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«La caduta di un ragno»

Inviato: lun, 27 ago 2007 20:47
di Marco1971
Le riserve della lingua sono inesauribili... ci dice Maria Luisa Altieri Biagi. Peccato che non si sfruttino (quasi) piú.

Re: «La caduta di un ragno»

Inviato: lun, 27 ago 2007 22:58
di Freelancer
Marco1971 ha scritto:Le riserve della lingua sono inesauribili... ci dice Maria Luisa Altieri Biagi. Peccato che non si sfruttino (quasi) piú.
Questo articolo su Campanile mi ha fatto venire in mente Felix Krull nel famoso romanzo di Thomas Mann, in cui il protagonista fa una partita di tennis senza avere mai giocato prima, mescolando a errori marchiani (come mancare la palla alla battuta) colpi da manuale. Poi, a mano a mano che gioca e impara i rudimenti, spariscono sia gli errori sia i colpi straordinari e il suo gioco diventa mediocre e migliorerà a poco a poco.

È possibile che in tanti casi l'inventiva abbia bisogno di unirsi all'ignoranza? Forse in fatti di lingua, via via che si sistematizzano e ampliano le proprie nozioni, si finisce per scrivere in modo notarile e non si sa cosa fare coi forestierismi e solo raggiungendo ben altri livelli di sensibilità linguistica si possono avere colpi d'ala?

Re: «La caduta di un ragno»

Inviato: mar, 28 ago 2007 9:34
di bubu7
Freelancer ha scritto: È possibile che in tanti casi l'inventiva abbia bisogno di unirsi all'ignoranza? Forse in fatti di lingua, via via che si sistematizzano e ampliano le proprie nozioni, si finisce per scrivere in modo notarile e non si sa cosa fare coi forestierismi e solo raggiungendo ben altri livelli di sensibilità linguistica si possono avere colpi d'ala?
Grazie, caro Roberto, per queste domande. A mio parere superano per profondità perfino il bell'articolo propostoci da Marco. :)

Re: «La caduta di un ragno»

Inviato: mar, 28 ago 2007 10:27
di Bue
Marco1971 ha scritto:Peccato che non si sfruttino (quasi) piú.
Ma non è vero... io non sarei così pessimista. Marco ha in mente il suo chiodino fissino, i forestierismi da adattare. Ma ci sono molti altri ambiti in cui la creatività linguistica secondo me è vivissima - ad esempio il gergo giovanile, di ogni generazione.

Ma ci sono anche altri àmbiti. Io li ho letti in inglese, ma credo che nelle traduzioni italiane dei libri della saga di Arrigo Vasari (Harry Potter) ci siano moltissime parole inventate. Una per tutte gli schiantesimi (Stunning Spells), parola che trovo geniale.

Inviato: mar, 28 ago 2007 12:09
di Marco1971
Sí, ma mi sembra che queste creazioni siano limitate all’effimero, all’aneddotico e allo scherzoso, piú che altro...

Re: «La caduta di un ragno»

Inviato: lun, 03 set 2007 15:04
di umanista89
Bue ha scritto:
Marco1971 ha scritto:Peccato che non si sfruttino (quasi) piú.
Ma non è vero... io non sarei così pessimista. Marco ha in mente il suo chiodino fissino, i forestierismi da adattare. Ma ci sono molti altri ambiti in cui la creatività linguistica secondo me è vivissima - ad esempio il gergo giovanile, di ogni generazione.
Al contrario, l'àmbito giovanile rappresenta la non-creatività per eccellenza. A quei neologismi il giovine d'oggi s'uniforma per puro spirito modaiolo e conformismo, senza verun discernimento personale. Nell'odierna gioventú il vero creativo sono io, che parlo come uno di cent'anni fa, cosicché posso insultare le loro madri (cosa oggi molto in voga) con un linguaggio tale che essi neppure se ne avvedano.

Re: «La caduta di un ragno»

Inviato: lun, 03 set 2007 16:12
di bubu7
umanista89 ha scritto: A quei neologismi il giovine d'oggi s'uniforma per puro spirito modaiolo e conformismo, senza verun discernimento personale.
Sì, probabilmente per il singolo giovane è così.
Ma il linguaggio giovanile, nel suo complesso, è sicuramente creativo anche se più nelle forme che nei moduli.
Ogni generazione ha il suo linguaggio giovanile, diverso da quello delle generazioni precedenti, ma simile nelle modalità di comunicazione (gergalità, cripticità...).

Re: «La caduta di un ragno»

Inviato: lun, 03 set 2007 18:03
di Bue
umanista89 ha scritto:Al contrario, l'àmbito giovanile rappresenta la non-creatività per eccellenza.
A quei neologismi il giovine d'oggi s'uniforma per puro spirito modaiolo e conformismo, senza verun discernimento personale.
Io mi riferivo - come ha afferrato bubu - alla creazione di neologismi gergali come negli anni 60 matusa, negli anni 80 squinzia e sfitinzia, ecc., un processo che oggettivamente non mi sembra non si possa riconoscere come linguisticamente creativo.
Nell'odierna gioventú il vero creativo sono io, che parlo come uno di cent'anni fa, cosicché posso insultare le loro madri (cosa oggi molto in voga) con un linguaggio tale che essi neppure se ne avvedano.
Mi spiace deluderla ma, probabilmente sempre a causa della sua giovane eta`, forse non si e` reso conto che:
1) Insultare le madri e` un'abitudine in voga dall'inizio del mondo, sicuramente non piu` in voga ora di quanto non fosse quando lei era ancora nella mente di Dio. Anzi, come sicuramente ben sa, una delle piu` antiche attestazioni scritte del volgare italiano si trova in S.Clemente a Roma ed e` per l'appunto un insulto alle madri.
2) Parlare come uno di cent'anni fa non e` poi una trovata cosi` originale.

Che dire, spero che per coerenza lei vada in giro anche abbigliato come uno di cent'anni fa. E che i suoi professori, coerentemente, abbiano usato e continuino a usare con lei i metodi di cent'anni fa, soprattutto riguardo alle punizioni corporali (tenendo anche presente che cent'anni fa la maggiore eta` si raggiungeva a 21 anni)...

Re: «La caduta di un ragno»

Inviato: lun, 03 set 2007 20:55
di umanista89
Bue ha scritto:Mi spiace deluderla ma, probabilmente sempre a causa della sua giovane eta`, forse non si e` reso conto che:
1) Insultare le madri e` un'abitudine in voga dall'inizio del mondo, sicuramente non piu` in voga ora di quanto non fosse quando lei era ancora nella mente di Dio. Anzi, come sicuramente ben sa, una delle piu` antiche attestazioni scritte del volgare italiano si trova in S.Clemente a Roma ed e` per l'appunto un insulto alle madri.
2) Parlare come uno di cent'anni fa non e` poi una trovata cosi` originale.
Eppure io mi esprimo in italiano. Piú su ho scritto che oggi è molto in voga quell'usanza (peraltro mi pareva evidente il carattere ironico delle mie parole), non che non lo era in passato (la differenza mi sembra evidente). Perciò la prima obiezione è pressoché inconsistente.

Quanto alla seconda, anche qui ha frainteso le mie parole. Io ho semplicemente osservato che la creatività e l'originalità possono definirsi tali solo se c'è da parte del singolo una scelta: vale a dire che io non sono creativo se seguo l'ultima moda (per quanto in sé stessa creativissima e originalissima), ma se ciò che faccio è dettato da personale discernimento e non da pedissequa emulazione di altri. Tutto il resto,
Bue ha scritto:[...] spero che per coerenza lei vada in giro anche abbigliato come uno di cent'anni fa. E che i suoi professori, coerentemente, abbiano usato e continuino a usare con lei i metodi di cent'anni fa, soprattutto riguardo alle punizioni corporali (tenendo anche presente che cent'anni fa la maggiore eta` si raggiungeva a 21 anni)...
è grasso che cola.

Re: «La caduta di un ragno»

Inviato: gio, 15 mag 2008 17:41
di miku
Bue ha scritto: Una per tutte gli schiantesimi (Stunning Spells), parola che trovo geniale.
Dài, Marco: schiantesimi è molto efficace :-)

Un caro saluto ai cruscanti, non passavo da un po'.