«Cuocere al vapore»
Inviato: lun, 03 giu 2024 0:25
Quando ero piccolo mia sorella maggiore, appassionata di cucina cinese, si cimentò nella preparazione dei ravioli al vapore attraverso dei curiosi cestelli di bambù, io osservavo attento la cottura e le chiesi se servissero per lessare ed ella mi accontentò chiarendo fossero cotti al vapore.
In verità con la lessatura io intendevo proprio la cottura al vapore, perché mia madre chiamava i broccoli al vapore broccoli lessi e da piccolo non percepivo il bisogno di dover distinguere due maniere di bollire (e ancora oggi fatico a capire quale delle due usare
).
Imparare che il verbo corretto fosse cuocere al vapore mi colse di sprovvista, ancora oggi mi turba alquanto il fatto che non esista un verbo culinario.
Storicamente la cucina italiana si è sviluppata sotto una cultura di padelle e pentoloni, perciò non ha sviluppato un verbo a sé stante, proprio perché, data la marginalità, non ne ha avuto il bisogno. (Curiosamente, nell'Occidente la popolarità della cottura a vapore ha una genesi assai moderna, questa in virtù delle raccomandazioni dei dietologi e l'appoggio da parte della nouvelle cuisine)
Per colmare la mancanza del verbo propongo: vaporigare, composto dall'ipotetico verbo latino vaporigo (formazione verbale di vapor + igo).
Espongo anche le mie valutazioni personali verso le possibili alternative:
vaporare, citato in un articolo della Crusca, ma asettico per le sue accezioni preesistenti;
svaporare, l'accezione che ha è troppo peculiare per permetterci di perderla;
invaporare, sembra più una trasmutazione che una cottura;
provaporare, strutturalmente e semanticamente corretta, tra le alternative è quasi la migliore;
avvaporare, dulcis in fundo, non penso si possa far meglio del «vaporare qualcosa».
In verità con la lessatura io intendevo proprio la cottura al vapore, perché mia madre chiamava i broccoli al vapore broccoli lessi e da piccolo non percepivo il bisogno di dover distinguere due maniere di bollire (e ancora oggi fatico a capire quale delle due usare

Imparare che il verbo corretto fosse cuocere al vapore mi colse di sprovvista, ancora oggi mi turba alquanto il fatto che non esista un verbo culinario.
Storicamente la cucina italiana si è sviluppata sotto una cultura di padelle e pentoloni, perciò non ha sviluppato un verbo a sé stante, proprio perché, data la marginalità, non ne ha avuto il bisogno. (Curiosamente, nell'Occidente la popolarità della cottura a vapore ha una genesi assai moderna, questa in virtù delle raccomandazioni dei dietologi e l'appoggio da parte della nouvelle cuisine)
Per colmare la mancanza del verbo propongo: vaporigare, composto dall'ipotetico verbo latino vaporigo (formazione verbale di vapor + igo).
Espongo anche le mie valutazioni personali verso le possibili alternative:
vaporare, citato in un articolo della Crusca, ma asettico per le sue accezioni preesistenti;
svaporare, l'accezione che ha è troppo peculiare per permetterci di perderla;
invaporare, sembra più una trasmutazione che una cottura;
provaporare, strutturalmente e semanticamente corretta, tra le alternative è quasi la migliore;
avvaporare, dulcis in fundo, non penso si possa far meglio del «vaporare qualcosa».