«Farne una pelle»

Spazio di discussione su questioni di dialettologia italiana e italoromanza

Moderatore: Dialettanti

Intervieni
edoram
Interventi: 123
Iscritto in data: lun, 27 mar 2006 11:37
Località: Biella
Info contatto:

«Farne una pelle»

Intervento di edoram »

Buongiorno a tutti,
Qualcuno sa dirmi l’origine e il significato di questo modo di dire? “Farne una pelle”. Ho fatto una ricerca in rete ma ho trovato pochi riferimenti e tutti discordanti.

Sembra che l’accezione più comune sia quella di “provare estrema soddisfazione fino a esaurimento nel fare qualcosa”, ma ci sono molte altre interpretazioni sia sul significato sia sulle origini… qualcuno sa aiutarmi?

Grazie mille
Non voglio essere capito, voglio essere; capito?
brg
Interventi: 494
Iscritto in data: mer, 12 gen 2022 20:53

Re: «Farne una pelle»

Intervento di brg »

Buongiorno, codesta è un'espressione che non avevo mai sentita e, se la mia rapida indagine telematica non mi ha ingannato, si tratta di un modo di dire settentrionale, lombardo o piemontese.

In "Lingua e letteratura italiana in Svizzera" di Antonio Stäuble e Angelo Stella si afferma che l'espressione "farne una pelle" significa "abbuffarsi" ed è attestata dal 1554. Nel "Vocabolario dei dialetti bergamaschi antichi e moderni" di Antonio Tiraboschi si riporta l'espressione "fa'n öna pèl", che significa "fare una scorpacciata di qualcosa", "togliersene la voglia".

Trovo plausibile che gli altri usi di cui si trovano tracce siano tutti derivati da questo. Quindi "da farne una pelle" avrebbe assunto il significato di "da abbuffarsi" o "da farne una scorpacciata", poi "da togliersene la voglia".
Ligure
Interventi: 403
Iscritto in data: lun, 31 ago 2015 13:18

Re: «Farne una pelle»

Intervento di Ligure »

Si tratta di traduzioni troppo letterali, evidentemente non più comprensibili nel contesto attuale.
Forse, nemmeno più comprese davvero da chi se ne avvale, ammesso che siano ancora in uso.
La "pelle" - voce locale - è banalmente l'otre, impiegato un tempo, prevalentemente,
nel trasporto di vino a dorso di mulo.

Gli otri erano riempiti alla massima capacità per poter giustificare e ammortizzare le spese del trasporto.
Il dato relativo alla pienezza degli otri compare anche nella fraseologia tradizionale in lingua.

Un trasporto ancora più antico e non ricordato direttamente da nessuno, almeno, nell'Italia settentrionale,
era quello dell'acqua, dal cui etimo indeuropeo - *wed - sembra derivi la voce "otre", giuntaci, per altro,
dal lat. ŭtre(m). Ad es., in inglese - a seconda del senso - "water/wine skin".
domna charola
Interventi: 1633
Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Re: «Farne una pelle»

Intervento di domna charola »

Espressione che ho sempre sentito in casa, la dice mia mamma, e gli dà il senso di "farne di ogni", riferito ad esempio a un bambino che si sfoga giocando e correndo e starnazzando in ogni modo... quindi sì, siamo dalle parti del "togliersi la voglia".
Da dove venga, nel suo uso, non lo so, devo chiederglielo. Sua mamma - mia nonna - era di Venezia centro, ma lei non mi pare che usasse questa espressione. Mio nonno era di Catania, e anche qui non mi sembra di ricordare, ma ci ha lasciato che avevo dieci anni quindi potrei confondermi... mia mamma è cresciuta a Sanremo e ha fatto l'università a Genova... c'entra forse con i dialetti liguri?
Ligure
Interventi: 403
Iscritto in data: lun, 31 ago 2015 13:18

Re: «Farne una pelle»

Intervento di Ligure »

Ero intervenuto soltanto in quanto erano state riferite citazioni, ma avevo l'impressione che il significato letterale della frase (da cui presero, successivamente, spunto le diverse interpretazioni metaforiche) non fosse stato compreso.

E rimango, per altro, convinto che non a tutti quelli che ancora usino l'espressione risulti davvero chiara la sua origine.

Certamente, se s'aggiungesse il riflessivo "se", l'espressione risulterebbe più chiara, ma devo ammettere che, normalmente, l'uso non lo prevede/ prevedeva. "Me ne sono fatto mezzo litro" - di vino, ad es. - corrisponde certamente a un modo d'esprimersi volgare, forse anche gergale, ma, indubbiamente, oggigiorno più comprensibile.

In questo caso l'aspetto metrico dipende dalla capacità dell'otre, che è stato scolato completamente. Non n'è stata lasciata una goccia!
Ma non credo, francamente, che chi pronuncia ancora l'enunciato in questione si renda davvero conto del significato d'iperbole (ormai, perduto), ma "implicito" - un tempo - nel riferimento all'otre, cioè a una quantità di vino impossibile da bersi nella realtà. Ben oltre il rischio di coma etilico!

Ma non c'è stata soltanto la soddisfazione (quantitativa) di aver bevuto fino in fondo. C'è stato anche il piacere della trasgressione. Le persone bevevano, normalmente, il vino nei bicchieri, nelle scodelle, dalle borracce, dalle "zucche". Non dagli otri. Che servivano solo per il trasporto.

Il mulattiere era già dotato di otre o borraccia personale. Poteva anche fermarsi a bere nelle osterie. Non avrebbe dovuto neppure intaccare il contenuto degli otri (purtroppo, non chiusi ermeticamente, dal momento che la tecnologia delle pelli di capra era quella che era . . .), ma "farsene" uno completamente . . . Il contenuto è stato assaporato completamente, non è stato tralasciato nulla! Il significato letterale è tutto qui, sorto in un piccolo mondo di significati banalissimi - attualmente incomprensibili solo in quanto totalmente estranei rispetto ai ricordi e all'immaginario delle persone, caratterizzati, ormai da tempo, da tutt'altri contenuti mentali -.

Il cervello ci funziona sempre, funziona benissimo, ma elabora contenuti diversi.

P.S.: l'espressione non appartiene alla fraseologia tradizionale dei dialetti di tipo genovese, nei quali l'equivalente letterale di "pelle" per "otre" è raro e tipico soltanto di varietà linguistiche arcaiche, mentre risultano (o, meglio, risultavano) più diffusi altri termini.
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 28 ospiti