Accorciamenti in «-o» per «-…ione» («combo», «info» e simili)
Inviato: dom, 27 ago 2023 3:39
È una tendenza a cui ho fatto caso da un po' quella degli anglofoni di tagliare a metà le parole lunghe mettendoci una -o come desinenza.
Da grande popolo anglofilo quale siamo, questa tendenza è arrivata anche da noi. Così un'informazione diventa un'info, una combinazione è una combo, una versione di dimostrazione di un videogioco è una demo (da demonstration; è meglio dimo?), le distribuzioni di Linux sono le distro e le conversazioni diventano convo.
Non è soltanto il suffisso -ione ad andarsene, visto che abbiamo anche i memo (da memorando o promemoria), i porno (da pornografico), la limo (limosina), le foto (fotografia). Nel lessico dei videogiochi ho sentito anche l'aggro (per aggressività) e l'ammo (nome collettivo maschile per le munizioni, abbreviato dall'inglese ammunition, dal francese amunition, o coll'articolo davanti l'amunition, a sua volta da la munition, per i più curiosi). Però, se non è raro vedere delle abbreviazioni (chimio, ciano e simili) per i nomi in cui l'origine non è chiara al parlante italiano non troppo istruito, per esempio quelli d'origine greca, in quelli d'origine latina mi sembra un fenomeno molto più raro e forse è per questo che mi fa più strano in un certo senso.
L'inglese ha anche resto (restaurant, cioè ristorante), reco (recommendation, cioè consiglio, semanticamente corrisponde a raccomandazione), oppo (opposizione; Oppo è anche una marca di telefoni, ma non so se il nome venga da lì, potrebbe essere un'alterazione di Apple), preso (presentazione), condo (condominio), rhino (rinoceronte), typo (errore tipografico, oggi è un errore di battitura) e altri termini simili che potrebbero, prima o poi, arrivare anche in italiano.
Non mi sorprenderei se questo fenomeno si espandesse anche ad altre parole. Magari le nuove generazioni inizieranno la giornata facendo colo (colazione) la mattina, aspetteranno la ricro (ricreazione) a scuola e i bambini delle elementari studieranno le addo, le sottro, le molto e le divo (addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni e divisioni) all'ora di mate. Dopo aver eseguito l'insto (installazione) di Instagram (gioco di parole involontario
), gli adolescenti apriranno l'applo (applicazione; ah, no, c'è già app che è più corto) e si cimenteranno nella creo (creazione) e pubblo (pubblicazione) di post per Instagram, nella speranza di non ricevere commenti negativi che ne chiedono la cancio (cancellazione). Se dovesse succedere una cosa del genere, sarebbe colpa loro, dopotutto all'iscro (iscrizione) hanno accettato i Termini e condo (condizioni) d'uso, ma ciò non li fermerà dal lasciare una valo (valutazione) a una stella sullo store!
Il mio era un esempio molto esagerato e chiaramente inventato, si capisce dai troppi pochi anglicismi.
Però, sinceramente, non so che cosa pensare di questo fenomeno. Da un lato si perde la distinzione (la disto!) tra plurale e singolare (che non sembra essere molto importante, visto che parole di base come città riescono a farne a meno), ma dall'altro si formano neologismi che, seppur nati da menti che pensano in pseudoinglese quando scrivono in italiano, sono strutturalmente italiani e quindi perfetti per la nostra causa.
Qui nel foro non mi sembra che se ne fosse già parlato. Che ne pensate?
Da grande popolo anglofilo quale siamo, questa tendenza è arrivata anche da noi. Così un'informazione diventa un'info, una combinazione è una combo, una versione di dimostrazione di un videogioco è una demo (da demonstration; è meglio dimo?), le distribuzioni di Linux sono le distro e le conversazioni diventano convo.
Non è soltanto il suffisso -ione ad andarsene, visto che abbiamo anche i memo (da memorando o promemoria), i porno (da pornografico), la limo (limosina), le foto (fotografia). Nel lessico dei videogiochi ho sentito anche l'aggro (per aggressività) e l'ammo (nome collettivo maschile per le munizioni, abbreviato dall'inglese ammunition, dal francese amunition, o coll'articolo davanti l'amunition, a sua volta da la munition, per i più curiosi). Però, se non è raro vedere delle abbreviazioni (chimio, ciano e simili) per i nomi in cui l'origine non è chiara al parlante italiano non troppo istruito, per esempio quelli d'origine greca, in quelli d'origine latina mi sembra un fenomeno molto più raro e forse è per questo che mi fa più strano in un certo senso.
L'inglese ha anche resto (restaurant, cioè ristorante), reco (recommendation, cioè consiglio, semanticamente corrisponde a raccomandazione), oppo (opposizione; Oppo è anche una marca di telefoni, ma non so se il nome venga da lì, potrebbe essere un'alterazione di Apple), preso (presentazione), condo (condominio), rhino (rinoceronte), typo (errore tipografico, oggi è un errore di battitura) e altri termini simili che potrebbero, prima o poi, arrivare anche in italiano.
Non mi sorprenderei se questo fenomeno si espandesse anche ad altre parole. Magari le nuove generazioni inizieranno la giornata facendo colo (colazione) la mattina, aspetteranno la ricro (ricreazione) a scuola e i bambini delle elementari studieranno le addo, le sottro, le molto e le divo (addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni e divisioni) all'ora di mate. Dopo aver eseguito l'insto (installazione) di Instagram (gioco di parole involontario

Il mio era un esempio molto esagerato e chiaramente inventato, si capisce dai troppi pochi anglicismi.

Qui nel foro non mi sembra che se ne fosse già parlato. Che ne pensate?