«Amen»

Spazio di discussione su prestiti e forestierismi

Moderatore: Cruscanti

Intervieni
Difesa Italiano
Interventi: 400
Iscritto in data: gio, 03 nov 2022 13:28

«Amen»

Intervento di Difesa Italiano »

Dalla Treccani:
Parola ebraica (’āmēn), che significa «così sia» (I Re 1, 36; Ger. 11, 5), «in verità» (Ger. 28, 6). Nella liturgia della sinagoga è usata nei canti di lode a Dio (Neem. 8, 6) o alla fine di una dossologia o di una preghiera (I Cron. 16, 36). Nel Nuovo Testamento è un’acclamazione della liturgia cristiana (I Cor. 14, 16) e celeste (Apoc. 5, 14): di solito alla fine di preghiera o di dossologia (Rom. 1, 25; 9, 25; Ebr. 13, 21; I Pietro 4, 11) come supplica affinché le promesse fatte da Dio siano adempiute. Nella Messa, come anche negli altri riti liturgici, l’a. esprime l’assenso dell’assemblea alla preghiera del sacerdote, soprattutto alle dossologie.
Come miracolosamente segnato anche sulla Guichipedia, il termine può essere adattato in amme (fonte sulla guichi).

Il termine è però più spesso tradotto in così sia, termine presente in qualsiasi libro di preghiere del secolo scorso nonché ancora oggi adoperato dai sacerdoti più anziani o da quelli più all'antica.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
Moderatore
Interventi: 5085
Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
Località: Legnago (Verona)

Re: «Amen»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

A che serve, però, adattare questa parola, come qualsiasi altra parola della liturgia cristiana cattolica? Voglio dire: amme, chirieleisonne, ecc. hanno inevitabilmente una connotazione dialettale, popolare.

(È piú probabile che un prete anziano o all’antica usi amen cosí come si usa(va) nella messa tridentina, cioè nella messa in latino, precedente al Concilio Vaticano II :mrgreen: ).
Avatara utente
G. M.
Interventi: 2331
Iscritto in data: mar, 22 nov 2016 15:54

Re: «Amen»

Intervento di G. M. »

Ferdinand Bardamu ha scritto: lun, 27 nov 2023 15:49 A che serve, però, adattare questa parola, come qualsiasi altra parola della liturgia cristiana cattolica?
Per una rima! :D (Sì, sono di parte :mrgreen:).

Oltre ad amme il GDLI registra come antichi anche àmmenne e àmenne sdruccioli; notavo tempo fa, però, che l'accentazione è evidentemente piana in alcune delle citazioni riportate:

E non è tempo da dire al cul: «Vienne».
Ma la battaglia è già presso all'amenne.

Senza penne
fa mille miglia in meno d'un'Amenne.


Parlando in generale, anch'io sarei tollerante con questo termine (per il quale comunque userei il corsivo).
Avatara utente
Carnby
Interventi: 5293
Iscritto in data: ven, 25 nov 2005 18:53
Località: Empolese-Valdelsa

Re: «Amen»

Intervento di Carnby »

Strano questo àmenne; credevo che popolarmente si dicesse (solo) amme (citato anche da Dante).
Difesa Italiano
Interventi: 400
Iscritto in data: gio, 03 nov 2022 13:28

Re: «Amen»

Intervento di Difesa Italiano »

A che serve, però, adattare questa parola, come qualsiasi altra parola della liturgia cristiana cattolica?
Serve esattamente come tradurre tutti gli altri termini!
Voglio dire: amme, chirieleisonne, ecc. hanno inevitabilmente una connotazione dialettale, popolare.
E non è forse la lingua un qualcosa parlato anche dal vulgo (e specialmente per quanto concerne i termini della Messa)? Comunque, per evitare questo senso di "popolare" esistono le rispettive traduzioni così sia e Signore pietà (quest'ultimo costantemente adoperato, la forma latina prevale nella messa domenicale).
(È piú probabile che un prete anziano o all’antica usi amen cosí come si usa(va) nella messa tridentina, cioè nella messa in latino, precedente al Concilio Vaticano II).
Per esperienza potrei dire il contrario, ma la diversa esperienza è probabilmente frutto della diversa zona in cui viviamo.
domna charola
Interventi: 1633
Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Re: «Amen»

Intervento di domna charola »

Qui però entrano in gioco anche delle motivazioni psicologiche profonde, ben sviscerate dall'antropologia. Le cerimonie cristiane - così come quelle di tutte le altre religioni, ma anche delle sette etc. - sono "rito" e il rito richiede delle formule che non hanno significato se non per gli adepti, quindi oscure, enigmatiche, e perciò percepite come "efficaci". È un discorso molto vasto, che qui mi limito ad accennare, però nel momento in cui la formula del rito diviene un vocabolo noto e corrente, esce dalla dimensione rituale e diviene, appunto, quotidianità.
Non è un caso che anche nelle fiabe per bambini esistono le "parole magiche" e i maghi dicono "abracadabra" e non "si faccia ciò che chiedo" o cose del genere... lo so, è un esempio che in italiano comunque non ha problemi fonotattici, quindi sembra poco appropriato, però anche si trattasse di parola completamente "non italiana", manterrebbe la propria forza solo mantenendo la forma "aliena".
Questo perché il rito è innanzitutto ripetizione di gesti e parole codificati e condivisi dal gruppo, e privi in sé di un significato o utilità, per cui resta a loro tutto lo spazio per servire al solo scopo di caratterizzare il gruppo stesso e i legami esclusivi che lo tengono insieme.
Quindi, tradurre una formula di questo tipo può sì essere un bell'esercizio, ma alla fine, a livello profondo, non arriva allo scopo, perché si sta solo tentando di tradurre quello che nell'inconscio dell'adepto è percepito come "intraducibile".
Quando ero piccola, si diceva a messa "così sia", ma sul messale di mia nonna c'era "amen", e a me quella parola mi affascinava e mi creava un'atmosfera mistica solo per il fatto appunto di essere un "mistero" nel suo significato. Era una formula, una formula magica in un certo senso. Mentre "così sia" era una banale affermazione, che ricalcava il tono delle deprimenti canzonette da messa in voga allora, rispetto alla solennità carica di incenso del gregoriano...
brg
Interventi: 495
Iscritto in data: mer, 12 gen 2022 20:53

Re: «Amen»

Intervento di brg »

Non mi pare che "amen" sia in sé una parola più rituale o più oscura del "ciao" che si scambiano ogni giorno milioni di italiani. Sebbene l'uso di "amen" nella liturgia e nella professione di fede cristiana sia certamente formulare, mi pare che si possa definire tale uso più "tecnico" che meramente ritualistico. Questa distinzione deriva dalla consapevolezza e significatività dell'uso di "amen" nel contesto teologico cristiano. Ora è pur vero che il fedele disimpegnato probabilmente ignora le sfumature di significato della parola, il suo uso storico, il suo impiego particolare nei vangeli, ma ciò è altrettanto vero per molti altri termini specifici della teologia e filosofia cristiana. Non è che quelli, che ripetono "generato e non creato della stessa sostanza del Padre" tutte le domeniche, hanno un'idea più precisa di che cosa significhi in quel contesto "sostanza", della sua origine e del suo uso storico in filosofia e teologia, rispetto al significato di "amen". Anzi, mi aspetto l'esatto contrario.
Oltre al suo significato ed uso, è bene però considerare anche la sua trasmissione. Se è vero che "amen" è un termine usato nella recitazione delle preghiere, quindi in un contesto orale, è però altrettanto vero che compare così com'è nella Bibbia, ovvero può vantare una tradizione scritta ininterrotta dall'antichità ad oggi. Pertanto non può meravigliare la sua forma conservativa.
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 17 ospiti