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Deriva zapaterista
Inviato: gio, 26 apr 2007 11:18
di Bue
Immagino che
questo articolo suscitera` le solite reazioni nei frequentatori di questo ameno foro: da una parte ci sara` chi ribadira` la propria ammirazione per gli spagnoli - loro si` che ci tengono, loro si` che sanno come fare, ecc - dall'altra chi invece fara` notare che se il problema e` avvertito come urgente pure la`, significa che tutto sommato non sono in una situazione tanto piu' rosea della nostra (seimila parole eliminate dal dizionario della Real Academia Española negli ultimi dieci anni, dice l'articolo).
Sui
poster l'ardua sentenza!
Comunque:
¡Que viva Zapatero! (e la sua deriva!)
Inviato: gio, 26 apr 2007 11:49
di Incarcato
Stavo per rimandare io all'articolo. Lo riporto per intero, nel caso tra poco sparisse:
"Adottiamo le parole in via d'estinzione"
Zapatero con gli scrittori per salvare i vocaboli
di ALESSANDRO OPPES
Il premier Zapatero ha adottato la parola "andacio" ovvero malattia epidemica lieve
MADRID - Scompaiono a migliaia, una dopo l'altra, scalzate nell'uso quotidiano da inglesismi o americanismi, da termini del linguaggio informatico e tecnologico, dalla cultura del "blog" e del "sms", del "chat" e del "messenger", che semplifica il linguaggio. E forse l'uccide. Parole perdute, dimenticate, in via di estinzione, persino cancellate dai dizionari, perché quasi nessuno - ormai - le utilizza. È possibile, e vale la pena, fare qualcosa? In Spagna l'operazione salvataggio è partita per iniziativa della Escuela de escritores e di un'istituzione che si occupa della salvaguardia della cultura catalana, la Escola d'Escriptura del Ateneo de Barcelona.
Lo strumento per eccellenza della comunicazione, internet, impiegato per riscattare dall'oblìo i termini del castigliano caduti in disuso. Che sono parecchi, probabilmente molti più di quanto si possa immaginare: in appena dieci anni, tra il 1992 e il 2001, ne sono stati cancellati seimila dal dizionario della Real Academia Española. La proposta per celebrare la giornata del libro, lunedì scorso, è quella di "adottare una parola", e di spiegare il motivo per cui si intende salvarla. In venti giorni, sono state già migliaia le adesioni arrivate via web non solo dalla Spagna ma anche da tutti i paesi dell'America Latina e dal resto del mondo.
Con parecchi "padrini" d'eccezione, sia tra gli scrittori, gli intellettuali, i giornalisti, sia tra i politici che hanno accettato volentieri di aderire a questo utile "gioco" culturale e impegnarsi a usare le parole "in pericolo".
Il primo ministro José Luis Rodríguez Zapatero, ad esempio, ha scelto un termine caduto in disuso ma che in passato era impiegato soprattutto nella sua terra natale, León, oltreché a Salamanca e a Cuba: andancio, che significa malattia epidemica lieve. Il leader del Partito popolare Mariano Rajoy, invece, vuole salvare il termine avatares, ovvero vicissitudini, obsoleto ma già più volte utilizzato dal numero uno dell'opposizione negli animati confronti parlamentari con il premier.
L'appello della scuola degli scrittori è appassionato e quasi commovente: "Vogliamo che ci aiuti a salvare il maggior numero possibile di quelle parole minacciate dalla povertà lessicale, spazzate dal linguaggio politicamente corretto, sostituite dalla tecnocrazia linguistica, perseguitate da stranierismi furtivi che ci costringono a fare outsourcing di risorse anziché impiegare manodopera esterna...". Sabato prossimo, chiusi i termini di adesione alla campagna via Internet, verrà creata una "riserva di parole virtuali", che servirà come un richiamo alla riflessione sulla lingua spagnola.
Il risultato sarà tutto da verificare. Difficile che tornino a far parte dell'uso comune parole come (lasciamo perdere il significato) chiquilicuatre, locatiguisquis, pintiparado. Però non è escluso che venga accolto l'appello dello scrittore Juan Marsé a salvare la damajuana (damigiana) o quello del capogruppo parlamentare del Pp Eduardo Zaplana perché si torni a chiamare gli occhiali, come una volta, anteojos.
(26 aprile 2007)
Inviato: gio, 26 apr 2007 16:59
di Freelancer
Ma non capisco (vedi ultima riga): adesso che parola usano gli spagnoli per occhiali? Mica diranno glasses, penso.
Inviato: gio, 26 apr 2007 17:13
di Marco1971
Gafas, lentes. Forse
anteojos sta cadendo o è caduto in disuso...

Che ci dice, Brazilian dude?
Inviato: gio, 26 apr 2007 18:44
di Brazilian dude
Forse in Spagna non si usa, ma in America Latina è moltissimo usato anteojos.
Brazilian dude
Inviato: gio, 26 apr 2007 18:54
di Marco1971
Grazie.

E in America latina, per curiosità, sono comuni anche
gafas e
lentes?
Inviato: gio, 26 apr 2007 19:03
di Brazilian dude
Gafas non tanto, ma lentes sì.
Brazilian dude
Inviato: gio, 26 apr 2007 19:24
di Marco1971
Grazie della sua gentilezza e celerità.

Re: Deriva zapaterista
Inviato: gio, 26 apr 2007 22:57
di Federico
Bue ha scritto:chi invece fara` notare che se il problema e` avvertito come urgente pure la`, significa che tutto sommato non sono in una situazione tanto piu' rosea della nostra
Ma quello delle parole sconfitte dalla concorrenza degli anglicismi è solo un esempio dell'autore, basato forse sulla nostra esperienza italiana; si parla genericamente di parole cadute in disuso per i motivi piú svariati.
A me sembra dimostrare piuttosto che in Spagna c'è veramente attenzione per la lingua, e non solo una nazionalistica opposizione allo straniero (nel caso qualcuno avesse il dubbio).
Inviato: ven, 27 apr 2007 1:11
di methao_donor
Effettivamente l'articolo chiarisce poco su quale (o quali) problemi affliggano lo spagnolo.
Il fatto che alcune parole cadano in disuso, comunque, mi pare affatto naturale. Ma non basterebbe marcarle come arcaiche o desuete sui dizionari?

Inviato: ven, 27 apr 2007 18:38
di Marco1971
Infatti! Perché estrometterle dal dizionario? Se facessimo lo stesso anche noi con tutte le voci marcate OB[soleto] nel GRADIT rimarremmo con una manciata di parole italiane comuni e un mare di esotismi non adattati…
Inviato: sab, 28 apr 2007 1:08
di Federico
De Mauro diceva (nella stessa pagina) che se una parola non è usata da nessuna parte per vent'anni prendono in considerazione il rischio di cassarla.
Eppure a me non sembra cosí raro imbattersi in termini obsoleti leggendo libri non recenti; forse si mantengono solo le parole decadute presenti in libri prestigiosi? Capisco il ricambio del lessico, ma non mi sembra che il processo sia tanto rapido da far fallire l'editore per qualche pagina di termini obsoleti in piú.
Inviato: sab, 28 apr 2007 1:28
di methao_donor
Mi sembra "perverso".
Quindi... Se un autore venti anni fa ha usato una parola che io non conosco e nessun altro l'ha usata dopo di lui, a chi dovrei rivolgermi? Alla fata turchina?
A mio avviso il dizionario dovrebbe servire principalmente a spiegare ciò che non è perfettamente chiaro a tutti (se non so cosa significhi "casa" faccio prima a chiedere a qualsivoglia passante, mica sto a perdere tempo coi dizionari).
Inviato: dom, 29 apr 2007 0:36
di Federico
Infatti spero che quella dei vent'anni sia una condizione necessaria ma non sufficiente.