Se devo veramente dire quello che penso, però, stavolta è meglio come fanno «loro». Ai tempi in cui andavo a scuola (e parlo degli anni '70!

) non era facile come oggi trovare risposta ai propri dubbi, e chissà quante volte mi sarò chiesto «ma insomma, mille miliardi sono un bilione o un trilione?» senza avere una risposta precisa, tanto piú che, secondo l'articolo guichipediano, la storia della
scala lunga e scala corta non era ancora stata inventata (o quasi) e ognuno diceva la sua.
Sí, perché a me questa storia sa tanto di invenzione moderna, fatta per riuscire a mettere ordine nella situazione precedente. La cosiddetta
scala lunga, in particolare (la nostra) è cosí arzigogolata da essere innaturale: l'alternanza «-one/-ardo» è, a dir poco, surreale. E poi, chi userebbe mai la parola «biliardo» per indicare mille bilioni anziché il gioco omonimo?
La scala corta, almeno, è piú logica: per renderla universalmente accettabile basterebbe fare la semplice assunzione che «miliardo» e «bilione» siano perfetti sinonimi (il primo leggermente meno tecnico) e il gioco sarebbe fatto.
La storia secondo cui «Nella scala corta i prefissi indicano l'esponente di 1 000 meno uno, ovvero per ottenere l'esponente a partire dal prefisso si deve calcolare prefisso più uno» mi sembra, in fondo, un falso problema. È il modo in cui si chiamano i numeri in linguaggio corrente, punto. Da sempre lo capiscono anche i bambini delle elementari, e non sta scritto da nessuna parte che debba corrispondere alla formulazione matematica piú semplice possibile.
Perciò, secondo me, è vero: è assurdo che convivano due scale, e questo fatto provoca solamente confusione; la «scala corta» basta e avanza, gli americani lo hanno capito, gli europei invece hanno fatto come i gamberi, sembra, e non ne capisco il motivo.
