«Shieldmaiden»

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Luke Atreides
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«Shieldmaiden»

Intervento di Luke Atreides »

Che traducente proporreste per tradurre in italiano la parola inglese shieldmaiden?
Una shieldmaiden, nella mitologia norrena, era una donna che aveva scelto di combattere come guerriero e i riferimenti più noti sono presenti nel Gesta Danorum di Saxo Grammaticus e nella Saga di Hervör.
Su Reverso da solo il traducente Fanciulla dello scudo.
Avatara utente
G.B.
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Re: «Shieldmaiden»

Intervento di G.B. »

Il Lexicon poëticum antiquæ linguæ septentrionalis dello Studioso islandese Sveinbjörn Egilsson (ed. del 1860) ha tradotto skjaldmær con virgo clipeata, Amazon e il plurale skjaldmeyjar con Amazones, heroinæ. Potrebb'essere un buon inizio.
G.B.
domna charola
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Re: «Shieldmaiden»

Intervento di domna charola »

Amazzone sarebbe il riferimento più immediato, per il mondo mediterraneo: la mitica popolazione di donne guerriere che ripetutamente si incontrano nella mitologia greca. Senonché è già stato usurpato con il mero significato di cavallerizza o atleta a cavallo, dando per scontato che le Amazzoni combattessero solo a cavallo, probabilmente, e assecondando un'inconscia paura per l'idea di una donna armata, idea prontamente censurata: le amazzoni attuali cavalcano e saltano ostacoli, e basta... :roll:

Donna guerriera e guerriera sono troppo generici, comprendendo tutto l'orizzonte, dalla mitologia ai racconti fantastici sino all'approccio scientifico a sepolture dai corredi ambigui.

La traduzione letterale per il personaggio delle saghe norrene sarebbe "vergine guerriera", poiché questa è l'esatta sfumatura di maiden: nei dizionari, "ragazza nubile, signorina", che equivale, nel perbenismo borghese vigente sino al secolo scorso, a "vergine", facendo coincidere il matrimonio con il compimento delle funzioni fisiologiche della donna.
Oggi, volendo aggiornare, resta integro il significato di "ragazza, giovane", sottinteso nel concetto di "nubile"; passato lo stadio di ragazza, infatti, la non sposata /vergine diveniva direttamente "zitella".

Storicamente, il concetto di verginità è un punto forte. La vergine è percepita infatti nelle culture europee come una creatura liminale, ha già gli attributi della donna ma non ha ancora compiuto il suo ruolo, che si completa col matrimonio; con esso diviene donna compiuta, in grado di procreare.
La vergine è in uno stato di passaggio fra il mondo dell'infanzia e il mondo adulto, non è né carne né pesce; quindi può divenire altro da ciò che è. Può non compiere il suo percorso completo, e deviare in un'altra direzione, venendo in qualche modo accettata, perché non è propriamente una donna, o meglio, non lo è ancora.
Può divenire allora una porta per la comunicazione col divino, rivestendo quindi la funzione sacerdotale, oppure un difensore, brandendo le armi; accede quindi alle altre due funzioni, che normalmente le sarebbero precluse.

Nella mitologia, spesso suscita desiderio, a riprova che può essere "recuperata", che si tratta solo di uno stato anomalo; d'altra parte, le amazzoni, "vere" donne che si riproduco e combattono sono percepite come un'aberrazione, una stranezza assoluta, sottolineata nelle narrazioni anche dal fatto che hanno relegato i maschi in posizione assolutamente subalterna: non sono compagne di battaglia, ma mettono in scena un vero e proprio capovolgimento dei ruoli.

Nell'ambito delle guerriere che combattono a fianco dei maschi - senza essere in posizione dominante, ad esempio una regina - il concetto di verginità come scelta di vita assolve anche al compito di rassicurare sulla moralità di tali personaggi e di escludere qualsiasi possibilità di rapporti promiscui in seno al gruppo di combattenti. Il cantore epico che mette in scena le proprie eroine mette le mani avanti e sottolinea il muro che le separa dalle "donne di tutti", anch'esse al seguito dei guerrieri ma non altrettanto ammirabili. Questo tratto - una donna può essere a fianco degli uomini solo se è garantito che non accadano cose "sconce" - arriva sino a epoche recenti, basti pensare con quanta enfasi l'agiografia abbia sottolineato la pulzellitudine di Giovanna d'Arco, vero e proprio marchio di garanzia per proporne eroicità e santità.

Quindi, tornando alle nostre ragazze-dello-scudo - donne che abbandonano il loro ruolo femminile per darsi all'esercizio delle armi - a me sembra che rientrino pienamente nella definizione di vergine guerriera dato che in genere vengono descritte appunto come giovani donne che lasciano il proprio ruolo nella famiglia per seguire i guerrieri in battaglia.

Resta comunque, a mio avviso, una spiegazione o definizione, che può comprendere anche analoghi personaggi di altre mitologie; se dovessi tradurre in italiano una saga nordica, propenderei per mantenere il significato letterale, per salvare quel senso di titolo che assume nei testi originali norreni, e solo in quelli.
Magari lo alternerei, nella narrazione, con i generici guerriera, donna in armi, eroina o simili, a seconda dell'occorrenza, ma salvando l'originale nelle situazioni in cui non serve solo un generico riferimento al personaggio, ma si vuole sottolinearne il ruolo e il rango.
La "ragazza dello scudo" sarebbe in questo senso analoga al "comandante in capo", al "gran sacerdote" e a tutti gli altri titoli/cariche composti da due o più termini, spesso inseriti proprio per rendere il tutto più altisonante.
brg
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Re: «Shieldmaiden»

Intervento di brg »

Direi semplicemente "scudiera" o, più genericamente, "guerriera", a seconda delle necessità d'uso. Lascerei da parte "amazzone" in quanto termine specifico di una popolazione mitologica.
Luke Atreides ha scritto: mer, 20 lug 2022 13:21 [...] la parola inglese Shieldmaiden [...] i riferimenti più noti [a detta parola] sono presenti nel Gesta Danorum di Saxo Grammaticus e nella Saga di Hervör.
Mi sfugge come sia possibile che le più note attestazioni di una parola inglese provengano da un testo latino e da un testo islandese.
domna charola ha scritto: mer, 20 lug 2022 14:51 Oggi, volendo aggiornare, resta integro il significato di "ragazza, giovane", sottinteso nel concetto di "nubile"; passato lo stadio di ragazza, infatti, la non sposata /vergine diveniva direttamente "zitella".
Perché si supponeva, spesso a ragione, che la nubile fosse tale suo malgrado, da lì la canzonatura. Se lo stato verginale permaneva per esplicita scelta, come nel caso di chi prendeva i voti religiosi, la situazione era del tutto differente. Faccio quindi notare che la situazione era del tutto analoga e speculare per gli uomini: un uomo, che non si riproduceva, non svolgeva la propria funzione di uomo agli occhi della società; se ciò però avveniva per scelta, allora quegli era in odore di santità.

Detto ciò, alla verginità femminile era associata un'idea di inviolabilità e, quindi, di invincibilità. Il culto di Atena Παρθένος, cioè vergine, ad Atene deriva proprio dall'intenzione degli ateniesi di proclamare l'inviolabilità della propria città.
domna charola
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Re: «Shieldmaiden»

Intervento di domna charola »

brg ha scritto: mer, 20 lug 2022 16:21 Direi semplicemente "scudiera" o, più genericamente, "guerriera", a seconda delle necessità d'uso. Lascerei da parte "amazzone" in quanto termine specifico di una popolazione mitologica.
Scudiero è l'assistente del cavaliere, quindi un guerriero in seconda, mentre le donne in questione, nella mitologia, sono guerriere autonome a tutti gli effetti. Anche pensando a un'equivalenza scudiero = portatore di scudo, si torna all'idea di figura collaterale; in questo caso invece non solo portano lo scudo ma anche armi offensive.
Guerriera è praticamente un sinonimo di donna combattente, che è il termine che si usa in genere in ambito medievale e para-medievale, proprio per non sbilanciarsi sul tipo di combattente. Qui invece sarebbe da approfondire meglio se il termine da tradurre indichi una generica combattente, oppure se si tratti di un gruppo ben delimitato anche socialmente e a carattere iniziatico, come erano ad esempio - nello stesso ambito culturale - i berserchi.
Ovvero: esiste una figura mitologica o epica ben definita di questo tipo? oppure si tratta di un semplice termine descrittivo di un'attività bellica generica?
brg ha scritto: mer, 20 lug 2022 16:21 Perché si supponeva, spesso a ragione, che la nubile fosse tale suo malgrado, da lì la canzonatura. Se lo stato verginale permaneva per esplicita scelta, come nel caso di chi prendeva i voti religiosi, la situazione era del tutto differente. Faccio quindi notare che la situazione era del tutto analoga e speculare per gli uomini: un uomo, che non si riproduceva, non svolgeva la propria funzione di uomo agli occhi della società; se ciò però avveniva per scelta, allora quegli era in odore di santità.
Fuori tema
Infatti. E' quello ce intendevo dire. Una donna poteva essere giovane=nubile, oppure anziana=zitella. Per questo si trovano a volte traduzioni imprecise di maiden come "ragazza".
Quanto all'uomo che non si riproduceva, in realtà semplicemente ripudiava la moglie e ne prendeva un'altra, perché chiaramente era lei a essere sterile! :lol: La funzione di uomo era molto più articolata, nell'antichità, rispetto alla semplice riproduzione: difesa e procacciamento del cibo. Il santo era pacifista, vegano e ascetico.
brg ha scritto: mer, 20 lug 2022 16:21 Detto ciò, alla verginità femminile era associata un'idea di inviolabilità e, quindi, di invincibilità. Il culto di Atena Παρθένος, cioè vergine, ad Atene deriva proprio dall'intenzione degli ateniesi di proclamare l'inviolabilità della propria città.
Sì, questo è uno dei significati collaterali, ma non il primario, dal punto di vista antropologico; sicuramente è il più immediato, però lo stato verginale è innanzitutto uno stato di transizione, come tale aperto a ogni esito, compresa la possibile inviolabilità.
brg
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Re: «Shieldmaiden»

Intervento di brg »

Le "Gesta dei re e degli eroi danesi" del Grammatico Sassone sono state tradotte in italiano negli anni '90. Il problema è che non mi pare che l'autore usi un termine specifico per riferirsi alle guerriere di cui tratta.
domna charola ha scritto: mer, 20 lug 2022 18:09 Anche pensando a un'equivalenza scudiero = portatore di scudo, si torna all'idea di figura collaterale; in questo caso invece non solo portano lo scudo ma anche armi offensive.
Lo scudo è, peraltro sin dai tempi della Grecia classica, una delle armi distintive del guerriero. Armi come una lancia od uno spiedo, una mazza od un'ascia le può possedere anche il contadino e l'artigiano, ma lo scudo è uno strumento esclusivo del guerriero: non ha altro uso all'infuori della guerra. Per cui "guerriera" va benissimo, ma anche "scudiera" non sarebbe fuorviante.

Gli scudieri non erano guerrieri secondari, ma giovani apprendisti; quindi il termine "scudiera" preserverebbe l'idea di giovanilità trasmessa dalla parola originale.
Fuori tema
domna charola ha scritto: mer, 20 lug 2022 18:09 Sì, questo è uno dei significati collaterali, ma non il primario, dal punto di vista antropologico; sicuramente è il più immediato, però lo stato verginale è innanzitutto uno stato di transizione, come tale aperto a ogni esito, compresa la possibile inviolabilità.
La condizione verginale è la condizione originale, non condizionata dal mondo e, quindi, pura, secondo una concezione del mondo come impuro o corrotto. La transizione indica un passaggio tra due stati, ma, visto che lo stato verginale è quello di ciascuno alla nascita, questo non può essere definito tale.
Avatara utente
Carnby
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Re: «Shieldmaiden»

Intervento di Carnby »

Io direi semplicemente scudiera, no?
domna charola
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Re: «Shieldmaiden»

Intervento di domna charola »

A me piacerebbe che chi lancia questi termini - che, ripeto, sono tecnici e non generici - intervenisse maggiormente, articolando meglio l'oggetto a cui il termine si riferisce.
Ogni ambito disciplinare ha le sue parole specifiche, per interpretare le quali occorre comprendere bene le sottili sfumature sottese alla necessità di un termine nuovo. Quindi, occorre un inquadramento dello stesso, per riuscire a penetrarne appieno l'essenza.

Da medievista, continuo a ripetere che uno scudiero è una cosa diversa da un guerriero. Allora, o come maschietti pensiamo in automatico che la donna guerriera sia a livello inferiore, cioè dipendente, da un guerriero superiore che la comanda, oppure dobbiamo chiederci - chiedere a chi conosce questi ambiti, a cavallo fra l'epica, la storia, il racconto fantastico e il gioco di ruolo - che ruolo avevano effettivamente queste donne combattenti nell'immaginario dei popoli norreni e nella loro società.

Altra domanda che mi viene da porre: esiste in quelle lingue il termine maschile per guerriero? oppure anche i maschi sono uomini-con-lo-scudo?
Se esiste un termine specifico per il guerriero, esiste in quegli idiomi una qualche preclusione strutturale alla sua declinazione al femminile, tale da imporre la creazione di un nuovo termine? Se la lingua di origine accettasse guerriero/a, allora occorre chiedersi perché sia stato coniato e venga usato anche un altro termine, composto in maniera particolare. Cosa significa in quel caso lo scudo?

Quello che è da chiarire insomma è se si tratti di una normale condizione femminile, o se si tratti di una specifica struttura di quella società, una sorta di fratrìa al femminile.
Qui secondo me si gioca tutto, a partire dalla stessa necessità di trovare un traducente. Perché, se fosse valido il secondo caso, allora è necessario un termine che individui questa specifica categoria. In caso contrario, abbondiamo di sinonimi - donna combattente, guerriera etc. - senza andare a prendere a prestito altri termini tecnici della nostra lingua, estendendone arbitrariamente il significato.
brg
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Re: «Shieldmaiden»

Intervento di brg »

La mia ultima proposta è "scudata". D'altra parte qui stiamo a discutere d'un termine occasionale, che il poeta si sarà inventato lì per lì per far tornare il verso allitterativo...
Avatara utente
Carnby
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Re: «Shieldmaiden»

Intervento di Carnby »

brg ha scritto: ven, 22 lug 2022 17:17 La mia ultima proposta è "scudata". D'altra parte qui stiamo a discutere d'un termine occasionale, che il poeta si sarà inventato lì per lì per far tornare il verso allitterativo...
Allora tanto vale usare una variante arcaica di scudiera (come scutiera o scudera)...
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Infarinato
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Re: «Shieldmaiden»

Intervento di Infarinato »

Facciamo scutaria e non se ne parli piú. ;)
Luke Atreides
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Re: «Shieldmaiden»

Intervento di Luke Atreides »

E che ne pensate di paladina come traducente di shieldmaiden?
Avatara utente
Carnby
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Re: «Shieldmaiden»

Intervento di Carnby »

Paladino (e quindi paladina), però, nell’ambito dei giochi di ruolo di ambientazione favolistica, al quale anche shieldmaiden penso si possa riferire, ha un suo ambito semantico preciso che non so se si possa sovrapporre a shieldmaiden stessa.
brg
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Re: «Shieldmaiden»

Intervento di brg »

Luke Atreides ha scritto: lun, 12 set 2022 23:12 E che ne pensate di paladina come traducente di shieldmaiden?
Che tanto varrebbe usare "eroina".
Luke Atreides
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Iscritto in data: gio, 16 dic 2021 23:26

Re: «Shieldmaiden»

Intervento di Luke Atreides »

Sennò "guerriera scudata" e "guerriera scutaria".
Che ne pensate allora?
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