«Cyberpunk»
Inviato: sab, 23 lug 2022 13:28
Che traducente proporreste per tradurre in italiano la parola inglese cyberpunk?
Spazio di discussione sulla lingua italiana / Discussion board on the Italian language
https://www.achyra.org/cruscate/
Ha ragione. L’utente Luke Atreides ha aperto molti filoni su termini di nicchia come questo, senza fornire alcun contesto. Ne approfitto per ribadire che, per iscongiurare il rischio di discutere a vanvera, è buona norma fornire il contesto necessario per far capire agli altri utenti di cosa si sta parlando.domna charola ha scritto: lun, 25 lug 2022 11:32E ora mi ripeterò: perché chi conosce o usa questi termini, o sente la necessità di trovare loro un traducente, non inizia dando un quadro succinto ma esauriente della questione? Perché più d'uno, credo, deve perdere tempo a gugolare per cercarsi tutte le sfaccettature del termine?
Poi per forza che vengono fuori le discussioni chilometriche sulla sfumatura: uno prova a proporre parole esistenti che appaiono sensate, poi man mano viene fuori che sono troppo generiche, inadeguate, che "nel linguaggio del settore di intende... quindi non va bene" etc. etc.
io direi fantascienza tecnodistopica. Anche in questo caso, come in quello di steampunk, proposte simili sono piú chiose che veri e propri traducenti. Togliendo infatti la parola punk si elimina un riferimento fondamentale che lega i due generi (cyberpunk e steampunk). Alla voce «Steampunk» del Merriam-Webster in linea si legge (traduco):L’Enciclopedia Treccani in linea ha scritto:Genere narrativo in cui temi legati alla realtà delle società postindustriali (cibernetica, robotica, telematica, realtà virtuale, biotecnologie, clonazione) vengono elaborati fantasticamente nel segno di un’ideologia contestataria, di ribellione e critica sociale, analoga a quella del movimento punk o della musica punk rock.
Sempre il Merriam-Webster ci offre un’analoga descrizione del genere cyberpunk (qui sotto la mia traduzione):Il dizionario Merriam-Webster alla voce «steampunk» ha scritto:«Penso che le storie fantastiche vittoriane saranno di grande tendenza in futuro, a patto che si possa trovare un termine collettivo appropriato per l’opera mia, di Tim Powers e di James Blaylock». Cosí scrisse lo scrittore di fantascienza K. W. Jeter, a cui si deve il termine steampunk, creato nel 1987 per descrivere una serie di romanzi fantastici ambientati in età vittoriana, nei quali si omaggiava la tecnologia dell’epoca, gran parte della quale era alimentata a vapore. Come denominazione e argomento, lo steampunk è l’antitesi del cyberpunk, un genere che si caratterizza per ambientazioni sinistre, futuristiche, dominate dai calcolatori. Da allora la popolarità dello steampunk è proseguita con le pellicole, la moda e persino coll’arredamento dei ristoranti.
Il dizionario Merriam-Webster alla voce «cyberpunk» ha scritto:Nell’ambiente della fantascienza, il cyberpunk è un genere spesso caratterizzato da antieroi intrappolati in un futuro ipertecnologico e disumanizzante. Le sue radici affondano nei romanzi a tema tecnologico degli anni Quaranta e Cinquanta, ma ci vollero anni prima della sua piena maturazione. La parola cyberpunk fu coniata dallo scrittore Bruce Bethke, che scrisse un racconto con questo titolo nel 1980. Il termine è una combinazione di cybernetics, la scienza che si occupa della sostituzione delle funzioni umane con controparti computierizzate, e punk, la musica gracchiante e la sensibilità nichilistica sorte nella cultura giovanile negli anni Settanta e Ottanta. Cyberpunk si affermò come termine e come genere soltanto a partire dal 1984, anno in cui William Gibson pubblicò il romanzo Neuromancer.
Se n'è parlato qui. Dalla proposta dell'Infarinato ci si trae *ciberpinco.domna charola ha scritto: lun, 25 lug 2022 18:39 RIguardandomi i due filoni comparati, alla fine il nodo primario da sciogliere mi sembra il traducente per punk...
Vero. Avendo sollevato la questione dopo aver controllato la lista dei traducenti, ma essendo troppo pigra per aprire anche un filone, G.M. aveva prontamente provveduto a colmare la lacuna. In effetti, si tratta di tre termini su cui stiamo discutendo in parallelo, di cui due sono derivati / contengono il terzo. Mi sa che sarà un continuo riportare riferimenti da un filone all'altro...andrea scoppa ha scritto: mar, 26 lug 2022 18:57Se n'è parlato qui. Dalla proposta dell'Infarinato ci si trae *ciberpinco.domna charola ha scritto: lun, 25 lug 2022 18:39 RIguardandomi i due filoni comparati, alla fine il nodo primario da sciogliere mi sembra il traducente per punk...
... mi sono persa... Se per cibernetica intendiamo l'originario significato, legato all'ambito materiale delle "macchine" concrete - non virtuali - e alle loro relazioni, analogie, modalità di funzionamento rispetto ai corpi biologici viventi, da un lato sì, il significato si è spostato nel tempo e oggi viene comunemente usato pensando all'informatica, alle reti e ai mondi virtuali.brg ha scritto: mer, 27 lug 2022 12:22 Colgo l'occasione per sottolineare, come avevo già fatto riguardo al ciberspazio di Gibson, che nel "cyberpunk" la cibernetica non c'entra nulla. Il prefisso "ciber-" è stato usato tanto da Gibson, quanto da Bethke, perché suonava futuribile, tecnologico, evocativo ed alla moda. Si potrebbe dire che qui vale "tecno-", cioè serve a sottolineare, in maniera del tutto connotativa, la natura radicalmente tecnologica dell'oggetto designato.
Inoltre, seppure il termine sia stato coniato da Bethke, il manifesto del "cyberpunk" è il Neuromante di Gibson. Il termine è stato riutilizzato per descrivere il genere soprattutto perché suonava bene e poi perché effettivamente si attagliava al tema del racconto di Gibson, pieno di "punk" e di "cibercose".
Ultima nota: il "punk" di cui parliamo qui, forse, non è più quello della controcultura degli anni '70, ma quello della moda di massa degli anni '80. Non dei Sex Pistols e dei Buzzcocks, ma dei Duran Duran e degli Spandau Ballet.
Per cui anche l'idea, che mi era passata per la mente, di utilizzare il termine "sciatto" in vece di "punk" per la resa italiana è probabilmente inadeguata.
Questo di cui parla è però un tema ricorrente, che serpeggia per tutta la storia della fantascienza e non può dirsi caratteristico del "cyberpunk". Il tema dell'umanità, dell'uomo-macchina e della macchina-uomo, della coscienza è diffuso e si ritrova in autori tanto diversi quanto Asimov e Dick, per esempio.domna charola ha scritto: mer, 27 lug 2022 13:01 [...]
Però a livello di narrativa e di pellicole cinematografiche riemerge anche la matrice originaria: accanto agli operatori informatici e al famigerato ciberspazio, coesistono anche personaggi umani, umanoidi, modificati, con pezzi tecnologici inseriti... e via di fantasia, sempre nell'intento di evidenziare le mostruosità a cui il progresso tecnologico spinto senza controlli può portare. Tutti questi personaggi sono rappresentazioni dell'uomo-macchina, essere ibrido e deviante capace da sempre di generare inquietudini e attrazione nei lettori.
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