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«Podcast»

Inviato: gio, 23 giu 2022 13:53
di Luke Atreides
Che traducente proporreste per tradurre in italiano la parola inglese podcast?
Trasmissione radio diffusa via Internet, scaricabile e archiviabile in un lettore MP3.

Re: «Podcast»

Inviato: gio, 23 giu 2022 20:31
di Carnby
Se anche gli spagnoli, solitamente molto attenti e solerti nel tradurre, si sono adattati a scrivere pódcast, è segno che è uno di quegli anglismi più difficili da scalzare.

Re: «Podcast»

Inviato: gio, 23 giu 2022 23:05
di Koreninov
Io proporrei audiotrasmissione, però risulta forse troppo tecnica e lunga.

Re: «Podcast»

Inviato: dom, 03 lug 2022 11:44
di Ozzi
Ho cercato podcast sul Dizionario delle alternative agli anglicismi in italiano che consiglia i seguenti termini per sostituirlo: audio, inserto audio e trasmissione radiofonica digitale. La voce inoltre nota che in Canada è piuttosto diffuso il termine baladodiffusion (da baladeur, il lettore musicale, stereo personale o walkman, e diffusion, ossia diffusione). Nella sezione commenti della voce un certo Andrea propone teledizione e teleaudizione, ispirandosi a televisione, Antonio Migliorini invece propone audioprogramma, seguendo la scia dei vari composti di audio, e infine un certo Alberto fa notare che alcuni quotidiani usano il termine audioarticolo (finalmente, dei giornalisti non allergici all'italiano!).

Re: «Podcast»

Inviato: ven, 06 gen 2023 10:13
di Asimiami
Propongo i mistici aulio e l'etimologicamente più evidente urieto.

Re: «Podcast»

Inviato: ven, 06 gen 2023 12:01
di Rollo Tomasi
Audioprogramma mi sembra la migliore, ma anche audioarticolo non suona male, solo che magari non sempre si tratta di "articoli", ma spesso di vere e proprie trasmissioni.

Re: «Podcast»

Inviato: ven, 06 gen 2023 12:14
di G. M.
Asimiami ha scritto: ven, 06 gen 2023 10:13 Propongo i mistici aulio e l'etimologicamente più evidente urieto.
Spieghi, spieghi, ché io coll'ermetismo altrimenti non capisco niente... :)

Re: «Podcast»

Inviato: ven, 06 gen 2023 15:52
di Asimiami
G. M. ha scritto: ven, 06 gen 2023 12:14 Spieghi, spieghi, ché io coll'ermetismo altrimenti non capisco niente... :)
Nel mio affanno nel comporre un traducente stabilii uno spunto di partenza, trassi dall'etimologia inglese "(audio) trasmesso da una stanza", e puntai sui termini più strutturalmente confondibili quali audio e aula.
Tra tutte le ridicole bozze ( come audiolo/a o audola [tentai anche l'uso dei suffissi] ) aulio vi spiccò; anche perché mi rieccheggiò l'aggettivo aulico (questo grazie alla sua origine conforme con aula), dunque fornisce all'ascoltatore la possibilità di ricondurre all'accezione di un linguaggio di alta importanza.

Molteplici furono le creazioni successive, prima che decisi di fermarmi; questo fu qualche mese fa. Ho ricominciato a mente aperta proprio ieri, mentre ricostruivo le presenze italiane di termini legati all'udito; ho iniziato dall'etimologia di orecchio, auris, estraendone ori, simile alla morfologia francese da cui deriva origliare, l'ho ora suffissato con -eto per significare un luogo particolare dove fluiscono i nostri orecchi: orieto.

Re: «Podcast»

Inviato: ven, 06 gen 2023 21:10
di brg
Direi qualcosa come "audiopillole" o "audiotrasmissione in pillole", considerato che la particolarità di questa forma di comunicazione è la produzione di programmi a puntate. Si tratta però di una tecnica di trasmissione che dipendeva dalle limitazioni tecnologiche di vent'anni fa e che ora ha perso la sua ragion d'essere.

Re: «Podcast»

Inviato: mar, 10 gen 2023 20:33
di Ozzi
Rivedendo il mio intervento di qualche mese fa e riflettendoci sopra, perché non possiamo riadattare il termine, come hanno fatto gli spagnoli, e creare cosí poccasto/e? Forse suona un po' troppo rustico?

Re: «Podcast»

Inviato: mer, 11 gen 2023 23:46
di Lorenzo Federici
Teleacüo o qualcosa del genere? Dove tele- indica la distanza e -acuo dovrebbe rifarsi alla radice di acustico, ma non ne capisco abbastanza di composti neoclassici per dire se sia giusto e comunque mi suona meglio audiopillola o aulio.

Re: «Podcast»

Inviato: gio, 12 gen 2023 11:38
di Millermann
Dopo attenta riflessione, sono dell'idea che il modo migliore di rendere podcast in italiano sia un semiadattamento, cosí da garantire la riconoscibilità e, allo stesso tempo, la comprensibilità.

Direi perciò di conservare la parte iniziale della parola macedonia, pod (che, tra l'altro, da qualcuno è stata rianalizzata come l'acronimo «Personal Option Digital») e tradurre la seconda parte, cast (che sta per broadcast) con una parola italiana, possibilmente intera (per evitare le "macedonie" ;)) e che si possa legare facilmente alla prima.

Ho pensato, perciò, a emissione (che è anche sinonimo di «messa in onda, trasmissione», in modo da ottenere podemissione (o dovrebbe forse essere rafforzato, poddemissione? :?)

Un podcast? Una pod(d)emissione (lo stesso termine, inoltre, potrebbe tradurre anche podcasting). Come vi suona? :)

Re: «Podcast»

Inviato: gio, 12 gen 2023 12:16
di Lorenzo Federici
Però a questo punto perché non direttamente emissione [in rete] per la trasmissione ed emessa per la singola puntata?

Re: «Podcast»

Inviato: gio, 12 gen 2023 12:41
di Millermann
Lorenzo Federici ha scritto: gio, 12 gen 2023 12:16 Però a questo punto perché non direttamente emissione [in rete] per la trasmissione ed emessa per la singola puntata?
Naturalmente per la riconoscibilità, come avevo già premesso: se il podcasting non si chiama semplicemente «(online) broadcasting» è perché, evidentemente, ha delle caratteristiche distintive. ;)

Altrimenti, il termine non si sarebbe generalizzato, e sarebbe rimasto confinato al significato originale di riproduzione di brani audio tramite l'I-pod, mentre oggi è esteso anche al video e a qualsiasi mezzo di fruizione. :)

Re: «Podcast»

Inviato: sab, 14 gen 2023 16:49
di Rollo Tomasi
Ozzi ha scritto: mar, 10 gen 2023 20:33 Rivedendo il mio intervento di qualche mese fa e riflettendoci sopra, perché non possiamo riadattare il termine, come hanno fatto gli spagnoli, e creare cosí poccasto/e? Forse suona un po' troppo rustico?
Premesso che va bene qualunque cosa pur di eliminare gli anglicismi, e quindi a mali estremi anche questo genere di adattamenti, a me queste soluzioni non convincono.
Le trovo stilisticamente brutte (gusto personale, comunque) e cacofoniche, e non credo che mantenere il collegamento con l'originale nella forma sia un bene, mentre può esserlo nel significato.
Cioè, sarebbe da fare quando è possibile far corrispondere un suono simile ad un significato effettivo e una forma italiana. Esempio, trasformare computer in computatore, fra le varie alternative proposte.

L'idea di italianizzare semplicemente aggiungendo la vocale finale, sebbene una volta si facesse e abbia diversi precedenti illustri, al giorno d'oggi mi sa un po' di pigrizia e di resa incondizionata all'invasione dell'idioma straniero, di cu si mantiene intatta pure la forma, creando parole magari facili da pronunciare ma difficili da capire, prive di significato immediatamente comprensibile, e poi continua a suonarmi come quell'effetto burletta che si fa quando si adattano per scherzo le parole ad una lingua in maniera maccheronica.

Poccasto è appunto troppo rustico, poco gradevole e non ha significato. Sempre meglio che la forma inglese, ma direi che le soluzioni che, con successo o meno, indicano quello di cui si tratta sono decisamente preferibili, quali che siano, e qui ne sono state proposte diverse, e le migliori erano proprio nel suo intervento di qualche mese fa.