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«Kasher», «kosher»

Inviato: gio, 04 lug 2024 17:25
di G. M.
Treccani:
kāshērkaašèer〉 (anche kašerkašèr〉 e, nella pron. degli ebrei ashkenaziti, košer o kōshērkòšer〉) agg., ebr. – Propriam., idoneo, giusto, puro, termine con cui sono qualificati i cibi permessi agli Ebrei perché conformi alle prescrizioni rabbiniche, in contrapp. ai cibi ṭaref (v.), che sono quelli non consentiti: carne, vino k., ecc.; sono considerati kāshēr, per es., i ruminanti a unghia flessa e piede biforcuto, i pesci con pinne e squame (e, all’opposto, ṭaref i molluschi, i crostacei, i piccoli volatili). Il termine è spesso adattato in ital in kashèr; per estens., si parla anche di ristoranti kasher, di macellerie k., e con ulteriore estens. di persona k., osservante delle prescrizioni ebraiche (o, metaforicamente, persona buona).
Il GDLI ha anche i semiadattamenti kascèr e koscèr, con -sc- per -sh-.

Il De Mauro fa un passo ulteriore con cascèr.

Tempo fa avevo pensato di adattarlo in cascèro. Che piacere quando ieri, per caso, ho trovato proprio questa forma messa a lemma nel TLIO! :D