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Re: Di nuovo sulle professioni al femminile: la Crusca dice «pubblica ministera»

Inviato: ven, 09 feb 2024 11:13
di Lato
Avevo già letto la discussione tempo fa, ne avevo fatte mie le conclusioni e mi ero detto che dovevo ricordarmelo. È per questo che la mia attenzione si è soffermata su quanto ho ascoltato in quella trasmissione.

Nel 2024 pubblico ministero è inteso, nel linguaggio comune, come una professione. Se domandate a qualcuno che mestiere faccia, questi vi risponderà che fa il magistrato virgola il pubblico ministero. Se di professione si tratta e debbo volgerla al femminile ho poche possibilità.

Capo non è un mestiere, a nessuno verrebbe in mente di rispondere seriamente, alla domanda posta sopra, faccio il capo. Le parole composte con capo (capotreno, capoturno ecc.) quando sono riferite a una professione o a un ruolo sono ambigenere e il problema non si pone.

Sulla questione estetica, io credo che nessun discorso, nemmeno quello guidato dalla logica più stringente, non sia affetto da una qualche forma di condizionamento (sub-conscio, inconscio) estetico.

Metonimia invece è una parola che mi piace (e chissenefrega direte voi) e per fortuna non ho molte occasioni di dover volgere al femminile pubblico ministero. [questa è la mia faccina-equivalente]

Re: Di nuovo sulle professioni al femminile: la Crusca dice «pubblica ministera»

Inviato: ven, 09 feb 2024 12:25
di Infarinato
Lato ha scritto: ven, 09 feb 2024 11:13 Capo non è un mestiere…
Non sequitur. Non è che i nomi di professione seguano regole proprie nel formare il femminile: seguono le regole di qualsiasi altro sostantivo [che abbia senso femminilizzare]. Certo, se esiste piú di una possibilità, sarà l’uso [sincronico delle persone cólte] a determinare di volta in volta la forma effettiva: cosí, normalmente, dottoressa e non dottora dottrice (se non in alcune specifiche accezioni), professoressa e non il teorico *profestrice, studentessa e non [la] studente (che pure sarebbe grammaticalmente ineccepibile) etc. E in alcuni casi (come in quello di pubblico ministero), di possibilità, non ne esiste alcuna, proprio come in altri non esiste alcuna possibilità di mascolinizzare un sostantivo di genere grammaticale femminile (v. infra).

Comunque, a prescindere dal fatto che stricto sensu nemmeno il pubblico ministero (al pari della «difesa») è una professione (che sarebbe invece «magistrato/a [che ricopre l’ufficio di pubblico ministero]»), non le piace capo? Allora pensi a guardia [giurata] o a guida [turistica], che sono anch’esse originariamente delle metonimie: non vorremo mica dire *guardio o *guido se si tratta di un uomo? ;)

Re: Di nuovo sulle professioni al femminile: la Crusca dice «pubblica ministera»

Inviato: mer, 10 apr 2024 16:34
di ✺✺✺
Infarinato ha scritto: ven, 09 feb 2024 12:25Se esiste piú di una possibilità, sarà l’uso [sincronico delle persone cólte] a determinare di volta in volta la forma effettiva: cosí, normalmente, dottoressa e non dottora dottrice (se non in alcune specifiche accezioni), professoressa e non il teorico *profestrice, studentessa e non [la] studente (che pure sarebbe grammaticalmente ineccepibile) etc. E in alcuni casi (come in quello di pubblico ministero), di possibilità, non ne esiste alcuna, proprio come in altri non esiste alcuna possibilità di mascolinizzare un sostantivo di genere grammaticale femminile (v. infra).
Qualche tempo prima Freelancer:
Freelancer ha scritto: gio, 23 mar 2023 19:40[Q]uante persone negli anni anni novanta si opponevano, con argomentazioni simili a quelle ora fatte per pubblico ministero, alla femminilizzazione di avvocato e ingegnere, da confrontarsi con il numero di persone che ora dicono tranquillamente, senza pensarci due volte, avvocata e ingegnera. E quanti anni ci sono voluti.
Freelancer ha scritto: mer, 22 mar 2023 17:39L’evoluzione della lingua sotto l’aspetto della femminilizzazione si sta svolgendo sotto pressioni fortissime che arrivano da larghi strati della nostra società e dall’estero — in primis dal mondo anglosassone anzi, dagli Stati Uniti, com'è sempre il caso — compreso ovviamente quello delle giornaliste (ma anche giornalisti), quindi con una notevole influenza sui parlanti. […] Vedrai che gradualmente, soprattutto non appena più donne che ricoprono la carica di pubblico ministero vorranno essere chiamate pubblica ministera, tutti ci faranno l’abitudine. Ci vorrà un po’ di tempo ovviamente.
Due argomentazioni queste ultime più che discutibili, in quanto prive di dati a supporto. Percezioni dunque molto diffuse ma prive di riscontri quelle per cui:
  • l’uso diffuso tra coloro che non hanno particolari conoscenze linguistiche, sostenuti dagli usi giornalistici, determinerebbe ormai la forma effettiva, e che quindi per pubblica *ministera sarebbe solo questione di tempo, nonostante al momento praticamente nessuno la usi in contesti che non siano ironici/sarcastici;
  • l’uso di tale femminile improprio tra una percentuale minoritaria di donne magistrato determinerebbe l’abitudine nei colleghi e quindi la diffusione in altri contesti.