In effetti "vergine marina" è una traduzione abbastanza letterale del termine inglese
mermaid. Per quanto suoni strano a noi, è l'equivalente delle prime indicazioni che troviamo in letteratura della sirena a coda di pesce: nel
Liber Monstrorum de diversis generibus - di area anglosassone o per alcuni del nord della Francia e autore ignoto, datato a fine VII o forse VIII secolo - le sirene sono descritte come "
marinae puellae", con busto e testa di vergine e coda di pesce con le scaglie.
Appaiono nelle immagini già in manoscritti successivi, mentre nella scultura si diffondono con l'arte romanica, forse a fine XI secolo. Nel XII secolo è un motivo frequente sui capitelli e nei fregi, interpretato nella versione bicaudata, anche se questa "nuova" sirena fatica inizialmente ad affermarsi: a fianco di essa continua ad apparire sino al XIII secolo la versione donna-uccello o quella donna-uccello-pesce, sia pure in misura sempre più minoritaria.
All'origine della confusione sembra esserci proprio questa descrizione del
Liber, che mette insieme - secondo un'interpretazione - il fatto che fossero creature legate al mare e all'acqua (Odisseo le incontra durante la navigazione, ad esempio), con la descrizione di Scilla, a coda di delfino e che incanta i naviganti. In pratica, l'autore del
Liber Monstrorum immaginava le "sirene" classiche rifacendosi a creature pisciformi esistenti nella mitologia nordica.
Successivamente, pare che sia stata questa la forma vincente, accentuando quindi il carattere di "fanciulla marina", anziché quello ci creatura alata.
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