Nomi delle lettere esotiche

Spazio di discussione dedicato alla storia della lingua italiana, alla sua evoluzione e a questioni etimologiche

Moderatore: Cruscanti

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Carnby
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Nomi delle lettere esotiche

Intervento di Carnby »

Tra i matematici e i fisici (e non solo tra loro, purtroppo) è invalso l’uso di chiamare géi la lettera J perché i lungo sarebbe «brutto e lungo». Ma analogo problema esiste anche per V (che ha tre nomi registrati dai dizionari vu, vi e ve, nonché l’ipotetico «evve») mentre W si pronuncia perlopiù vu doppio o vu (però alla televisione dicono viccì per WC). Almeno K, X e Y non creano problemi. Per J io propongo l’etimologico iod (sì, lo so, finisce in consonante, ma è corto ed è pur sempre meglio di géi), ma per la questione di V/W? quando fu sistemato il discorso di U/V al «nuovo» grafema fu messo il nome di vau, ma oggi vau per W, rischierebbe (forse) di confondere le acque più che mai, dato che in tedesco si usa per V.
brg
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Re: Nomi delle lettere esotiche

Intervento di brg »

Io le ho sempre chiamate "i lunga" e "doppia vu". Ricordo inoltre che in alcuni ambienti la ipsilon era chiamata "ié".
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Lorenzo Federici
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Re: Nomi delle lettere esotiche

Intervento di Lorenzo Federici »

Per la j, si potrebbe richiamare lo spagnolo e il greco e iniziare a dire iota, che tra l'altro assomiglia a iod. Da me, comunque, è gèi, che fa rima con bèi (belli), non con néi (nel al plurale).

La v è vu e la w è doppia vu o vu doppia, tranne negli acronimi dove torna vu, quindi vuvvuèffe può indicare tanto WWF quanto VVF. il WC è vuccì, almeno da me. Si potrebbe risolvere avendo vi per v e vu per w, non creerebbe confusione con l'inglese (bee-cee-dee e vee, bi-ci-di e vi) ma potrebbe essere difficile il periodo di transizione.

La k è cappa, la x sia iccase e per la y ci si può pensare. Eviterei ye e simili perché in contesti italiani, quindi in quelle parole che vengono dal latino o dal greco tramite il latino, ha solitamente suono vocalico. Se i greca non piace, c'è ipsìlo (o ipsilóne, -ònne, iss-).
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Millermann
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Re: Nomi delle lettere esotiche

Intervento di Millermann »

Concordo con la maggior parte delle sue osservazioni, in particolare riguardo a iota (che non vedo perché considerare «antica», visto che nelle lingue iberiche è la norma). Del resto, se approviamo íccase, a sua volta forma antica, dovremmo approvare anche iota. ;)

Aggiungo che di quese cose avevamo già parlato (in modo piú discorsivo che rigoroso) anche qui. :)
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Carnby
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Re: Nomi delle lettere esotiche

Intervento di Carnby »

Millermann ha scritto: dom, 22 ott 2023 8:11 Concordo con la maggior parte delle sue osservazioni, in particolare riguardo a iota (che non vedo perché considerare «antica», visto che nelle lingue iberiche è la norma).
Sì, però si pronuncia [ˈxota] o [ˈʒɔtɐ] e non alla greca; mutatis mutandis è come se noi la chiamassimo giota per differenziarla dalla lettera greca ι.
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Lorenzo Federici
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Re: Nomi delle lettere esotiche

Intervento di Lorenzo Federici »

Possiamo chiamarla tanto iota quanto giota, alla fine nei termini più moderni j rappresenta spesso /ʤ/ o /ʒ/ e in tante parole prese in passato è il suono /j/. Quello più tradizionale in italiano è /j/, quindi per coerenza direi /jɔ̍ta/. Alla fine non è estraneo alla nostra fonotassi e, d'altronde, diciamo già cappa sia per la lettera latina sia per quella greca.
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G. M.
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Re: Nomi delle lettere esotiche

Intervento di G. M. »

Per parte mia, forse vi sembrerà buffo, ma ho una certa reticenza all'uso di iota per j perché ricordo e mi piace l'uso figurato:
Vocabolario Treccani, s.v. «iota¹» ha scritto:Con uso fig. (già greco), in frasi negative o di senso negativo, un iota, una minima quantità, un nulla (in quanto il segno che lo rappresenta è il più semplice dell’alfabeto greco): Sta Rinaldo ostinato, che non vuole Che manchi un iota de le sue parole (Ariosto); si confronti l’uso analogo, e più com., di un’acca.
Che ricollego anche al passo biblico:
«Matteo» 5:18 ha scritto:In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto.
E si perderebbe un po' il senso se iota richiamasse alla mente più ⟨j⟩ che altro.
valerio_vanni
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Re: Nomi delle lettere esotiche

Intervento di valerio_vanni »

Allora anche l'acca...
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G. M.
Interventi: 2331
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Re: Nomi delle lettere esotiche

Intervento di G. M. »

«Anche» in che senso? Per l'acca si dice così perché in italiano non ha suono proprio.
valerio_vanni
Interventi: 1312
Iscritto in data: ven, 19 ott 2012 20:40
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Re: Nomi delle lettere esotiche

Intervento di valerio_vanni »

G. M. ha scritto: mer, 22 nov 2023 0:07 «Anche» in che senso? Per l'acca si dice così perché in italiano non ha suono proprio.
Anche l'acca è comunque una lettera, riescono a convivere i due significati.

Una prende quello figurato perché non ha suono, l'altra perché ha un segno semplice. A dire il vero, non ricordo di avere mai incontrato questo uso di jota, dev'essere molto più raro di quello dell'acca.
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G. M.
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Iscritto in data: mar, 22 nov 2016 15:54

Re: Nomi delle lettere esotiche

Intervento di G. M. »

Provo a spiegarmi meglio.
  • Il senso figurato di acca come 'nonnulla' è facilmente comprensibile al lettore italiano, dato che ⟨h⟩ non ha suono proprio in italiano.
  • Il senso figurato di iota come 'nonnulla' non è più facilmente comprensibile se la parola richiama alla mente ⟨j⟩, lettera "ingombrante" e forma "potenziata" di ⟨i⟩, anziché la piccina e semplicissima ⟨ι⟩. (Sì, in antico non c'erano le minuscole e il passo biblico faceva probabilmente riferimento allo ⟨י⟩ aramaico, ma non cambia il discorso a posteriori).
Comunque volevo solo condividere una sensazione personale.
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Millermann
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Re: Nomi delle lettere esotiche

Intervento di Millermann »

Il caso della lettera j ha delle caratteristiche particolari, direi uniche. Nata come variante della i semiconsonantica in italiano, sappiamo che, nei forestierismi, ha due, anzi addirittura tre e piú suoni diversi, a seconda della lingua di partenza: /d͡ʒ/ dall'inglese, /ʒ/ dal francese e occasionalmente /x/ (o talora /h/) dallo spagnolo, per non parlare del tedesco...

Non mi meraviglia, perciò, che possa essere indicata con nomi diversi a seconda delle situazioni. Se nei (rari) casi di parole italiane (e magari anche tedesche) va benissimo il nome tradizionale («Jesolo si scrive con la i lunga»), ciò mi sembra meno naturale nel caso dei forestierismi d'origine inglese o francese, e lo stesso nell'uso come «indice».

Proprio ieri pensavo, leggendo le classifiche dei gironi di qualificazione ai campionati europei, che «girone i lungo» suona piuttosto forzato. In questi casi, l'uso di iota sarebbe forse preferibile, ma si potrebbe anche, in fondo, accettare l'ormai diffusissima forma gei (purché scritta con grafia italiana ;)).

Perché rifiutarla? È fonotatticamente italiana (certo piú di jod, ad esempio) e non troppo diversa dalle altre lettere dell'alfabeto (giusto quel poco che serve a distinguerla dalla gi). Almeno nei forestierismi, secondo me, ci potrebbe stare. :)
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Lorenzo Federici
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Re: Nomi delle lettere esotiche

Intervento di Lorenzo Federici »

Sinceramente, il fatto che abbia già un significato non penso che possa influire. Oltre a essere raro, esistono comunque alfabeti con lettere che hanno lo stesso nome: la cappa latina e il cappa greco, il pi greco e la pi latina, la zeta italiana e lo zeta greco, perché non aggiungere alla lista anche l'iota greco e l'iota italiana?

Gei in relazione alla lingua inglese può anche andare bene, ma in italiano, dove rappresenta /j/, non ne vedo il senso, è comunque l'alfabeto, non un vocabolo d'origine inglese qualsiasi, per quanto sinceramente ormai è il nome che uso di più nel parlato.
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G. M.
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Re: Nomi delle lettere esotiche

Intervento di G. M. »

Millermann ha scritto: mer, 22 nov 2023 12:54 Non mi meraviglia, perciò, che possa essere indicata con nomi diversi a seconda delle situazioni.
Non sono molto d'accordo con questo. Mi sembra una complicazione inutile.
Millermann ha scritto: mer, 22 nov 2023 12:54 [...] In questi casi, l'uso di iota sarebbe forse preferibile, ma si potrebbe anche, in fondo, accettare l'ormai diffusissima forma gei (purché scritta con grafia italiana ;)). [...]
Oggi sarebbe probabilmente la soluzione più semplice e indolore, e potrebbe benissimo passare inosservata.

Con uno sguardo più lungo e ampio alla lingua, però, —più o meno come ha detto Lorenzo— mi scoccia un po' dover dare un nome inglese a una lettera anche italiana, anche se oggi non più (generalmente) usata (salvo eccezioni). :|

Quindi se si volesse valutare una possibilità oltre quella tradizionale, potrebbe forse piacermi di più il giota proposto da Carnby, in coerenza colle lingue iberiche (abbiamo gi- dove loro hanno j- nelle parole di tradizione ininterrotta), con cui mi sembra più sensato "affratellarsi".

Si trovano attestazioni di giota nei Libri di Google, anche se spesso proprio nel senso figurato visto sopra. Un esempio:

Vediamo ora di ſpiegare la lettera, e perche ſono le parole di Dio prouato, & eletto argento, & oro fino, biſognera nel peſarle far conto anco d'vn giota, come ſi fa d'vn granello nel peſare le coſe pretioſe. (G. Mazarini, Cento discorsi, 1600)
Lorenzo Federici ha scritto: mer, 22 nov 2023 14:33 Sinceramente, il fatto che abbia già un significato non penso che possa influire. [...]
Non intendevo che il significato figurato influirebbe su quello non figurato, ma solo che quello figurato perderebbe d'immediatezza.
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Millermann
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Re: Nomi delle lettere esotiche

Intervento di Millermann »

Il problema, secondo me, è che non è facile imporre un nome univoco a una lettera che, fino a oggi, ne ha avuti già almeno quattro (fra antichi e moderni). Se poi il nome deve «suonare bene» sia in una parola italiana in cui si pronuncia /j/, sia in un forestierismo in cui suona come /d͡ʒ/, la cosa mi sembra quasi impossibile.

La «proposta» giota –come idea– piace anche a me (anche se mi ricorda la parola dialettale ciota, che da me significa «sciocca» :lol:), ma occorre dire che frasi come «Jacopo si scrive con la giota» o «girone giota» non mi fanno propriamente impazzire... Inutile dire che userei piú volentieri i lunga o iota nel primo caso, iota o gei nel secondo.

E, a proposito dell'uso «ormai raro» della j: è curioso notare come questo si conservi nei posti piú inaspettati, come i nomi delle stazioni. A chi giunge in Calabria, ad esempio, dà il benvenuto la stazione di Praja-Ajeta-Tortora, che conserva quest'insolita grafia in cui compaiono ben due i lunghe, nonostante i nomi dei comuni interessati (Praia a Mare e Aieta) si scrivano ormai da tempo con la i. ;)
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...O direste che ci sono due giote? :?
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