G.B. ha scritto: lun, 04 mar 2024 18:52
Ligure ha scritto: lun, 04 mar 2024 18:09
P.S.: gli aspetti di comunicazione non consacrati dall'uso letterario (o neutro) e dagli studi normalmente disponibili richiedono di essere affrontati con un sistema di "coordinate" adeguate, altrimenti - se interessa - risulta arduo ottenerne un'effettiva padronanza (livello ben più elevato della semplice comprensione, normalmente consentita dall'uso).
Cosí mi prende per la gola! Ho il desiderio di apprendere.
Ho apprezzato l'espressione simpatica relativa alla "golosità", ma - la prego di credermi -, sebbene anch'io mi sia permesso di fare uso scherzoso della "sacra" parola "coordinate", non intendevo lasciare nulla di significativo a livello implicito nella mia "interpretazione" (nessuno, per altro, ha la verità in tasca). Né lei ha alcun bisogno d'apprendere.
Volevo semplicemente ribadire che, se ci si allontana rispetto alla trattazione degli usi comunicativi neutri, consolidati in letteratura e studiati da più autori, risulta indispensabile adottare differenti "coordinate", cioè, detto in altro modo, non ci si può aspettare la stessa modalità e la stessa facilità (principalmente mediante testi) di ottenere informazioni. Infatti, occorre rivolgersi (anzi, "essersi già direttamente rivolti" in quanto oggigiorno è, ormai, tardi) agli informatori.
Credo di aver impiegato espressioni analoghe anche quando si trattava di attribuire un significato a "farne un pelle". In codesto caso tutto risultava più immediato in quanto ci si riferiva a una pratica oggettiva di trasporto e a un oggetto materiale ben identificabile.
Nel caso attuale, purtroppo, mancano riscontri materiali oggettivamente identificabili come riferimenti certi. Né risulta affatto certo che l'espressione provenga direttamente da un ambito dialettale
Ad es., in alcuni lessici e in alcune regioni (ad es., in Liguria), si ammette che "strano" sia, in effetti, un italianismo e risulta dimostrabile - in base a evidenze su cui evito di soffermarmi - che non possa trattarsi di voce di derivazione diretta. L'impiego di "coordinate" adeguate induce a ritenere "ragionevole" (la Verità è ben altra cosa) quanto sostenuto unanimemente dagli informatori. L'italiano locale di chi ancora risultava non solo "fruitore", ma anche "prigioniero del dialetto" era, almeno inizialmente, un italiano "legnoso", "scheletrico". Non possedeva alcun traducente per "perplesso", "attonito" ecc., termini ancora esclusivi di un discorso in lingua. Nessuna di queste persone diceva né disse mai "mi rende . . .". Arrivava soltanto a pronunciare "mi fa . . .". Ho fatto ricorso alla "metafora" rappresentata dalle "coordinate" quando avrei potuto semplicemente riferire la consultazione degli informatori ed esprimere Il ricordo netto e la consapevolezza precisa di quanto sto scrivendo.
L'espressione "mi fa strano" e l'interpretazione "autentica" (cioè di coloro che se ne servivano, non mia, come non fu mia quella relativa all'otre trasportato dal mulattiere) nascono nel contesto descritto, analizzato mediante le "coordinate" (almeno apparentemente) più adeguate, come si fa in qualsiasi approccio scientifico in cui la scelta di un sistema di coordinate inadeguate può pregiudicare non solo la descrizione di un sistema, ma, addirittura, la possibile soluzione di un problema. Qui la scelta fu, dato che non mi risulta che gli studiosi se ne siano mai effettivamente occupati, di domandare - a chi s'avvaleva dell'espressione - come l'avesse sempre impiegata e intesa. Ciò che "non mi fece strano" . . . .

L'alternativa possibile sarebbe stata soltanto quella di formulare mere congetture.