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«Mutare» (informatica)

Inviato: gio, 06 apr 2023 17:43
di Canape lasco ctonio (cancellato)
A seconda dei contesti informatici in cui viene usato «mutare» ha assunto il significato di «silenziare», «zittire», «disattivare», ma anche «nascondere», «ignorare» sempre e solo partendo da un adattamento dell’inglese to mute, con buona pace del significato tuttora registrato in tutti i dizionari di «cambiare», «modificare», «trasformare».

Già nel 2014 Licia Corbolante ha scritto in merito alle discutibili scelte di Twitter relativamente al «mute» e al suo significato:
Mute in Twitter [1]
29/05/2014 - Licia

Prendo spunto da una funzionalità recente di Twitter per alcune considerazioni sulla formazione dei termini, che può essere primaria (si dà un nome a un nuovo concetto) o secondaria (il concetto viene trasferito in un’altra lingua, ad es. attraverso la localizzazione).

Risemantizzazione di mute
La nuova funzionalità di Twitter consente di rendere invisibile nella propria cronologia l’attività di qualcuno che si segue, ma senza che lo sappia (rimane tra le persone che si seguono e può continuare a comunicare attraverso i messaggi diretti). Questa opzione è stata chiamata Mute, una scelta che può apparire insolita, soprattutto in un contesto di inglese come seconda lingua (E2).

Per denominare il nuovo concetto è stato attribuito un nuovo significato a un termine esistente attraverso la risemantizzazione del verbo mute nel suo significato più frequente di disattivare l’audio, probabilmente l’unico noto in E2. È un uso chiaramente metaforico: in Twitter la comunicazione non è orale ma avviene esclusivamente in forma scritta (visiva).

L’icona scelta per identificare un utente “muted” è il noto simbolo di audio disattivato, congruente quindi con il significato che ha il termine mute nella maggior parte delle interfacce, ma non coerente con il concetto che invece rappresenta in Twitter, e quindi potenziale fonte di ambiguità (cfr. Oggetti, concetti e segni nelle interfacce).

Formazione primaria
Nella terminologia informatica, il riutilizzo di risorse lessicali esistenti attraverso analogie e metafore è uno dei metodi di formazione primaria più comuni. Ha il vantaggio di usare parole già note e quindi facili da ricordare (economia linguistica), ma può dar luogo a indeterminatezza e ambiguità che entrano in conflitto con il principio della monosemia perseguito dalla terminologia tradizionale.

Ci si potrebbe comunque domandare se Mute in Twitter sia un concetto effettivamente nuovo o se invece condivide molte caratteristiche con concetti già familiari, come pare suggerire la sua definizione: “Mute is a feature that allows you to hide a user’s Tweets from your timeline. When you mute a user on Twitter, their content will no longer be visible to you, and you will no longer receive push or SMS notifications from that user”.

Nuovi termini e adozione di termini esistenti
Se un concetto è già esistente, si possono seguire due strategie di denominazione:
1 – adottare terminologia già nota, con cui l’utente dovrebbe avere familiarità perché usata in altri prodotti, come ad es. i termini Hide e Ignore e l’opzione I don’t want to see this in Facebook;
2 – creare la propria terminologia per rendere la nuova funzionalità più distintiva, valutando però il possibile impatto sulla curva di apprendimento dell’utente.

La scelta di Twitter privilegia l’opzione 2 ma ricorre a un termine già esistente in altri contesti per concetti diversi, quindi corre il rischio di ridurre la “distintività” e di aumentare invece l’indeterminatezza (cfr. Windows 8: da charm ad accesso per un altro esempio).

Connotazioni
Nelle scelte terminologiche non vanno ignorate le connotazioni indesiderate che potrebbero avere un termine e i simboli associati. Immagino che Twitter abbia scelto l’icona dell’audio, poco congruente con la funzionalità, e abbia evitato alternative più descrittive, come ad es. una testa stilizzata con una X al posto della bocca, per escludere rimandi al significato non politicamente corretto che può avere mute (“muto”) se associato a una persona.

Formazione secondaria
Il processo di formazione primaria della terminologia di prodotti o servizi che verranno proposti anche in altre lingue dovrebbe sempre considerare anche le dinamiche di formazione secondaria. Sarà l’argomento di un prossimo post, con l’esempio della localizzazione italiana: Mute in italiano, la confusione di Twitter.

Per approfondire: Schmitz, K. D. (2007), “Indeterminacy of terms and icons in software localization” in Indeterminacy in LSP and Terminology. Studies in Honour of Heribert Picht. Amsterdam/Philadelphia: John Benjamins.

Fonte: https://www.terminologiaetc.it/2014/05/ ... e-twitter/
Mute in italiano, la confusione di Twitter [2]
03/06/2014 - Licia

Dopo aver descritto la denominazione del concetto Mute in Twitter in inglese, concludo l’argomento con alcune note sulla localizzazione italiana per ribadire l’importanza di una corretta gestione della terminologia.

Mute in italiano: sistemi operativi
Nei sistemi operativi Il verbo inglese mute fa riferimento soprattutto all’audio e di solito viene reso con disattivare, specificando cosa viene reso silenzioso: microfoni, altoparlanti, cuffie ecc. È la scelta adottata da Microsoft e da Google e in parte anche da Apple.

Mute in italiano: Twitter
In Twitter la funzionalità Mute non riguarda alcun tipo di suono ma solo testo (tweet). In italiano viene chiamata con almeno quattro nomi diversi, come si può vedere in questi esempi che rendono invisibili i tweet di @terminologia:

Ignora @terminologia - comando in Twitter per Android
Togli voce a @terminologia - comando nell’interfaccia web di Twitter.
Zittire @terminologia? Non vedrai più i Tweet di @terminologia nella tua cronologia, ma continuerai a ricevere le notifiche. Non sapranno che que li hai zittiti. - messaggio in Twitter per Android [NdR Canape: rosso mio].

Se si considera anche il termine che descrive l’azione di ripristino, in inglese unmute, si notano altre incongruenze che creano solo confusione per chi usa Twitter su sistemi o dispositivi diversi, uno scenario ormai molto comune:

1 Togli voce a / Ridai voce a (comando nell’interfaccia web),
2 Ignora / Ridai voce a (comando nell’interfaccia delle app per Android e iPhone),
3 Nascondi / Visualizza di nuovo (istruzioni per web e app nel Centro Assistenza),
4 zittire / vedere (messaggi e finestre di dialogo nelle app),
5 zittire / ridare voce (glossario per la localizzazione di Twitter).

La localizzazione di Twitter è affidata a volontari (crowdsourcing) e senza una gestione sistematica della terminologia diventa ancora più difficile evitare questi problemi, in particolare per l’italiano perché al di fuori di specifici contesti professionali manca una cultura terminologica di base.

Terminologia orientata al concetto
Nella formazione secondaria dei termini (un concetto viene trasferito in un’altra lingua) è preferibile un approccio onomasiologico: si analizzano il concetto e le sue caratteristiche nella lingua di partenza e si rilevano eventuali usi metaforici o non standard del termine, come nel caso di mute:

Mute: a feature that allows you to hide another user’s activity without them knowing. When you mute a user on Twitter, the muted user’s content will no longer be visible to you (unless you go to their profile) [glossario per la localizzazione di Twitter]

Si cerca quindi un’equivalenza nella lingua di arrivo, evitando la tentazione di “tradurre” letteralmente il termine, come invece è successo con zittire (4 e 5), che implica che chi subisce l’azione sia consapevole di essere stato messo a tacere (cfr. without them knowing), e anche con togliere voce (1), che può avere il significato figurato di “togliere la parola” ma non tiene conto che in Twitter chi è stato “muted” continua ad esprimersi liberamente.

Sia ignorare (2) che nascondere (3) rappresentano adeguatamente il concetto espresso da mute, senza essere condizionati dalla parola usata in inglese, però mettono in evidenza la scelta ambigua e poco appropriata fatta da Twitter per l’icona.

Se il concetto è riconducibile ad altri già noti si può anche optare per terminologia già esistente, soprattutto se già familiare all’utente. Ad esempio, Marco ha segnalato che nelle conversazioni di Gmail c’è un uso simile di mute / unmute, e che in italiano Google ha optato per attivare / disattivare, coerente anche con le opzioni audio descritte sopra.

Relazioni tra concetti
Nell’approccio onomasiologico ciascun concetto va sempre analizzato anche in relazione agli altri concetti nel sistema concettuale a cui appartiene, ad es. per mute il concetto coordinato unmute. Solo Togli voce / Ridai voce (1) e Nascondi / Visualizza di nuovo (3) ne tengono conto, invece le altre scelte sono incongruenti, addirittura zittire / vedere (4) mischia due metafore completamente diverse. Per Ignora / Ridai voce (1) sarebbe stato più coerente Ignora / Non ignorare più o, nello stile di Twitter, Smetti di ignorare, modellato su Segui / Smetti di seguire.

I database terminologici consentono di gestire facilmente queste informazioni, mentre in un glossario tradizionale, ad es. un lungo elenco “statico” di termini in ordine alfabetico, è più complicato registrare e analizzare le relazioni tra concetti ed evitare incongruenze, specialmente se i termini coordinati e correlati non sono collegati e sono visivamente distanti tra loro.

Conclusioni?
Post lunghissimo, grazie a chi ha avuto la pazienza di leggerlo fin qui! Le conclusioni credo siano abbastanza ovvie: la gestione della terminologia orientata al concetto, sistematica, centralizzata e integrata nel ciclo di vita del prodotto, è un processo fondamentale nella localizzazione.

Vedi anche: Flessibilità dell’inglese: un– su come rendere coerentemente i verbi che indicano l’annullamento di un’azione e Seguimento in corso… (e commenti) per altri problemi di localizzazione di Twitter.


Aggiornamento agosto 2016Scritture brevi ha segnalato un’ulteriore variazione che conferma i limiti della localizzazione in crowdsourcing. È il verbo mutare, calco maldestro del verbo inglese mute. Chi ha tradotto non si è reso conto del falso amico: in italiano mutare ha esclusivamente il significato di cambiare, modificare, trasformare. Mutare riferito a persone (i follower) fa venire in mente i mutanti della fantascienza!

Filtro qualitativo. Migliora la qualità dei Tweet che vedi. Guarda chi hai mutato o bloccato.

Se si fa clic su mutato si apre però la pagina Account a cui hai tolto la voce, altra vistosa incongruenza terminologica:

Account a cui hai tolto la voce. Hai nascosto dalla tua cronologia i Tweet di questi account, da cui non riceverai più notifiche push o SMS. Per gli account che non segui a cui hai tolto la voce, hai anche nascosto le risposte e le menzioni dalle tue notifiche. Scopri di più.


Aggiornamento febbraio 2017 – Nessuna delle incongruenze descritte è stata corretta e si scoprono invece nuovi errori e refusi come *toglili, segnalato da @CurnisL:

Nell’articolo della Guida di Twitter la funzionalità è chiamata Togli voce.


Aggiornamento settembre 2019 – Ennesimo cambiamento: ora la funzionalità si chiama Silenzia.

Fonte: https://www.terminologiaetc.it/2014/06/ ... e-twitter/

Re: «Mutare» (informatica)

Inviato: gio, 06 apr 2023 17:55
di Canape lasco ctonio (cancellato)
Qui invece un articolo di Giulietta Stiratti nella sua sezione dei diari dell’Espresso, a riprova che — come scrive @G. M. — a volte anche dalle pubblicazioni più progressiste possono venire sussulti di dignità linguistica:
Le mute inquietanti
24 maggio 2020

Quando, qualche anno fa, comparve -tra i neologismi tecnologici- il verbo silenziare, provai una certa inquietudine: mi dava l'idea di un gesto un po' violento, anche se il suo significato non lo era, perché in fondo si trattava di togliere il sonoro alle notifiche delle varie chat. Quell'inquietudine, però, è rimasta in sottofondo e quel verbo io non l'ho mai usato.
Oggi, in pieno regime di DaD -didattica a distanza-, per chi come me fa uso di piattaforme come Zoom o Meet, si è imposto un nuovo neologismo: mutare, nel senso di "mettere il muto al microfono" onde evitare caotiche sovrapposizioni di voci. Possibilmente, questa mutazione mi sembra ancora più inquietante: l'immagine che mi restituisce è quella di un dialogo completamente inaridito, ridotto a monologo con interventi a comando, a microfoni aperti a tempo. E la cosa che mi spaventa ancora di più è che spesso le mie classi si presentano a lezione (si fa per dire) a schermi e microfoni spenti: mutate e invisibili.
In un luogo, anche virtuale, in cui il dialogo e il confronto dovrebbero essere l'elemento sostanziale, e al netto delle -tante- difficoltà oggettive e soggettive legate alla connessione tramite piattaforma, il significato simbolico di questo gesto è qualcosa che richiede attenzione e riflessione.
Sono perfettamente consapevole che la pandemia ha messo la scuola di fronte a un'emergenza a cui si è cercato di far fronte con passione, creatività, impegno. Ciò non toglie che di mutarci no, non ne abbiamo bisogno. E tantomeno alunne e alunni delle nostre classi, che rischiano un mutismo ben più radicale.
[omissis]

https://www.youtube.com/watch?v=h_Mtez3VVT8&t=9s [NDR Canape: Filmato YouTube a cui rimanda a fine articolo, nel quale esprime la sua preoccupazione per l’uso di mute, conscia del suo significato]

Fonte: http://le-parole-sono-importanti.blogau ... quietanti/

Re: «Mutare» (informatica)

Inviato: gio, 06 apr 2023 18:49
di Ferdinand Bardamu
Mi pare un neologismo informatico analogo a processare nel senso di elaborare: anzi, dà adito a un fraintendimento anche maggiore, perché processare (nell’accezione propria) si usa in contesti molto limitati.