[xLAZ] «Aosia» e «ausià»

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Lorenzo Federici
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[xLAZ] «Aosia» e «ausià»

Intervento di Lorenzo Federici »

Aósia è l'imperativo singolare di un verbo che significa ascoltare. L'infinito è ausià, mi sembra di averlo sentito con tre o addirittura quattro sillabe, /a(.)u.si.a̍/. Da dove potrebbe venire?

La radice dev'essere la stessa di ascoltare e orecchia, ma non riesco a immaginare un latino *ausiāre: innanzitutto dovrebbe essere *auriāre, ma non ha senso comunque lo sviluppo del dittongo che diventa prima iato e poi segue lo sviluppo regolare.

Ho pensato a qualcosa tipo *acūsticāre: sarebbe strano comunque derivare un termine comunque abbastanza basso dal greco, ma uno sviluppo del tipo /aku(ː)stika̍ːre/ > /aɣussiɣa̍ːre/ > /a.ussia̍/ > /ausia̍/ ha già più senso. Altre proposte? Termini simili nei vostri dialetti?
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Millermann
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Re: [xLAZ] «Aosia» e «ausià»

Intervento di Millermann »

Altroché! Nel mio dialetto esiste un verbo simile, che da piccolo ascoltavo incuriosito per il suo buffo suono: avuzulià (imperativo: avuzulía), pronunciato anche, a seconda del parlante e della velocità d'eloquio, auzulià:)

Significa, appunto, «ascoltare», soprattutto nel senso di cercare d'udire una voce o un suono debole o lontano, «origliare». Ho trovato perfino un articolo locale che s'è preso la briga di parlarne con toni piuttosto altisonanti! :lol:

Se dobbiamo dar credito all'autore dell'articolo, si potrebbe trattare di un diminutivo di alzare: come se fosse *alzicchiare, o qualcosa di analogo; alzare pare derivi da un (ricostruito) lat. *altiare, der. di altus «alto». Da questo si potrebbe ipotizzare, con un passo successivo di ricostruzione, l'aggiunta di un infisso diminutivo: *altiulare, che mi sembra perfettamente in grado d'aver dato origine a auzuliare:

*altiulare > *auziulare > auzuliare

L'ipotesi legata a alzare [le orecchie] mi sembra plausibile, ma forse un po' troppo fantasiosa. In ogni caso, questa parola è presente anche in napoletano (e nella pagina citata si parla di auscultare, come origine), per cui non dovrebbe essere difficile reperire informazioni piú precise su qualche dizionario specializzato. Ad esempio, sul dizionario di Francesco Marciano, a pag.13, ho trovato:
Ascoltare di nascosto i discorsi altrui; etim. da una forma osca, ausis, corrispondente al lat. auris (rotacismo lat.) equivalente ad "orecchia"; dal verbo auscultare, si pensa ad una forma adausuliare.
Quest'ipotesi, se non altro, giustificherebbe facilmente il suo *ausiāre;)
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
Avatara utente
Lorenzo Federici
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Re: [xLAZ] «Aosia» e «ausià»

Intervento di Lorenzo Federici »

Che storia! E chi ci avrebbe mai pensato che potesse essere di origine in parte osca? :o Grazie mille davvero.
Ligure
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Re: [xLAZ] «Aosia» e «ausià»

Intervento di Ligure »

Spero di non essere preso per polemico. Non è la mia intenzione. Ma la ricerca della verità linguistica fa spesso correre questo rischio. E me ne farei una ragione. Ho smesso di prestare fiducia alle etimologie (d'impronta ottocentesca) fondate sulla lingua osca relative ai dialetti di tipo napoletano quando ancora ero piccolo. Infatti, quando l'etimologista non sapeva più che pesci prendere, s'appigliava ai linguaggi degli Osci… Solitamente, senza fondamento…

I dialetti di tipo napoletano non hanno conservato l'antico dittongo "au" - latino o osco o… -.

Basta confrontare la pagina relativa a "oro" dell'AIS:

https://www3.pd.istc.cnr.it/navigais-web/

- occorre inserire "oro" -

Lo stesso verbo - nel significato di "ascoltare" - esiste in abruzzese e tra la vocale "a" e l'"u" c'è il fonema "d" - geminato -. Geminato o meno, sembra, quindi, logico che esso si sia ridotto - in posizione intervocalica - allo zero fonico e, solo a partire da allora, "a" e "u" - dittongati o no - si sarebbero trovati contigui in napoletano:

https://www3.pd.istc.cnr.it/navigais-web/

- occorre inserire "ascoltare" -

https://www.abruzzo.fm/archivio/treppecore/a.html

Le zone abruzzesi in cui sono state raccolte le forme riferite non hanno mai avuto alcun sostrato osco…

E risulta troppo evidente che si tratta della stessa forma del napoletano urbano, soltanto meno "usurata" dalle vicende evolutive diacroniche.

Per altro, tutte le forme per "orecchio", "orecchia" del Meridione italiano risultano caratterizzate dal fonema - d'evidente origine latina - "r" e non c'è traccia di alcuna differenza tra territori a sostrato osco o d'altra origine. Per altro, ritenere che anche una singola voce dei dialetti italiani possa mai essere derivata da uno stadio evolutivo del latino non ancora "intaccato" dalla rotacizzazione risulterebbe, in realtà, soltanto un pensiero blasfemo:

https://www3.pd.istc.cnr.it/navigais-web/

- occorre inserire "orecchia" -.

Come chiunque può comprendere, risulta "mooolto" improbabile che alcuni abruzzesi del passato abbiano accolto un verbo napoletano e vi abbiano inserito due [d]… E perché mai? Qualcuno se l'è mai domandato? L'ha capito? Dev'essere - con ben maggiore probabilità - successo il contrario… In merito a una seria indagine etimologica, occorrerebbe che qualcuno se ne occupasse - o se ne fosse occupato - in modalità ormai svincolata da certi assurdi pregiudizi ottocenteschi. Finché non si riesce a dimostrare che - in napoletano, ad es. - il fonema "-s-" si sia conservato nei termini corrispondenti a "orecchio" e che - sempre in napoletano - il dittongo etimologico "au" si sia conservato (caratteristiche, entrambe, indimostrabili), l'etimologia proposta non può - ragionevolmente - essere accolta in base a semplici riflessioni di buon senso.

Inoltre, una spiegazione minimamente credibile dell'etimo di codesto verbo dovrebbe poter valere anche per le sue numerosissime varianti riscontrabili nei dialetti meridionali:

http://www.cairanoproloco.it/cairano.ph ... sezione=62

del tipo di "annasulà" et c., del tutto prive di dittongazione o contiguità tra i fonemi vocalici "a" e "u". Ben diversamente da un latino ancora privo di rotacizzazione considerato quale eventuale reliquia osca…:

https://en.wiktionary.org/wiki/auris#Etymology_1

https://en.wiktionary.org/wiki/auricula#Latin
- viene riportato anche l'esito napoletano, caratterizzato da aferesi, che non deriva, ovviamente, da alcun linguaggio di origine osca -.

P.S.: certo, siamo nell'epoca della Rete, la quale ci mette a disposizione "un mare" d'informazioni - in genere, interessanti e utili -. Purtroppo, l'effetto è tale che, talora, su questo "mare" si trovano a "galleggiare" stupidaggini relative a modalità di indagini ormai rifiutate dalle attuali metodologie scientifiche, come pure da considerazioni oggettive e adeguatamente critiche.

P.P.S.: quand'ero giovane e studiavo, la valutazione delle mie capacità e competenze dipendeva esclusivamente dagli altri. Se avessi affrontato gli esercizi e i problemi che docenti e assistenti mi proponevano - sebbene non studiassi linguistica - con la stessa "logica" e la stessa capacità di "spirito critico" degli etimologisti "ottocenteschi" (sempre inclini a giustificare "l'ingiustificabile" mediante il "sostrato"), anche se a noi contemporanei, sarei tuttora nei "banchi" dell'università a "ripetere" esami su esami (scritti, orali, teoria, esercizi). Anche col più benevolo dei docenti…
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