«Rooming-in» e «co-sleeping»

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Re: «Rooming-in» e «co-sleeping»

Intervento di Freelancer »

Canape lasco ctonio ha scritto: gio, 26 gen 2023 16:16 Chi vive negli Stati Uniti o nel Regno Unito, come @Freelancer o @Infarinato, potrebbe aiutarci a capire come vengono percepiti i vari termini nei rispettivi Paesi, indipendentemente dall’OMS che non è esente da polarizzazioni.
Poiché vengo chiamato in causa, devo precisare che non ho la minima idea di come questi termini vengano percepiti negli Stati Uniti né in alcun altro Paese, Italia inclusa, perché i miei figli sono ormai grandi e quindi non mi interessa leggere in merito. Se mai in una traduzione mi capitasse questo argomento allora consulterei la rete secondo le necessità.

Aggiungo, mi si scusi la divagazione, e senza pretendere di insegnare niente a nessuno, che in genere è bene non pensare che una determinata persona, perché ha una sua opinione su un certo argomento sviluppata per esperienza personale, faccia [completamente] testo. Questa è una tendenza generale di ognuno, che io ovviamente vedo in tantissimi miei colleghi - ossia che qualunque termine che esce fuori dalla propria esperienza o dal proprio gusto appaia strano e inadeguato all'uso. È necessario acquisire un ventaglio di opinioni diverse, quanto più o meno fondate su dati concreti, per decidere quale sia il termine adatto - anglismo, parola arcaica, traduzione letterale, adattamento e così via - in base al contesto, al registro e al pubblico di lettori. Solo così la comunicazione può avere la massima efficacia.
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Re: «Rooming-in» e «co-sleeping»

Intervento di Utente cancellato 676 »

Fuori tema
in genere è bene non pensare che una determinata persona, perché ha una sua opinione su un certo argomento sviluppata per esperienza personale, faccia [completamente] testo.
Avendo scritto che persino l’OMS non è esente da polarizzazioni, ente che per costituzione dovrebbe essere il più obiettivo possibile in tema di sanità pubblica, credo di averla già sollevata da qualunque rischio di fallacia. Semplicemente poteva essere che le fosse capitato per professione, o per frequentazioni recenti di neogenitori (magari i suoi stessi figli). Come non chiesto.
È necessario acquisire un ventaglio di opinioni diverse, quanto più o meno fondate su dati concreti, per decidere quale sia il termine adatto
Spesso anche la Rete porta a valutazioni errate, visto che dice che consulterebbe la Rete per decidere come tradurre. Su argomenti di attualità sociologica troverà una pletora di termini assurdi, antiscientifici, che da traduttore potrebbe considerare attendibili per la mole sterminata di occorrenze, sbagliando comunque perché contra factum non valet argumentum e quindi se anche non solo il Cambridge dictionary, come già ha fatto, ma anche l'OED e tutti gli altri dizionari illustri affermassero che una donna è «an adult who lives and identifies as female though they may have been said to have a different sex at birth», no una donna non sarebbe in nessun caso un uomo che si sente tale.
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Re: «Rooming-in» e «co-sleeping»

Intervento di Daphnókomos »

Canape lasco ctonio ha scritto: gio, 26 gen 2023 16:16 Codesta è addirittura una terza definizione possibile.
Terza? Perché? Mi sono perso la seconda.
Canape lasco ctonio ha scritto: gio, 26 gen 2023 16:16 Se andiamo appresso a tutte le definizioni che troviamo in Rete non ne usciamo: cosa vogliamo fare?
Volevo solo evidenziare il fatto che alcuni sostengono che l'uso di co-sleeping per letto condiviso sia improprio, in quanto co-sleeping, significando in modo generico "dormire insieme", sarebbe più propriamente iperonimo rispetto a room-sharing (condivisione della stessa stanza ma non dello stesso letto) e bed-sharing (condivisione dello stesso letto). Motivo per cui sopra ho diversificato i traducenti di co-sleeping da quelli di bed-sharing. Tutto qua.
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Re: «Rooming-in» e «co-sleeping»

Intervento di Infarinato »

Forse è il caso di appellarsi all’autorità dell’Oxford English Dictionary ;):
L’OED Third Edition, November 2010, s.v. «rooming-in, n.», ha scritto: Originally U.S.

Originally and chiefly: the accommodation together in a hospital of a newborn baby and its mother so that she can care for it as much as possible. Subsequently also: a similar arrangement for a parent and sick child. Originally and frequently attributive.
L’OED Third Edition, December 2004, s.v. «co-sleeping, n.», ha scritto: Chiefly Cultural Anthropology and Sociology.

The practice of sleeping in the same bed or room as a member of one’s family of another generation (usually used of a parent and child).
L’OED, Draft additions January 2018, s.v. «bed, n.», ha scritto: bed-sharing n. the action or practice of sleeping in the same bed as another person; spec. the practice of sharing a bed with a family member, typically of another generation, especially a mother and infant (cf. CO-SLEEPING n.).
Utente cancellato 676

Re: «Rooming-in» e «co-sleeping»

Intervento di Utente cancellato 676 »

Infarinato ha scritto: ven, 27 gen 2023 14:38 Forse è il caso di appellarsi all’autorità dell’Oxford English Dictionary ;)
Grazie @Infarinato! Sempre provvidenziale il suo abbonamento :D L’OED concorda in tutto con l’OMS: «co-sleeping» e «bed sharing» sono sinonimi.

Alla luce di ciò le proposte di @Daphnókomos potrebbero ricondursi a:

«Rooming-in» → degenza/ricovero congiunta/o puerpera-neonato
«Co-sleeping» = «bedding-in» = «co-bedding» = «bed-sharing» → condivisione del letto, letto condiviso

C’è da dire che l’OED nella definizione di «co-sleeping» apre alla possibilità che la condivisione sia solo della stanza e non anche del letto («The practice of sleeping in the same bed or room»), ma visto che è la seconda possibilità e che la prima concorda con quella dell’OMS non sottilizzerei.
Daphnókomos
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Re: «Rooming-in» e «co-sleeping»

Intervento di Daphnókomos »

Canape lasco ctonio ha scritto: ven, 27 gen 2023 15:23 C’è da dire che l’OED nella definizione di «co-sleeping» apre alla possibilità che la condivisione sia solo della stanza e non anche del letto («The practice of sleeping in the same bed or room») [...]
Sì, come apre alla possibilità che la condivisione sia della stanza o del letto indeterminatamente. In tal caso va tradotto con sonno condiviso o condivisione del sonno.
brg
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Re: «Rooming-in» e «co-sleeping»

Intervento di brg »

Daphnókomos ha scritto: ven, 27 gen 2023 16:40 [...] In tal caso va tradotto con sonno condiviso o condivisione del sonno.
Non mi piace. Il sonno, come condizione di chi dorme, non mi pare logicamente condivisibile, mentre il sonno che indica la percezione del bisogno di dormire, che è qualcosa di condivisibile, non è quello che si intende qui. Trovo più adatte parole come "dormizione" o "riposo", a seconda della formalità della lingua, da usarsi in espressioni come: "co-dormizione", "dormizione accompagnata" (del neonato) o "in compagnia" (di chiunque). Comunque la proposta di usare "condivisione del letto" mi pare già sufficiente, senza bisogno di inventarsi una traduzione specifica per ogni espressione alternativa, incluse quelle da me proposte.

Se poi si dovesse proprio inventare, allora io reinventerei un "allettamento", dal verbo "allettare" nel senso di "mettere a letto", così che il neonato possa essere allattato dalla madre ed allettato con la madre. Reparto "allattamento ed allettamento": ecco una bella allitterazione con tante elle (e tante ti).
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Ferdinand Bardamu
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Re: [FT] Prefissi «co-» e «con-»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Fuori tema
brg ha scritto: ven, 27 gen 2023 20:48Trovo più adatte parole come "dormizione" o "riposo", a seconda della formalità della lingua, da usarsi in espressioni come: "co-dormizione", "dormizione accompagnata" (del neonato) o "in compagnia" (di chiunque). Comunque la proposta di usare "condivisione del letto" mi pare già sufficiente, senza bisogno di inventarsi una traduzione specifica per ogni espressione alternativa, incluse quelle da me proposte.
Concordo, e in ogni caso le sue proposte mi paiono valide. Solo un appunto: meglio condormizione che co-dormizione, cfr. DOP, «Confondatore», «Condirettore»
Daphnókomos
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Re: «Rooming-in» e «co-sleeping»

Intervento di Daphnókomos »

Certo, si può discutere su quanto sia buona la resa, ma tenete presente che queste espressioni italiane vengono dalla rete. Non da me.
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