«Ziqqurat», «ziggurat»

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G. M.
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«Ziqqurat», «ziggurat»

Intervento di G. M. »

Treccani:
ziqqurat 〈∫ìḳḳurat〉 (meno com. zigguràt) s. f. o m. [dall’assiro ziqquratu da una radice zqr «eleare, innalzare»]. – Nome delle torri templari mesopotamiche, di origine sumerica, formate da piani sovrapposti e decrescenti, varî di numero e di altezza, talora arricchite, si ritiene, da giardini pensili, con un sacello alla sommità raggiungibile da grandi scalinate esterne sorrette da bastioni e interrotte da elaborati portali: la più famosa è la E-temen-an-ki («Casa del fondamento del Cielo e della Terra») di Babilonia, alta quasi 100 m. Nella sua struttura è evidente la funzione sacra e simbolica (cui è collegata la tradizione biblica della Torre di Babele) di comunicazione tra terra e cielo, e di centro o «asse» del mondo.
Il DiPI ha, per entrambe le forme, esclusivamente pronunce italianizzate e sdrucciole, /*ʣi̍kkurat/ e /*ʣi̍ɡɡurat/.

Non ho trovato adattamenti italiani.

Nelle lingue sorelle: portoghese zigurate, spagnolo zigurat, catalano zigurat.
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Carnby
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Re: «Ziqqurat», «ziggurat»

Intervento di Carnby »

Direi ziggurate, sul modello del portoghese. L’adattamento «toscano» zigguratte temo che avrebbe ancora meno possibilità.
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