«Rooming-in» e «co-sleeping»

Spazio di discussione su prestiti e forestierismi

Moderatore: Cruscanti

Utente cancellato 676

«Rooming-in» e «co-sleeping»

Intervento di Utente cancellato 676 »

Una tragedia di cronaca avvenuta il 7 gennaio scorso, per cui una neo-madre ha involontariamente soffocato il proprio figlio nel letto di ospedale, mentre lo allattava assopita, sta scatenando il peggio degli istinti anglofili dei giornalisti nostrani.

È tutto un florilegio di «protocollo di rooming-in» [1] e «co-sleeping» [2], per indicare rispettivamente il protocollo nosocomiale che stabilisce condizioni e modalità per cui una madre può tenere tutto il giorno nella propria stanza di ospedale il neonato (ad esempio in una culla accanto al letto, ma anche nello stesso letto), e la condivisione di un letto (anche domestico) della madre con il proprio figlio.

A questi due stranamente i giornalisti nostrani non affiancano anche «bedding-in», che è adottato dai protocolli OMS-UNICEF negli stessi documenti che definiscono il «rooming-in», che − se ho ben inteso − è l’equivalente ospedaliero di co-sleeping.

Sperando resti un occasionalismo, chiedo come rendereste brevemente i due concetti.

________
[1] https://www.open.online/2023/01/23/roma ... ici-mamma/Neonato soffocato a Roma, negativo l’esame tossicologico sulla mamma. L’indagine sul protocollo rooming-in, Open, 23 gennaio 2023
[2] https://www.open.online/2023/01/22/roma ... soffocato/Roma, tragedia in reparto: neo-mamma si addormenta allattando, il piccolo muore soffocato, Open, 22 gennaio 2023
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
Moderatore
Interventi: 5085
Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
Località: Legnago (Verona)

Re: «Rooming-in» e «co-sleeping»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Nella IATE alla voce rooming-in si trovano le traduzioni spagnola e francese, cohabitación e cohabitation. (Ovviamente in italiano rimane il termine inglese cosí com’è). Direi allora coabitazione.
Utente cancellato 2208

Re: «Rooming-in» e «co-sleeping»

Intervento di Utente cancellato 2208 »

Ferdinand Bardamu ha scritto: lun, 23 gen 2023 20:25 Nella IATE alla voce rooming-in si trovano le traduzioni spagnola e francese, cohabitación e cohabitation. (Ovviamente in italiano rimane il termine inglese cosí com’è). Direi allora coabitazione.
Chiedo scusa se mi intrometto. Si conosce il motivo per il quale nella IATE le traduzioni italiane siano manchevoli o assenti, oppure si lasci spesso l'anglismo non adattato?
Magari si potrebbe segnalare agli addetti tale problema e soprattutto di tradurre di più.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
Moderatore
Interventi: 5085
Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
Località: Legnago (Verona)

Re: [FT] IATE

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Fuori tema
Teodulfo ha scritto: lun, 23 gen 2023 21:55Chiedo scusa se mi intrometto. Si conosce il motivo per il quale nella IATE le traduzioni italiane siano manchevoli o assenti, oppure si lasci spesso l'anglismo non adattato ?
Magari si potrebbe segnalare agli addetti tale problema e soprattutto di tradurre di più.
Non so se la compilazione della IATE sia opera di volontari oppure se sia fatta da un gruppo di redattori (@G. M. ne sa di piú). Ad ogni modo, salvo che non ci siano lacune nella compilazione, credo di poter dire che il motivo dell’assenza di traducenti in italiano è lo stesso che ci ha spinti ad aprire questa sezione del fòro.
Utente cancellato 2208

Re: [FT] IATE

Intervento di Utente cancellato 2208 »

Ferdinand Bardamu ha scritto: lun, 23 gen 2023 22:02
Fuori tema
Teodulfo ha scritto: lun, 23 gen 2023 21:55Chiedo scusa se mi intrometto. Si conosce il motivo per il quale nella IATE le traduzioni italiane siano manchevoli o assenti, oppure si lasci spesso l'anglismo non adattato ?
Magari si potrebbe segnalare agli addetti tale problema e soprattutto di tradurre di più.
Non so se la compilazione della IATE sia opera di volontari oppure se sia fatta da un gruppo di redattori (@G. M. ne sa di piú). Ad ogni modo, salvo che non ci siano lacune nella compilazione, credo di poter dire che il motivo dell’assenza di traducenti in italiano è lo stesso che ci ha spinti ad aprire questa sezione del fòro.
La ringrazio. Sicuramente se circolassero su canali o piattaforme come IATE, le valide alternative concepite in questo foro potrebbero diffondersi con più efficacia. Ecco perché penso occorra mettersi in contatto con chi gestisce le traduzioni alla IATE, però non ho proprio idea su come fare.
Avatara utente
G. M.
Interventi: 2328
Iscritto in data: mar, 22 nov 2016 15:54

Re: «Rooming-in» e «co-sleeping»

Intervento di G. M. »

Fuori tema
In realtà non ne so molto più di voi; la mia conoscenza è puramente da "osservatore", avendo frequentato molto il sito in passato, ma non conosco i meccanismi che ci stanno dietro. La mia impressione è che negli ultimi anni ci sia stato un certo "rilassamento", ovvero un certo cedimento all'itanglese, che significa in generale una minor cura. Il nostro paese, con i politici che eleggiamo per rappresentarci, trasmette l'idea che l'italiano non è importante, la lingua (italiana) non va curata, eccetera eccetera (le solite cose che conosciamo), quindi è più o meno inevitabile che queste cose a poco a poco pervadano anche i terminologi comunitari. A che pro impegnarsi per tradurre i termini in italiano, se tanto poi lo stato italiano usa l'inglese a tutto spiano? 🤷‍♂️
Teodulfo ha scritto: lun, 23 gen 2023 21:55 Magari si potrebbe segnalare agli addetti tale problema e soprattutto di tradurre di più.
Veda qui.
Utente cancellato 2208

Re: «Rooming-in» e «co-sleeping»

Intervento di Utente cancellato 2208 »

La ringrazio.
domna charola
Interventi: 1633
Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Re: «Rooming-in» e «co-sleeping»

Intervento di domna charola »

A proposito... credevo di aprire una predica sulla malasanità, e invece, sorprendentemente...

https://www.repubblica.it/commenti/2023 ... -P11-S2-T1
Utente cancellato 676

Re: «Rooming-in» e «co-sleeping»

Intervento di Utente cancellato 676 »

domna charola ha scritto: mar, 24 gen 2023 17:56 A proposito... credevo di aprire una predica sulla malasanità, e invece, sorprendentemente...

https://www.repubblica.it/commenti/2023 ... -P11-S2-T1
Grazie per la segnalazione!
Da notare i commenti stizziti dei lettori di Repubblica all'articolo (almeno su twitter, non so su Facebook: non ho la sventura di entrarvi).
Neonato morto a Roma e la trappola del rooming in, una parola oscura che allontana le colpe
di Elena Stancanelli

Dopo il caso all'ospedale Pertini, la responsabilità morale è ricaduta sul modello sanitario che permette alla mamma e al suo bambino di condividere la stessa stanza. Definito con un termine burocratico, partorito dall'Oms
24 GENNAIO 2023
AGGIORNATO ALLE 16:19

Penso ossessivamente all’atrocità della morte del neonato tra le braccia della madre stremata dal parto. Come tutti, e come tutti devo farlo con in testa un’espressione di inarrivabile bruttezza: rooming in. Che dentro di me suona come quella cosa per cui quando andavi in Grecia ti si scaricava subito il telefono, quella cosa che ora non c’è più. Ora c’è il rooming in: è bastato sostituire una vocale - sostituzione della quale noi, con un orecchio ostinatamente italiano, neanche ci accorgiamo - ed ecco la nuova sciagura.

Nata come un accorgimento, e finita per diventare una trappola. Ma non voglio parlare del significato. Di quanto sia importante che una madre stia vicino a un neonato e di quanto sia, anche, importante che entrambi sopravvivano. Voglio parlare di quella parola, che non riesco a togliermi dalla testa: rooming in. Stamani mi ha mandato un messaggio Tiziano Scarpa a questo proposito, ricordandomi che mi era capitato di dire, in un’intervista, che noi scrittori italiani parliamo da una lingua sconfitta. Con tutto quello che ne consegue. La marginalità, per esempio. Scrivere da una lingua che si è inventata una subalternità significa scrivere da subalterni.

Perché se di alcune parole è oggettivamente difficile trovare una tradizione dall’inglese (ma non impossibile) per altre è lì, sulla punta della lingua, già pronta. Se usiamo un termine che non ci appartiene, siamo invece costretti ad assumerne il significato proposto. Da chi? Boh, dall’Organizzazione mondiale della sanità in questo caso, da organi di controllo finanziario in altri, dai misteriosi signori della rete e tanti altri.

Cosa significa rooming in? La nanna, fare la nanna, tenere il proprio figlio appena nato tra le braccia, cullarlo, sfamarlo, strapparlo dalle grinfie delle infermiere malmostose, risparmiargli la culletta solitaria… quale di queste cose? Sì, certo, l’Organizzazione mondiale della sanità, sì certo la salute globale. Ma per evitare il male è sempre buona pratica dargli il nome giusto. E persino il bene si trova più a suo agio in un termine che lo raccoglie con grazia.

Eppure parlarne significa essere fraintesi, essere assoldati immediatamente tra le fila dell’autarchia linguistica. Lingua italiana, cibo italiano, pelle italiana eja eja alalà! Che sciocchezza, come se avere rispetto per la propria lingua, la propria storia, il proprio passato fosse prerogativa di un pensiero di destra. Come se lo stesso rispetto non potesse sposarsi all’accoglienza e all’abbraccio dell’altro.

La lingua è un organismo vivo e si modifica nella prassi. Guai se così non fosse. Ma cosa c’è di vitale nel chiamare una pratica ancestrale con un termine che non sappiamo neanche tradurre, quando di termini a disposizione ne abbiamo quanti ne vogliamo? Dire che a uccidere quel bambino è stato il rooming in è come fare un gioco di prestigio, mostrare il fazzoletto per permettere di far sparire la colomba. Allontanare il senso, la responsabilità: spersonalizzare, chiamare in causa, appunto, l’Organizzazione mondiale della sanità. Ma soprattutto vuol dire rendere burocratico, e quindi brutto, il primo gesto di una madre verso il neonato. Avvertire fin dal primo istante che quella che verrà non è vita ma life style, una riproduzione quasi esatta dell’esistenza ma senza l’imperfezione, e l’amore.
Daphnókomos
Interventi: 371
Iscritto in data: sab, 08 giu 2019 14:26
Località: Bassa veronese

Re: «Rooming-in» e «co-sleeping»

Intervento di Daphnókomos »

Rooming-ingestione/degenza/ricovero congiunto/a [madre/puerpera-neonato/bambino/figlio]
Co-sleepingcondivisione del sonno, sonno condiviso
Bedding-in/co-bedding/bed-sharingcondivisione del letto, letto condiviso
Utente cancellato 676

Re: «Rooming-in» e «co-sleeping»

Intervento di Utente cancellato 676 »

Bene tutto @Daphnókomos, ma «co-sleeping» è sinonimo di «bed sharing» e quindi da tradurre come quest'ultimo.
http://apps.who.int/iris/bitstream/1066 ... 81_eng.pdf
Daphnókomos
Interventi: 371
Iscritto in data: sab, 08 giu 2019 14:26
Località: Bassa veronese

Re: «Rooming-in» e «co-sleeping»

Intervento di Daphnókomos »

Canape lasco ctonio ha scritto: mer, 25 gen 2023 13:40 [...] «co-sleeping» è sinonimo di «bed sharing» e quindi da tradurre come quest'ultimo.
Non sempre.
Dal sito Gravidanzaonline.it:
Quando si parla di co-sleeping si fa riferimento alla condivisione del sonno, che, come sottolinea Kid's Health, può avvenire in diverse forme. C'è il room-sharing, la condivisione della stanza, nel quale i genitori collocano la culla del neonato o il lettino del bambino nella loro stessa camera da letto. La culla può essere attaccata al lettone (come le culle da co-sleeping o le next2me) o separata. Vi è poi il cosiddetto bed-sharing, nel quale un genitore (o entrambi) condividono lo stesso letto (o poltrona o divano).

Il co-sleeping viene inteso generalmente nella seconda accezione, quella nella quale il bambino e uno o entrambi i suoi genitori condividono il medesimo letto e tra loro c'è un contatto fisico o comunque una minima distanza.
Utente cancellato 676

Re: «Rooming-in» e «co-sleeping»

Intervento di Utente cancellato 676 »

Il passo che ha riportato conclude: «Il co-sleeping viene inteso generalmente nella seconda accezione, quella nella quale il bambino e uno o entrambi i suoi genitori condividono il medesimo letto». Sta puntualizzando che il letto in questione può essere usato anche dal padre?

Le riporto quanto scritto dall’OMS:
Co-sleeping/bed-sharing/bedding-in
Bed sharing or co-sleeping can help a mother and baby to get more rest and to breastfeeding
frequently.
• Co-sleeping is NOT recommended if either the mother or the father is
- a smoker;
- under the influence of alcohol or drugs that cause drowsiness;
- unusually tired and might not respond to the baby;
- ill or has a condition with could alter consciousness, e.g. epilepsy, unstable diabetes;
- very obese;
- very ill or if the baby or any other child in the bed is very ill.
• Guidelines for safe bed-sharing/co-sleeping:
- Discuss benefits of, and contraindications to bed-sharing so that parents are informed.
- Use a firm mattress, not one that is sagging. Sleeping on a sofa or cushions with a baby is
not safe.
- Keep pillows well clear of baby.
- Cotton sheets and blankets are considered safer than a soft quilt.
- Dress the baby appropriately – do not swaddle in wraps or blankets if bed-sharing, or over
dress. The mother’s body provides warmth for the baby.
- The mother should lie close to her baby, facing baby with the baby lying on his or her back
except when feeding.
- Ensure that the baby cannot fall out of bed or slip between the side of the bed and the wall.
• In addition to the above guidelines on bed-sharing in hospital:
- Ensure that the mother can easily call for assistance if she has difficulty moving in bed.
- Check the wellbeing of the mother and baby frequently, ensuring that the baby’s head is
uncovered and that the baby is lying on his or her back if not feeding.
- When handing over care to another staff member, make them aware of those mothers and
babies who are bed-sharing.
Daphnókomos
Interventi: 371
Iscritto in data: sab, 08 giu 2019 14:26
Località: Bassa veronese

Re: «Rooming-in» e «co-sleeping»

Intervento di Daphnókomos »

«Kidshealth.org» ha scritto:Many people use the terms "bed-sharing" and "co-sleeping" to describe the same thing, but there are differences:
  • Co-sleeping: This is when a parent and child sleep in close social or physical contact of each other, meaning that each can tell that the other is nearby.
Room-sharing and bed-sharing are types of co-sleeping:
  • Room-sharing: This is when parents have a crib, bassinet, portable crib, or play yard in the room with them near the bed. Or, they attach a bedside sleeper to the side of their bed.
  • Bed-sharing: This is when parents and infants sleep together in a bed, couch, or chair. This has raised concerns because bed-sharing with an infant increases the risk sleep-related deaths, including sudden infant death syndrome (SIDS).
Utente cancellato 676

Re: «Rooming-in» e «co-sleeping»

Intervento di Utente cancellato 676 »

Codesta è addirittura una terza definizione possibile. Se andiamo appresso a tutte le definizioni che troviamo in Rete non ne usciamo: cosa vogliamo fare?

La stessa OMS, che come già ricordato identifica il «co-sleeping» nella condivisione di un letto, lo distingue nettamente dallo «shared rooms» (che è sostanzialmente la definizione ultima che ha proposto di «co-sleeping» visto che si parla di prossimità fisica, se non addirittura di contatto fisico, nel sonno):
«What are family sleeping arrangements (e.g. co-sleeping, shared rooms, average household size)?»
Fonte: https://www.who.int/docs/default-source ... ndbook.pdf

Chi vive negli Stati Uniti o nel Regno Unito, come @Freelancer o @Infarinato, potrebbe aiutarci a capire come vengono percepiti i vari termini nei rispettivi Paesi, indipendentemente dall’OMS che non è esente da polarizzazioni.
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 37 ospiti