Carnby
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Re: «Kinkshaming»

Intervento di Carnby »

Luke Atreides ha scritto: ven, 10 giu 2022 23:41 Prego anche la spiegazione, Carnby.
Se lei vuole.
Ma certo. Kink equivale alla pratica di parafilie, ovvero deviazioni (entro certi limiti, normali) dal normale centro di attrazione sessuale, nello specifico particolarismi verso parti del corpo secondarie o indumenti. Da parafilia ho ricavato parafilofobia, che sembra (e in un certo senso lo) è uno scioglilingua; forse è meglio antiparafilismo, per kinkshaming?
brg
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Re: «Kinkshaming»

Intervento di brg »

Carnby ha scritto: sab, 11 giu 2022 8:21 [...] forse è meglio antiparafilismo [...]
O "antiparafilia", "misoparafilia".

P.S. altro termine inutile.
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Carnby
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Re: «Kinkshaming»

Intervento di Carnby »

brg ha scritto: sab, 11 giu 2022 12:13altro termine inutile.
Non è compito nostro stabilire quale parola sia «inutile» oppure no. Per me potrebbero essere «inutili» anche stalinista e terrapiattista, eppure seguaci di queste idee paiono esserci.
brg
Interventi: 492
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Re: «Kinkshaming»

Intervento di brg »

Carnby ha scritto: dom, 12 giu 2022 7:50 Non è compito nostro stabilire quale parola sia «inutile» oppure no. Per me potrebbero essere «inutili» anche stalinista e terrapiattista, eppure seguaci di queste idee paiono esserci.
La differenza è che "stalinista" o "terrapiattista" sono termini accettati, non gergali, che alcune categorie di persone non avrebbero addirittura problemi ad attribuire a sé stessi.
Invece questo "kinkshaming", come tutti gli altri "qualcosashaming", è un termine inventato da certe categorie di persone per difendersi da offese verbali, o supposte tali, ribaltando l'attacco grazie alla carica denigratoria associata al suffissoide "-shaming". Nei fatti, questa categoria di termini è caratterizzata da una connotazione negativa irriproducibile e da una denotazione intenzionalmente molto vaga ed incerta. Si tratta di parole, come peraltro i "qualcosawashing", che non hanno un significato, un referente preciso, identificabile tramite qualche concetto, ma affidano il proprio messaggio quasi esclusivamente alla carica emotiva associata alla parola. Sono quasi una forma regressiva di linguaggio.

Lo definisco termine inutile, perché fortemente gergale e del tutto dipendente dalla sensazione che al momento, e sottolineo al momento, viene associata al suffissoide "-shaming". Se, anzi, quando si giungerà ad un abuso di questi termini, per cui la gente si stancherà di essere definita "qualcosashamer" per ogni frase pronunciata, lo "shaming" verrà messo in burletta assieme a chi lo usa, perdendo la sua connotazione. Perdendo la connotazione, queste parole perdono tutto e spariscono.

Quindi, se esiste la parafilia, può esistere anche la antiparafilia (poiché non vedo la necessità di aggiungervi il suffisso "-ismo"): tuttavia la seconda non potrà mai avere la stessa connotazione, né la stessa denotazione di "kinkshaming". Ed è una fortuna.
domna charola
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Re: «Kinkshaming»

Intervento di domna charola »

Non sarei così drastica. Anch'io inizialmente ho pensato "e a che serve"?
Poi però pensandoci, mi rendo conto che la pratica del denigrare ha ormai un impatto sociale pesante.
Per usare un iperonimo che ne comprende almeno una parte, penso al bullismo. C'è sempre stato, anche fra ragazzini a scuola, però erano i compagni di classe, persone che avevi davanti, in numero limitato, e con un adulto in zona - l'insegnante, il genitore - a cui chiedere aiuto e in grado di prendere la tua difesa. Da un lato, per "assorbire il colpo": "non ci badare, lascialo perdere, è solo una battuta fuori luogo", e dall'altro intanto partiva la nota o la ramanzina. Adesso abbiamo ragazzini da soli di fronte al mondo, letteralmente, in reti sociali con centinaia di "amici" mai visti e di cui non si sa nulla realmente, pronti a insultare solo per sfogare le proprie frustrazioni. E l'impatto è devastante, come si è visto già più volte, sino all'annullamento di sé - dai disturbi alimentari a esito lento sino all'atto irrecuperabile e istantaneo - nonostante molto spesso la vittima non si renda nemmeno conto di esporsi. In molti casi non si pensa che quell'insulto sia così grave, si minimizza pensando che sia solo una delle tante battutacce consentite.
Invece non è così, quello che posso dire faccia a faccia a un amico, e magari poi ci ridiamo sopra assieme, è un insieme molto più vasto di quanto si può tollerare scritto nero su bianco in un sito pubblico.
E quindi è necessario classificare e dare un nome preciso alle cose, a tutte le possibili cose, per poter dire: "questo non si fa", per poter definire al limite anche un reato. Altrimenti si lascia il campo alle interpretazioni, che tendono magari a scagionare l'imputato, e bollare di fragilità psichica - immotivata - la vittima.
Va detto chiaramente: prendere in giro per l'origine etnica non si fa. Prendere in giro per la religione non si fa. Per le idee politiche: no. Per il genere: no. Ma anche per molte altre cose che sino all'altro ieri potevano essere banali, ma che ora, con i mezzi di diffusione delle idee e delle frasi, non lo sono più. Non va bene insultare per la forma corporea, non va bene insultare per i gusti, non va bene disapprovare le scelte personali che siano nel campo affettivo, sessuale, dell'animale preferito o del tipo di detersivo. Sappiatelo: questo è il messaggio in tutti questi *coso-shaming. Anche questa cosa che pensavate innocua o divertente, non si fa. E se qualcuno ti fa stare male con una denigrazione di questo tipo, è tuo diritto segnalarlo e farti valere, non subire: secondo messaggio importante.
E questo semplicemente perché il rischio dato dall'amplificazione è elevato, c'è gente che alla fine ci lascia le penne.

Per il peso sociale che la cosa assume, non me la sento di affondare un uso che percepisco come profondamente alieno, e che talvolta mi fa sorridere.
L'importante, anche dal punto di vista dell'efficacia, è che si trovino termini italiani equivalenti e più trasparenti di quelli di importazione.
Temo sia necessario.
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