«La letteratura a scuola, oggi» – V. Coletti risponde a S. Tamaro
Inviato: ven, 09 giu 2023 23:34
Riporto la risposta di Vittorio Coletti alle affermazioni di Susanna Tamaro sullo studio della letteratura a scuola, perché qui non l'ha fatto nessun altro. Con mio grande dispiacere. In realtà sono poco interessato alla polemica in sé, ma piuttosto alle valutazioni del Coletti sulla letteratura italiana contemporanea e lo stato della lingua. Dice infatti l'accademico:
Infatti, c'è un passaggio in particolare sul quale le mie opinioni divergono da quelle del professore, il seguente:
Ritengo infatti che a giudicare quali siano le vette più alte e più basse debbano essere gli studenti, intesi come i singoli individui che si trovano a leggere e studiare i vari autori. La scuola ha il compito, a mio avviso, di presentar loro la più ampia selezione possibile di letterati, di far conoscere le varie correnti, le situazioni, gli ambiti, gli scopi, insomma di dare gli strumenti per capirli. Poi, se si parla di far appassionare i ragazzi alla lettura, saranno i gusti personali a determinare ciò che piace e ciò che no. Ancora, se si parla di dare un bagaglio culturale ai giovani, non vedo modo migliore che fornire tutto il guardaroba, dal quale questi potranno allora scegliere i capi che più gli si adattano. Sia come sia, con quel passaggio mi pare che il professor Coletti commetta lo stesso errore della Tamaro, senza però rendersene conto.
Queste considerazioni mi paiono in diretto contrasto con quelle del Sabatini, che invece si è spinto a dire che la lingua italiana gode ora di una salute migliore che cent'anni fa. Se da un lato mi trovo generalmente d'accordo con quanto espresso dal Coletti, dall'altro spero che la differenza di vedute manifestata dai due, poiché io la interpreto come una differenza di vedute, nasca effettivamente da una pluralità di idee ed ideali all'interno dell'Accademia della Crusca, piuttosto che da un posizionamento opportunistico a seconda dell'oggetto della polemica.Ora, il vero guaio della letteratura del nuovo secolo sta proprio nell’assenza di uno stile, nell’adozione di una lingua senza qualità perché banale, povera di idee, o, all’opposto, molto esibizionistica, più impegnata a sfoggiare la propria estrosità che a esprimere idee. Non è il caso di fare nomi. Lo stile zero (che non è quello semplice, ma quello assente) lascia vedere una lingua gremita di stereotipi, luoghi comuni, frasi fatte oppure segnata da un narcisismo verbale che parla troppo e sopra le righe per le povere cose che ha da dire. L’esatto contrario di quello che servirebbe a un giovane, cui si propone, attraverso la letteratura, un approccio più meditato, autentico e originale alla realtà. Questo limite riguarda soprattutto la nostra narrativa, dove, dopo Calvino, Levi e Sciascia e tolti pochi autori di particolare pregio, l’offerta più recente non è purtroppo quasi mai all’altezza di quella di altre culture coeve (anche quella, vicinissima, francese), nelle quali, forse, latitano come da noi i capolavori, ma la media è alta e di grande valore intellettuale e linguistico, attestato dal grande successo delle traduzioni.
Infatti, c'è un passaggio in particolare sul quale le mie opinioni divergono da quelle del professore, il seguente:
[...] Tamaro ha ragione se lamenta una troppo scarsa attenzione della scuola alla letteratura più recente. Questo è certamente un limite del nostro sistema scolastico, che, invece di percorrere il passato passando solo per le principali vette, e dedicare parecchio tempo anche al presente (o al passato prossimo), si attarda su percorsi e autori antichi meno rilevanti, arrivando tardi o poco a quelli contemporanei.
Fuori tema
Da notare anche l'assenza di articolo di fronte al cognome Tamaro.
Fuori tema
L'articolo elenca tanti autori. Le risposte sul sito della Crusca tanti altri. Nessuno cita Salgari. Lo voglio fare io: fate studiare Salgari a scuola! Tra un crepuscolare ed uno scarmigliato c'è posto pure per lui.
Fuori tema
Esistono scrittori italiani di questi ultimi venti o trent'anni, che si sono distinti e possono aspirare a diventare classici o anche solo a ritagliarsi un posticino nelle antologie? Tra gli scrittori molto fumo e poco arrosto, ai quali fa riferimento anche il Coletti, credo che ci vada messo di diritto Baricco, poi tutti i suoi emuli.