«Plymouth»

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G. M.
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«Plymouth»

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Città dell’Inghilterra meridionale (256.000 ab. nel 2008), nella contea di Devon, sulla costa della Manica, di cui è uno dei principali porti. È posta alla foce dei fiumi Plym e Tamar, all’imboccatura del P. Sound. L’agglomerato urbano, detto anche Three Towns, è composto da P., Devonport e Stonehouse, che formano, anche sotto l’aspetto amministrativo, un insieme organico. Alla fiorente attività commerciale incentrata sul porto si affianca un’industria sviluppata nei settori cantieristico, chimico, degli esplosivi e calzaturiero.

P. Company Società coloniale inglese in accomandita. Giacomo I d’Inghilterra le concesse (1606) le terre tra il 41° e il 45° parallelo N, mentre quelle tra il 34° e il 38° erano accordate alla London Company. La prima delle due società che avesse fondato una colonia avrebbe ottenuto le terre tra il 38° e il 41° parallelo. La P. Company fondò senza successo la colonia di Popham, nell’attuale Maine (1607). Nel 1620, riorganizzata come «Consiglio della Nuova Inghilterra», con un’ulteriore spedizione (Pilgrim Fathers) fondò Plymouth nel Massachusetts, in un luogo visitato per la prima volta dal capitano J. Smith nel 1614. Il previsto sistema di assegnazione delle terre dopo sette anni di colonizzazione, basato sul costo del viaggio, 10 sterline, non diede risultati soddisfacenti; il secondo governatore della compagnia, W. Bradford (1621-57), per salvare l’esistenza dell’insediamento attribuì un lotto di terra a ogni famiglia di coloni. Oggi P. (55.188 ab. nel 2007), 60 km a SE di Boston, è fiorente centro turistico.
È anche (fra gli altri) nome d'una città fantasma, tuttora capitale de jure d'un territorio d'oltremare britannico.

Nel Deonomasticon Italicum, per la città inglese, ci sono (oltre a Plimmue e Plummuth per l'inglese):

Plemua (1470 circa), Premua (1490), Primuda (1522), Permua (1522), Prianua (1561), Plama (seconda metà del sec. XVI) — Plymouth, Plemouth, Plemontz, Plimut, Plimouth, Plymuth.

Nei Libri di Google si trovano anche più "facili" forme latineggianti come Plimmuta, Plimuto, Plimuta (in qualche caso per qualche motivo coll'articolo, la Plimuta); e ancora Plimute, Plimutte, Plimota; semiadattamenti come Pleimut, Plaimut.

Il Lexicon di Egger ha Plymutum, p. 243; Orbis Latinus di Grässe invece (in questo sito) Tamarae ostium, Plymuthium.

Il GDLI registra plimutisti e plimutismo.

Attestazioni di plimuzio come aggettivo. Qui un plimutio (?).

Facendo un po' una media, e con inevitabile influenza del gusto personale, con questi dati credo che userei Plimuta. Qui non si legge molto bene, ma sembra accentato sdrucciolo, Plìmuta: non avrebbe più senso Plimùta?

Esonimi d'altre lingue (raccolti in Rete senza approfondire): spagnolo desueto Plemua, nederlandese desueto Pleimuiden; lituano Plimutas, lettone Plimuta.
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Lorenzo Federici
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Re: «Plymouth»

Intervento di Lorenzo Federici »

Se l'esonimo spagnolo segue l'ortografia moderna, la pronuncia è /ple̍mwa/, non /plemu̍a/. In inglese è /plɪ̍məθ/, non /pl(a)ɪ̍maʊθ/, nonostante nella parola mouth quella vocale sia lunga (< mūþ < *munþ). Anche da Plymutum in latino possiamo aspettarci /ply̍mutum/.

È curioso che non ci sia nemmeno un Plymut(h)ia e soltanto un Plymut(h)ium, che in italiano sarebbero rispettivamente /plimo̍t(ʦ)ja/ e /plimo̍t(ʦ)jo/ (o altrimenti /-u̍-/), con pronuncia piana in italiano.

/pli̍muta/ quindi mi sembra la scelta migliore. Personalmente, /pli̍mota/ mi suona meglio, ma se abbiamo già plimutismo non ha senso cambiare forma.
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G. M.
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Re: «Plymouth»

Intervento di G. M. »

Lorenzo Federici ha scritto: gio, 09 feb 2023 14:01 Se l'esonimo spagnolo segue l'ortografia moderna, la pronuncia è /ple̍mwa/, non /plemu̍a/.
Sì. Sembra che però ci sia un po' d'oscillazione. Cercando sempre nei Libri di Google, anche se Plemua sembra più diffuso, ci sono allo stesso tempo parecchie attestazioni di Plemúa.
Lorenzo Federici ha scritto: gio, 09 feb 2023 14:01 In inglese è /plɪ̍məθ/, non /pl(a)ɪ̍maʊθ/, nonostante nella parola mouth quella vocale sia lunga (< mūþ < *munþ).
Non ho capito questo punto (anche perché la mia conoscenza dell'inglese è ampia ma superficiale), può spiegarmi meglio?
Lorenzo Federici ha scritto: gio, 09 feb 2023 14:01 Anche da Plymutum in latino possiamo aspettarci /ply̍mutum/.
Egger di norma mette il segno di breve quando vuole indicare un'accentazione sdrucciola (Ottăva, Frusĭno, Pacipŏlis, Tibĕris, ecc.). Qui scrive Plymutum e non Plymŭtum, quindi almeno nelle sue intenzioni suppongo un'accentazione piana, Plymùtum.

Qui c'è un PLIMŪTUM con segno di lunga.
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Lorenzo Federici
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Re: «Plymouth»

Intervento di Lorenzo Federici »

G. M. ha scritto: gio, 09 feb 2023 15:18
Lorenzo Federici ha scritto: gio, 09 feb 2023 14:01 In inglese è /plɪ̍məθ/, non /pl(a)ɪ̍maʊθ/, nonostante nella parola mouth quella vocale sia lunga (< mūþ < *munþ).
Non ho capito questo punto (anche perché la mia conoscenza dell'inglese è ampia ma superficiale), può spiegarmi meglio?
Probabilmente mi sono soltanto espresso male. Il nome Plymouth /plɪ̍məθ/ significa bocca del [fiume] Plym /plɪ̍m/, che in italiano potremmo chiamare la Plima. :?:

In inglese, /-V̍-aʊ-/ è una pronuncia possibile, ma non è questo il caso. Volendo riprodurre le quantità vocaliche del nome inglese, avremmo Ply̆mŭt(h)-, dato che ou in questo caso si pronuncia /ə/. Però, se vogliamo considerare l'origine del termine e non soltanto la pronuncia, potremmo avere Ply̆mūt(h)-, visto che mouth in inglese ha una «vocale» lunga (come house /haʊs/, da hūs).

A sua volta, questa vocale lunga viene da una vocale seguita da una consonante nasale, /un/, che è diventato, suppongo, [ũː] e quindi /uː/. Una scelta puramente etimologica sarebbe /plim(m)u̍nta/, una via di mezzo /plim(m)u̍ta/, una che si basa solamente sul suono /pli̍m(m)uta/.

A orecchio, quest'ultima mi suona meglio. È soltanto una mia preferenza, non so se ci sia una forma abbastanza comune da essere preferibile all'altra. Nella maggior parte dei casi, comunque, non è nemmeno necessario specificarlo, visto che Plimuta in italiano può essere letto in entrambi i modi. Potrebbe, però, essere una buona idea quella di vedere nomi di altre città con due vocali brevi per capire come vengono adattate (almeno) in latino. Altrimenti, si potrebbero semplicemente seguire Egger e Grässe e usare l'accentazione piana. Metto tutte le mani del caso avanti, aspetto pareri di chi ne sa di più.

Un'ultima nota: ho dato per scontato che y fosse in realtà , ma non so quanti termini avessero e non ȳ in latino classico e la distinzione tra i e y era già bella che andata nel Rinascimento.
Ultima modifica di Lorenzo Federici in data sab, 12 ago 2023 1:34, modificato 1 volta in totale.
Avatara utente
G. M.
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Re: «Plymouth»

Intervento di G. M. »

Lorenzo Federici ha scritto: gio, 09 feb 2023 18:53 Nella maggior parte dei casi, comunque, non è nemmeno necessario specificarlo, visto che Plimuta in italiano può essere letto in entrambi i modi.
Dipende... per chi scrive poesia (o letteratura in generale) il suono è parte fondamentale della parola. :wink:
Daphnókomos
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Re: «Plymouth»

Intervento di Daphnókomos »

Qui Plimua.
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