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«È da mo che…»
Inviato: lun, 01 ago 2022 18:18
di Davide M.
Ciao a tutti.
Vi chiedo a proposito di un'espressione tipicamente romana divenuta ormai di uso pubblico in tutta Italia.
Come da oggetto,perché "è da mo..." significa "è da molto tempo..." se la traduzione di mo' è "adesso,ora" dal latino mōdo?
Grazie,vi leggo sempre
Re: «È da mo che…»
Inviato: mar, 02 ago 2022 7:58
di Carnby
Significa anche ‘
poco fa’, dev’essere questo il punto di partenza per il significato dell’espressione. Nota: la usano anche i giovani in Toscana, ma di solito raddoppiano dopo il
da: /ɛddamˈmo/. La base di partenza comunque è il latino
mŏdo (non *
mōdo) e infatti la pronuncia più corretta, seppur apparentemente minoritaria, sarebbe /mɔ/.
Re: «È da mo che…»
Inviato: mer, 16 nov 2022 18:11
di Dadu19
Grazie! Allora è un'esagerazione ironica che da "poco tempo fa" diventa "molto tempo fa". Probabilmente incide la somiglianza di mo' con "molto".
Re: «È da mo che…»
Inviato: mer, 21 dic 2022 17:17
di Canape lasco ctonio (cancellato)
Dadu19 ha scritto: mer, 16 nov 2022 18:11
Grazie! Allora è un'esagerazione ironica che da "poco tempo fa" diventa "molto tempo fa".
Sì, banale antifrasi.
Re: «È da mo che…»
Inviato: mar, 07 feb 2023 12:12
di Lorenzo Federici
Una domanda: la /o/ chiusa è possibile che derivi da una qualche variante popolare (qualcosa come modo [mɔdɔ] > *[mɔðɔ] > *mō /moː/?) o è semplicemente una pronuncia centromeridionale estesa al resto d'Italia?
Re: «È da mo che…»
Inviato: mar, 07 feb 2023 13:14
di Infarinato
Lorenzo Federici ha scritto: mar, 07 feb 2023 12:12
[L]a /o/ chiusa è possibile che derivi da una qualche variante popolare (qualcosa come
modo [mɔdɔ] > *[mɔðɔ] > *
mō /moː/?)…
No, non si osservano fenomeni del genere, non solo nel passaggio dal latino all’italiano [fiorentino/toscano], ma —direi— nemmeno in quello dal latino a qualsiasi altra lingua romanza… cioè: va bene la lenizione e anche un allungamento di compenso (mai in italiano, però), ma la ricombinazione in una vocale [latina] lunga e quindi chiusa, mai (e, tanto per ismentire il suo «latinista del
Tubo» preferito, il raddoppiamento fonosintattico [comunque tardo] dopo
sopra non è la continuazione della lunga finale di
suprā 
).