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Accentazione d’un verso dantesco («Paradiso», VI, 14)

Inviato: sab, 12 ago 2023 20:14
di G. M.
Nella voce più, il DOP riporta l'accentazione del verso dantesco «una natura in Cristo esser, non piue,» (Paradiso, canto VI, v. 14) come «ùna natùra iṅ kristo èsser, nom pi̯ùe,». Ovvero, s'intende che il verso ha un accento primario su esser, mentre solo secondario (non segnato) su Cristo.

Ciò mi sembra sbagliato: l'accento primario deve cadere per forza sulla sesta sillaba (Crìsto), mentre si dittonga /-sto ̮ɛs-/; non può esserci accento primario su esser e solo secondario su Cristo perché così si avrebbe l'iato /-sto.ɛ̍s-/ e non tornerebbe il conto delle sillabe: l'accento finale cadrebbe sull'undicesima.
  • 1u2na 3na4tu5ra in 6Cris7to es8ser, 9non 10piu[11?]e,
  • 1u2na 3na4tu5ra in 6Cris7to 8es9ser, 10non 11piu[12?]e,
Il DOP avrebbe quindi dovuto scrivere «krìsto e̢sser» [se non addirittura «krìsto esser», se la e si chiude automaticamente].

Re: Accentazione d’un verso dantesco («Paradiso», VI, 14)

Inviato: dom, 13 ago 2023 2:02
di valerio_vanni
Mi dispiace per il conto sillabico, ma a orecchio mi suona meglio /-sto.ɛ̍s-/. Spontaneamente, la leggerei così.

Re: Accentazione d’un verso dantesco («Paradiso», VI, 14)

Inviato: dom, 13 ago 2023 10:12
di Infarinato
G. M. ha scritto: sab, 12 ago 2023 20:14 Nella voce più, il DOP riporta l'accentazione del verso dantesco «una natura in Cristo esser, non piue,» (Paradiso, canto VI, v. 14) come «ùna natùra iṅ kristo èsser, nom pi̯ùe,». Ovvero, s'intende che il verso ha un accento primario su esser, mentre solo secondario (non segnato) su Cristo.

Ciò mi sembra sbagliato…
La trascrizione del DOP è sbagliata, ma non per quel che dice Lei, ma perché l’/o/ di Cristo si elide, cosí come quella di benedetto nella terzina successiva, il che è perfettamente normale. ;)

Parole come piue sono sempre disillabiche in fin d’enunciato o di verso.

Re: Accentazione d’un verso dantesco («Paradiso», VI, 14)

Inviato: dom, 13 ago 2023 12:30
di G. M.
La ringrazio, Infarinato. :) Può dirci di più, o rimandarci a qualche testo, su quest'elisione non rappresentata graficamente?

Il caso successivo che cita («ma ’l benedetto Agapito, che fue») mi sembra diverso, perché lì la conta sillabica funziona anche senz'elisione: una sinalefe /-o ̮a-/ non costringe a spostamenti d'accento com'era invece nella mia ipotesi qui.

Re: Accentazione d’un verso dantesco («Paradiso», VI, 14)

Inviato: dom, 13 ago 2023 14:44
di valerio_vanni
Anche di là poteva funzionare senza elisione. Quando dicevo che mi suonava peggio non era per la sequenza /-toes-/, ma per quell'accento che si tende a formare nella sillaba successiva /-ser/.

Re: Accentazione d’un verso dantesco («Paradiso», VI, 14)

Inviato: dom, 13 ago 2023 15:01
di G. M.
valerio_vanni ha scritto: dom, 13 ago 2023 14:44 Anche di là poteva funzionare senza elisione.
Sì, mi sono espresso un po' male. :mrgreen: Riprovo:

Il caso successivo («ma ’l benedetto Agapito, che fue») mi sembra diverso:
  • lì, con o senza elisione, l'accentazione è sempre la stessa e funziona senza problemi («ma ’l benedett'Agapito, che fue» ~ «ma ’l benedetto ̮Agapito, che fue»);
  • in «una natura in Cristo esser, non piue,», invece, abbiamo due accentazioni possibili, ma una (quella del DOP) può funzionare solo con elisione («una natura in Crist'esser, non piue,»); se non c'è elisione, il verso funziona comunque, ma l'accento primario deve cadere per forza su Cristo («una natura in Cristo ̮esser, non piue,»).

Re: Accentazione d’un verso dantesco («Paradiso», VI, 14)

Inviato: dom, 13 ago 2023 15:21
di valerio_vanni
G. M. ha scritto: dom, 13 ago 2023 15:01
valerio_vanni ha scritto: dom, 13 ago 2023 14:44 Anche di là poteva funzionare senza elisione.
Sì, mi sono espresso un po' male. :mrgreen: Riprovo:

Il caso successivo («ma ’l benedetto Agapito, che fue») mi sembra diverso:
  • lì, con o senza elisione, l'accentazione è sempre la stessa e funziona senza problemi («ma ’l benedett'Agapito, che fue» ~ «ma ’l benedetto ̮Agapito, che fue»);
Concordo sul fatto che l'accento su una sillaba diversa da quella iniziale semplifichi le cose, ma:
G. M. ha scritto: dom, 13 ago 2023 15:01 [*]in «una natura in Cristo esser, non piue,», invece, abbiamo due accentazioni possibili, ma una (quella del DOP) può funzionare solo con elisione («una natura in Crist'esser, non piue,»); se non c'è elisione, il verso funziona comunque, ma l'accento primario deve cadere per forza su Cristo («una natura in Cristo ̮esser, non piue,»).[/list]
Perché la sillaba "to ̮es" non dovrebbe potersi prendere l'accento?

Re: Accentazione d’un verso dantesco («Paradiso», VI, 14)

Inviato: dom, 13 ago 2023 15:34
di G. M.
valerio_vanni ha scritto: dom, 13 ago 2023 15:21 Perché la sillaba "to ̮es" non dovrebbe potersi prendere l'accento?
Beh, perché Cristo è parola piana e non tronca (*Cristò). :P

Re: Accentazione d’un verso dantesco («Paradiso», VI, 14)

Inviato: dom, 13 ago 2023 19:03
di Infarinato
G. M. ha scritto: dom, 13 ago 2023 12:30 Può dirci di più, o rimandarci a qualche testo, su quest'elisione non rappresentata graficamente?
In realtà, piú che d’elisione avrei dovuto parlar di sinalefe, che poi è l’antecedente fonetico dell’altra. Ma, poiché nella lettura, se accentiamo esser e non vogliamo elidere la /o/ di Cristo, ci ritroviamo con dodici sillabe anziché undici (foneticamente, undici e dieci, rispettivamente, ma lasciamo perdere :roll:), ho parlato di elisione, ché è il solo modo —nemmeno troppo innaturale— di stare nell’endecasillabo.

Il fatto è che, nella metrica tradizionale italiana, «[d]i norma la sinalefe è obbligatoria, ma quando delle due vocali che s’incontrano, una o tutte e due siano accentate, l’applicazione della figura è nell’arbitrio del poeta che tien conto degli effetti ritmici che vuol conseguire» (Mario Pelaez, Enciclopedia Italiana Treccani, 1936, sott. mia).

Re: Accentazione d’un verso dantesco («Paradiso», VI, 14)

Inviato: lun, 14 ago 2023 9:38
di valerio_vanni
G. M. ha scritto: dom, 13 ago 2023 15:34
valerio_vanni ha scritto: dom, 13 ago 2023 15:21 Perché la sillaba "to ̮es" non dovrebbe potersi prendere l'accento?
Beh, perché Cristo è parola piana e non tronca (*Cristò). :P
Io non le vedo così diverse. Certo, la parola di per sé è bisillabica.
Ma quando le rubiamo il finale (per darlo alla parola dopo) diventa monosillabica /kris/, in un caso gli rubiamo /t/ e nell'altro /to/.
È anche una vocale medio-alta, che ci può salvare l'apertura di "esser".